Attualità Gestione dei rifiuti
Kissamos (Creta), 2009.

Vacanze a basso smaltimento

Nelle zone turistiche il peso dei rifiuti generati dai vacanzieri si riversa su sistemi di smaltimento e riciclaggio spesso inefficienti, come rivelano i dati raccolti in diversi paesi europei.

Pubblicato il 11 Settembre 2017 alle 08:12
Marc Ryckaert  | Kissamos (Creta), 2009.

Finite le vacanze, dietro ai turisti che rientrano verso casa rimane una grossa scia di rifiuti. Secondo l’Istituto maltese di statistica, la quantità di spazzatura generata da un turista è circa il doppio rispetto a quella imputabile ad un residente. Per molte mete turistiche l’impatto è acuito da sistemi di smaltimento obsoleti — soprattutto nel Sud Europa.

Stando agli obiettivi dell’Unione europea ribaditi anche nella nuova direttiva sui rifiuti in corso di discussione, la quantità di rifiuti domestici riciclati dovrebbe superare il 50 per cento del totale entro il 2020, mentre quelli conferiti in discarica dovrebbero scendere al di sotto del 10 per cento entro il 2030. Ciò nonostante, i dati Eurostat indicano che destinazioni estive popolari come la Grecia, la Croazia, Cipro e Malta continuano ad affidarsi quasi esclusivamente alle discariche, come mostra il grafico di seguito:

Creare una rete efficiente e capillare di raccolta e smaltimento è un processo lungo e complicato: i tassi di riciclaggio piuttosto bassi che si registrano nei nuovi stati membri dipendono in parte dal fatto che questi hanno iniziato con ritardo ad allinearsi agli obiettivi europei. Molti di loro stanno infatti in realtà seguendo la tendenza generale dell'Unione europea, che vede una riduzione costante del conferimento in discarica e un aumento continuo del riciclaggio, come indicato dal grafico di seguito:

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In alcuni casi la performance degli stati dell'Europa centro-orientale è anzi stata particolarmente brillante: la Slovenia ad esempio è riuscita a ridurre i conferimenti in discarica dall'83 per cento al 26 per cento nel giro di appena dieci anni. Per raggiungere lo stesso risultato, l’Italia ha impiegato oltre 15 anni, come evidenziato dal grafico di seguito:

Anche gli altri paesi dell’Europa meridionale hanno intrapreso un percorso virtuoso, con alcune eccezioni. In Croazia il problema riguarda in particolar modo le isole, come denunciato di recente da Pokret Otoka, movimento politico nato sulle isole della Croazia che invoca un approccio sostenibile al turismo. In Grecia i progressi del riciclaggio si sono interrotti nel 2010 in concomitanza con la crisi e non sono ancora ripartiti, e il paese è stato ripetutamente condannato per questo dalla Corte europea di giustizia. Malta continua a scontrarsi con le sue piccole dimensioni, che rendono le attività di riciclaggio poco appetibili dal punto di vista economico.

La riforma della direttiva quadro sui rifiuti attualmente all’esame di Parlamento europeo e Consiglio (che dovrebbe essere approvata entro la fine dell’anno prevede che Croazia, Grecia e Malta assieme ad Estonia, Lettonia, Romania e Slovacchia ottengano una proroga di 5 anni per raggiungere gli obiettivi di riciclo. La normativa in discussione prevede uno slittamento dei traguardi per questi paesi, che dovrebbero così raggiungere il 50 per cento dei rifiuti urbani riciclati entro il 2025 e il 60 per cento entro il 2030 (per gli altri paesi le scadenze sono rispettivamente nel 2020 e nel 2025). Una finestra di tempo da utilizzarsi per aumentare la capacità di riciclaggio, fissare obiettivi intermedi e approntare piani d'attuazione.

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