“Se la situazione persiste, tra qualche decennio metà della Sicilia sarà come la Tunisia. In Tunisia, però, i contadini vivono con quel clima da secoli, qui non siamo abituati". Christian Mulder, professore di Ecologia all'Università di Catania, lavora da decenni sui cambiamenti climatici nel Mediterraneo. Quando nel settembre 2021 ci siamo incontrati in Piazza dell'Università a Catania, abbiamo parlato della siccità che ogni anno si intensifica in diverse zone della Sicilia e dell'aumento significativo delle temperature. A Siracusa, a meno di 70 chilometri da Catania, la scorsa estate sono stati registrati 48,5 °C, la temperatura più alta mai registrata in Europa.
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La Sicilia è al centro del riscaldamento climatico nel Mediterraneo e il 70 percento del suo territorio è a rischio di desertificazione. Tra periodi di siccità, ondate di calore sempre più intense e la crescente frequenza di fenomeni pluviometrici estremi come inondazioni improvvise che trascinano via strati di terreno fertile, l'ecosistema dell'isola sta cambiando rapidamente.
Da un lato, la Sicilia si sta tropicalizzando, permettendo l'espansione della coltivazione di frutti tropicali come il mango, l'avocado, e più recentemente il caffè. Dall'altra parte, la penuria d'acqua minaccia di rendere il territorio irreversibilmente arido. Quest'ultimo fenomeno coinvolge molte aree produttive della parte centrale e meridionale dell'isola che sono anche afflitte ogni anno da livelli di carenza idrica sempre più importanti.
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La Sicilia, inoltre, è particolarmente esposta – con i suoi 1600 chilometri di costa – ai cosiddetti uragani mediterranei o medicane, una categoria di cicloni insoliti nel mar Mediterraneo per la loro particolare intensità. Si formano spesso nel periodo autunnale, quando le piogge iniziano a compensare le estati aride tipiche di questo clima. Questi fenomeni atmosferici estremi a cui i paesi mediterranei non sono affatto preparati accelerano il processo di desertificazione in quanto le inondazioni lavano via strati di terreno fertile che impiegano secoli a formarsi.
La parte orientale dell'isola è da sempre una zona molto fertile. Grazie alla presenza del vulcano Etna, il terreno è ricco di nutrienti e minerali e l'agricoltura è praticata da millenni. I contadini sulle pendici del vulcano beneficiano della sua altitudine di 3.300 metri, dell'acqua dei nevai e delle falde acquifere sotterranee che si ricaricano regolarmente. È qui che si trovano molte colture tropicali, i tradizionali vigneti e le piantagioni di pistacchio.
Spostandosi di qualche chilometro, però, la riserva d'acqua dell'Etna non arriva. I livelli delle falde acquifere si stanno abbassando così tanto che a volte il prezzo dell'elettricità necessaria per far funzionare le pompe dei pozzi è troppo elevato rispetto ai guadagni delle raccolte, riducendo, quindi, l'utilizzo di queste pompe.
La Sicilia è al centro del riscaldamento climatico nel Mediterraneo e il 70 percento del suo territorio è a rischio di desertificazione
Gli agricoltori della Piana di Catania stanno vivendo periodi di siccità sempre più lunghi. Ad agosto 2021, in pieno periodo di siccità e con temperature massime intorno ai 47 °C, alcuni di loro non hanno visto arrivare acqua dalla rete idrica per mesi e hanno quindi deciso di organizzarsi. In poche settimane, il Comitato spontaneo degli agricoltori della Piana di Catania ha unito 700 membri che hanno iniziato a fare pressione direttamente sulle istituzioni, senza l'appoggio dei sindacati. Teresa Cristallo e Vincenzo Nigido gestiscono insieme un'azienda agricola e sono tra i fondatori del Comitato.
"Quest'estate, chi aveva acqua nei propri serbatoi ce l'ha fatta, gli altri hanno perso interi raccolti", dice Teresa. Li ho incontrati insieme ad altri membri del Comitato: sono tutti agricoltori. In questa zona crescono le famose arance rosse siciliane le cui raccolte…