Attualità Piano Juncker

Investimenti per l’Europa, a che punto siamo?

Nel dicembre 2018, la Commissione europea ha pubblicato il suo ultimo aggiornamento sui risultati ottenuti dal Piano di investimenti per l’Europa, il cosiddetto “Piano Juncker”. Oltre ai volumi dei finanziamenti, abbiamo analizzato i dati per offrire una panoramica il più possibile precisa di come siano state allocate le risorse e di quante piccole e medie imprese abbiano tratto beneficio dal piano in ogni paese europeo.

Pubblicato il 4 Febbraio 2019 alle 22:25

Alla luce della crisi finanziaria ed economica che ha colpito l’Europa nell’ultimo decennio, la Commissione europea ha deciso di fare della ripresa degl investimenti nel Vecchio Continente uno dei suoi obiettivi strategici.

In quest’ottica quest’ottica, una delle iniziative politiche che hanno caratterizzato la presidenza di Jean-Claude Juncker alla Commissione è senza dubbio il cosiddetto “Piano Juncker”, tecnicamente conosciuto come “Piano di investimenti per l’Europa”.

Secondo la Commissione, il Piano Juncker persegue tre obiettivi generali: “eliminare gli ostacoli” che si frappongono agli investimenti, “offrire visibilità e assistenza tecnica” a progetti di investimento, nonché “fare un uso più intelligente delle risorse finanziarie”.

Concentrandosi sul primo obiettivo, l’Ue ha istituito il Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI, European Fund for Strategic Investments), che costituisce una garanzia per mobilitare investimenti privati negli stati membri dell’Ue. Per questo aspetto è fondamentale che la Commissione lavori in stretto contatto con l’European Investment (EIB) Group.

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Nel dicembre 2018, la Commissione ha pubblicato un aggiornamento relativo allo stato dell’arte dei successi del Piano Juncker e, in particolare, ai risultati ottenuti dall’EFSI. Secondo questi dati, gli investimenti sono stati rivolti, in ordine decrescente, ai seguenti settori: le piccole aziende (33 per cento), l’innovazione nella ricerca e lo sviluppo (22 per cento), l’energia (19 per cento), l’economia digitale (11 per cento), i trasporti (7 per cento), le infrastrutture sociali (4 per cento) e l’efficienza e le risorse ambientali (4 per cento).

Per offrire un resoconto generale più dettagliato possibile dei risultati ottenuti fino a questo momento dal Piano Juncker, abbiamo passato al vaglio tutti i dati forniti dalla Commissione.

Effetti moltiplicatori e allocazione delle risorse

La Figura numero 1 offre una panoramica delle risorse finanziarie offerte a progetti specifici in ogni stato membro e, ancor più importante, l’entità degli investimenti che la Commissione europea si aspetta che ne siano attivati. Se si osservano questi dati numerici, Francia, Italia e Spagna sembrano essere i paesi che hanno raccolto la quantità maggiore di risorse finanziarie.

Vale la pena notare, tuttavia, che nel suo aggiornamento la Commissione fornisce anche una classifica che illustra le risorse allocate in relazione alle dimensioni di ogni economia. Di conseguenza, la Grecia appare essere il paese che ha tratto maggior beneficio in assoluto dall’EFSI.

Sulla base delle cifre riportate nella figura 1, abbiamo calcolato il rapporto di investimenti previsti rispetto ai finanziamenti effettivi, cifra che si descrive a grandi linee come “moltiplicatore”.

La Figura 2 di conseguenza raffigura la posizione di ogni stato membro dell’Ue in ordine decrescente in rapporto alla capacità delle rispettive economie di far uso delle risorse messe a disposizione dall’EFSI.

È interessante notare che l’Estonia – paese che è stato elogiato molte volte per gli alti livelli del suo processo di digitalizzazione – compare al primo posto, seguita da Regno Unito, Danimarca e Slovenia.

Esaminando a fondo i dati resi noti dalla Commissione, è possibile farsi un’idea di come le risorse del piano siano state allocate tra progetti infrastrutturali e piccole e medie imprese (PMI).
La Figura 3 illustra la suddivisione.

In media, in paesi come Repubblica Ceca, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania, Croazia, Regno Unito e Bulgaria le risorse EFSI si stanno indirizzando alle PMI relativamente più che nel resto dell’Ue. Al contrario, i Paesi Bassi e la Polonia presentano la quota maggiore di finanziamenti dedicati a progetti infrastrutturali. Portogallo, Malta, Lituania e Croazia riportano una distribuzione più bilanciata.

In definitiva, la Commissione fornisce i dati relativi al numero previsto di PMI che trarranno beneficio da EFSI. Considerato che il numero delle PMI è collegato alle dimensioni di ogni paese e alla sua economia, abbiamo calcolato il rapporto delle risorse allocate in rapporto a ogni PMI nell’ambito dell’EFSI. I risultati sono evidenziati nella figura 4.

Metodologia

Nell’aggiornamento della Commissione, i tabulati relativi a Ungheria e Spagna sono privi di alcuni dati relativi alla suddivisione delle risorse EFSI nei progetti infrastrutturali e per le PMI. Di conseguenza, i due paesi non sono stati inclusi nella figura 3.

Cet article est publié en partenariat avec the European Data Journalism Network

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