Attualità Covid-19 e mobilità

Il virus apre una nuova frattura in Europa

Come è evoluta la mobilità degli europei con le diverse misure e i diversi gradi di confinamento per ritardare la diffusione dell'epidemia di Covid-19? L'applicazione sviluppata dai nostri partner di Civio consente di seguire questa evoluzione in tempo reale.

Pubblicato il 1 Maggio 2020 alle 09:18

Al 15 marzo, la metà delle persone che camminavano regolarmente per le strade delle capitali europee era scomparsa. L’Europa aveva già registrato circa 40.000 casi confermati di Covid-19. Pochi giorni dopo, il numero di persone in strada continuava a diminuire, mentre il numero dei contagiati continuava a crescere. Nelle settimane successive il numero di pedoni si aggirava intorno al 30% dei livelli soliti.
Così è rimasto fino ad oggi, a quasi un mese e mezzo di distanza, dove stiamo assistendo ad una leggera ripresa della mobilità grazie all’allentamento delle misure di confinamento in alcuni paesi. Venerdì 17 aprile, per la prima volta in un mese, l’occupazione delle strade europee ha superato per la prima volta il 40% dei livelli abituali. A quella data, i casi confermati erano più di 765mila e i decessi nell’Unione europea erano più di 76mila.

Questo ritorno alla normalità non è però omogeneo in tutta Europa. Città come Atene, Zagabria, Copenaghen e Berlino hanno visto aumentare il numero dei passanti nell’ultima settimana. A Madrid, Roma e Parigi – dove sono applicate misure molto più restrittive – la presenza in strada è ancora molto bassa, quasi sempre piatta e sotto il 20% rispetto al solito.
Al 17 aprile, l’Italia (più di 22mila), la Spagna (più di 19mila) e la Francia (quasi 18mila) erano i tre paesi dell’Unione europea con il maggior numero di morti per Covid-19. C’è però un’eccezione: Lisbona, dove la mobilità pedonale è simile, inferiore al 20%, anche se il numero di decessi in Portogallo (657 il 17 aprile) è lontano dalle cifre di Spagna, Italia e Francia.
Altre capitali europee hanno optato fin dall’inizio per misure più permissive, permettendo la mobilità e mantenendo aperti i negozi. A Stoccolma, ad esempio, il traffico pedonale stradale è sceso raramente al di sotto del 50% del livello abituale. Sabato scorso ha raggiunto il 77%. Qualcosa di simile accade a Helsinki, dove a malapena è sceso sotto il 50% e sabato ha sfiorato l’80%.
I livelli di traffico stradale corrispondono quasi esattamente agli schemi visti con i pedoni. Anche il calo del numero di auto sulla strada è stato drastico, ma non così tanto. Il numero di veicoli (rispetto al solito numero) nelle capitali europee è stato di circa il 40%. Ma, come per la mobilità pedonale, sabato scorso abbiamo visto il primo netto picco di crescita nell’ultimo mese, con livelli su scala europea che hanno raggiunto il 45% del traffico normale.

Ancora una volta, la differenza tra l’Europa centro-settentrionale e i paesi del sud è sostanziale. Il traffico a Roma rimane intorno al 20%, come ad Atene, Lisbona o Madrid, mentre Parigi rimane al 10%. Nel frattempo, Copenaghen, Praga e Stoccolma sono già vicine ai livelli pre-crisi, intorno all’80% di quelli abituali. Berlino ci si sta avvicinando.

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Un aereo su dieci in aria

In questa crisi, il traffico aereo è quello che ha subito il calo più netto e più uniforme. Il 25 marzo il traffico nei principali aeroporti di ogni paese era già inferiore al 20% della loro normale attività. Al momento, non è nemmeno il 10%.
Nella maggior parte dei casi, il calo dei voli si è verificato nella terza settimana di marzo, tra il 15 e il 22 marzo, in linea con la raccomandazione della Commissione che invita tutti gli Stati membri a chiudere le frontiere, con poche eccezioni: i residenti Schengen che rientrano in patria, il personale medico, i lavoratori transfrontalieri, gli autotrasportatori, i diplomatici, i militari o le persone che viaggiano per motivi umanitari o per "motivi familiari imperativi". La Commissione raccomanda che queste restrizioni rimangano in vigore almeno fino al 15 maggio.
In Italia, primo stato europeo colpito dal coronavirus e il primo ad attuare misure di contenimento (prima a livello regionale e poi esteso a tutto il paese il 9 marzo), il traffico aereo era già diminuito in quel periodo, raggiungendo circa il 30% nella seconda settimana di marzo, la prima settimana per la quale sono disponibili i dati.
Il calo dei voli è stato forte a Riga, Bratislava, Nicosia, Varsavia e Madrid. In altre capitali europee il passaggio è stato notevolmente più lento, con restrizioni più graduali, come a Zagabria, Sofia o Dublino. Alla fine, quasi tutti i paesi europei hanno seguito la raccomandazione di chiudere le loro frontiere. A eccezione dell’Irlanda. Per questo motivo il traffico dell’aeroporto di Dublino è diminuito meno drasticamente e non è sceso al di sotto del 30% fino al 27 marzo. In quella data, l’Irlanda era uno dei Paesi europei con il minor numero di decessi (19) e aveva poco più di 1 800 casi confermati.

Miguel Ángel Gavilanes, Ángela Bernardo e María Álvarez del Vayo hanno contribuito a questo articolo.

Come abbiamo raccolto i dati

Metodologia

Metodologia
Questo articolo fa uso di dati raccolti dall’applicazione sviluppata da Civio per EDJNet per confrontare i livelli giornalieri di tre parametri coi loro livelli medi prima della crisi: traffico pedonale, automobilistico e aereo. Le informazioni riguardano solamente le capitali dell’Unione europea. Usiamo tre fonti di dati diverse:
Aeroporti. Utilizziamo i dati sul traffico giornaliero forniti da EuroControl, scalo per scalo. EuroControl comunica il numero dei voli per ciascun aeroporto e il numero dei voli registrati un anno prima, in un giorno comparabile (es. Lunedì 3 febbraio 2020 viene confrontato con lunedì 4 febbraio 2019). Questi due dati ci permettono di calcolare la variazione del traffico aereo rispetto al livello precedente alla crisi.
I dati sul traffico pedonale sono tratti dai report sulla mobilità di Apple, che rispecchiano la quantità di ricerche di indirizzi su Apple Maps. I report forniscono una percentuale di variazione giornaliera degli spostamenti rispetto a un livello di riferimento fissato da Apple, dunque non elaboriamo ulteriormente i dati. Usiamo i dati a livello cittadino per le maggiori capitali europee e i dati a livello nazionale se quelli cittadini non sono disponibile (lo specifichiamo nel grafico).
I dati sul traffico automobilistico provengono dal TomTom Traffic Index, che confronta il tempo che occorre ai guidatori per raggiungere la loro destinazione con il tempo che occorreva loro in media in una giornata priva di ingorghi. Scarichiamo giornalmente i dati, che vengono forniti da TomTom in tempo reale e con una granularità oraria, e confrontiamo il traffico odierno con quello medio nel 2019 (ad esempio, questa è la pagina relativa a Bruxelles). L’indicatore giornaliero mostrato sulla mappa misura la variazione tra la somma dei valori orari di congestione correnti e la somma dei valori orari medi del 2019.
Per scaricare ed elaborare i dati abbiamo usato Ruby. La visualizzazione è stata sviluppata con Adobe Illustrator and D3.js. Sia la mappa europea sia le visualizzazioni per le singole città possono essere embeddate.
Questo articolo presenta una prima analisi dei dati, ma continueremo ad aggiornare quotidianamente le informazioni e continueremo a osservare il ritorno dell’Europa alla normalità.

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