Idee Giornalista uccisa a Malta

Qualcosa di marcio nel cuore dello Stato

L’omicidio della reporter Daphne Caruana Galizia, uccisa nell’esplosione in stile mafioso della sua auto il 16 ottobre, mostra il livello della corruzione e dell’impunità della politica maltese, così come le aveva rivelate nelle sue inchieste, come da ultimo quelle sui Panama Papers.

Pubblicato il 19 Ottobre 2017 alle 15:09

L’omicidio di Daphne Caruana Galizia non è stato il primo del genere. Prima c’è stato l’omicidio della quindicenne Karin Grech, uccisa da una lettera bomba nel 1977. E poi quello di Raymond Caruana , all’interno di un circolo del Partito nazionalista (Pn), nel 1986. Ma le similitudini finiscono qui.

La morte di Caruana Galizia è stata premeditata. È stata assassinata. Era lei l’obiettivo.

L’obiettivo della lettera bomba del 1977 era Edwin Grech, un medico che lavorava in un ospedale durante uno sciopero dell’Associazione medici di Malta. Nessuno è mai stato citato in giudizio per l’omicidio.

Raymond Caruana aveva 26 anni quando è stato ucciso. Qualcuno si è fermato di fronte all’ingresso della sede del Pn a Gudja, aprendo il fuoco con un fucile mitragliatore. È morto sul colpo ed era un bersaglio molto improbabile. Nel 1990 Nicholas Ellul, noto come Iċ-Ċaqwes, è stato incriminato per l’omicidio ma nessuno ha mai ascoltato la sua deposizione, perché è morto di overdose.

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L’orribile omicidio di Daphne Caruana Galizia è diverso e, qualunque sarà l’esito delle indagini, quel di cui questo paese non ha bisogno è un ritorno agli anni ottanta.
Le istituzioni statali hanno tradito il paese e la popolazione. Sarebbe difficile ricreare la fiducia nei loro confronti nel momento in cui questa fosse totalmente perduta. Il governo sembra preoccupato di giocare a carte scoperte ma non mancheranno le tentazioni, poiché si tratta di una questione profondamente politica.

Quando il Partito laburista si è reso conto di essere responsabile della morte di Raymond Caruana, le sue forze di polizia corrotte hanno fatto l’impensabile. Hanno subito designato un tale Peter Paul Busuttil come responsabile dell’omicidio, mettendo in piedi una macchinazione incredibilmente raffazzonata. Questa ha trasformato Busuttil, morto alcuni mesi fa, in un eroe nazionale.

È stato un tentativo disperato di distogliere l’attenzione da un governo impantanato nella violenza politica. I laburisti avrebbero in seguito conosciuto una sconfitta elettorale. L’ultima cosa di cui ha bisogno il paese oggi è di rivivere tutto questo. Il governo è all’inizio della sua legislatura, la popolarità del primo ministro è ai massimi, l’economia prospera ma c’è qualcosa di marcio in profondità, così marcio da minacciare di mandare tutto quanto a rotoli.

Le implicazioni di questo crimine sono gigantesche. Non siamo di fronte ai teppisti socialisti che hanno terrorizzato l’isola a inizio anni ottanta. Questo è stato un omicidio che ricorda quelli mafiosi. La posta in gioco è altissima per chiunque abbia dato l’ordine.

La domanda è: i politici sono coinvolti? Il crimine e la politica si sono dati appuntamento nell’omicidio di Bidnija, in un modo mai visto prima nel paese. A peggiorare il problema c’è il caotico stato delle forze di polizia, il cui capo aveva ricevuto l’avvertimento di non recarsi al lavoro se i nazionalisti avessero vinto le ultime elezioni. Adesso il Pn, all’opposizione, deve fidarsi di lui.

Il primo ministro, responsabile del graduale crollo delle istituzioni nel paese, ha cercato di spostare l’attenzione facendo appello all’aiuto dell’Fbi. È una buona notizia, che porterebbe credibilità e competenze alle indagine. Possiamo solo sperare che il colpevole venga individuato e che la polizia faccia meglio di quanto accaduto mentre cercava di risolvere il caso dei vari attentati con autobomba.

La posta in gioco in tutta questa questione è enorme. Alle istituzioni di questo paese è richiesto un risultato concreto, e di difendere i cittadini come invece, in passato, non sono riuscite a fare. Malta comincia a sembrare uno stato fallito.

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