Analisi Lobby del metano

Come la lobby del gas tiene la Germania agganciata con la scusa dell’indipendenza dalla Russia

Nel tentativo di liberarsi dal giogo del gas russo, la Germania rischia di trovarsi incastrata nei giochi delle lobby del GNL (gas naturale liquefatto) che, sulla spinta della guerra, stanno costruendo infrastrutture non solo costose, ma perenni, che minacciano di lasciare il paese dipendente dai fossili ancora a lungo. Inchiesta del media canadese DeSmog.

Pubblicato il 20 Dicembre 2022 alle 18:18

Per 150 anni, l'industria pesante è stata la linfa vitale del porto tedesco di Wilhelmshaven: la città, sul Mare del Nord, è un hub per la costruzione di navi, per la plastica, il carbone e l'acciaio. Oggi, Wilhelmshaven è la punta di lancia nella politica di “liberazione” dalla dipendenza del gas russo.

Il 10 dicembre scorso, la città ha accolto la Höegh Esperanza, una nave di 280 metri battente bandiera norvegese, in grado di scaricare gas naturale refrigerato in forma liquida e poi spedirlo attraverso i mari su navi speciali.

L'impianto è il primo di sei unità galleggianti di questo tipo che dovrebbero attraccare in vari punti della costa tedesca nel corso del 2023; il gas liquido sarà riconvertito allo stato gassoso e immesso nella rete del gas del paese. Impianti equivalenti a terra aumenteranno ulteriormente la capacità di importazione. Questa serie di nuove infrastrutture consentirà alla Germania di acquistare da produttori come il Qatar e gli Stati Uniti una quantità di gas naturale liquefatto (GNL) sufficiente a coprire fino a un terzo del fabbisogno attuale, dicono i responsabili.

Uniper, RWE e altre grandi aziende tedesche sostengono che il passaggio al GNL è l'unico sostituto possibile, per la Germania, al gas dei gasdotti russi, che rappresentava, prima della guerra,  più della metà delle importazioni del paese. 

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Gli attivisti per il clima sono sul piede di guerra: le nuove infrastrutture (moli, gasdotti etc) sono un segno inquietante: rappresentano il fatto che la  lobby del gas ha finalmente raggiunto l'obiettivo di lungo termine di incastrare la Germania nel mercato globale del GNL, che vale 100 miliardi di dollari, minacciando così di tenere la più grande economia europea legata ai combustibili fossili per i decenni a venire.

"Si stanno installando diverse infrastrutture fossili: gli esperti ambientali e climatici sono preoccupati che si vada ben oltre quelle necessarie per il breve termine, costringendo la Germania a rimanere bloccata con energie fossili", ha dichiarato Nina Katzemich di LobbyControl, un gruppo che si batte per la trasparenza, con sede a Berlino e Colonia.

La notizia è potenzialmente negativa per il clima. L'enorme quantità di metano che fuoriesce durante la produzione, il trasporto e lo stoccaggio del GNL puo’ avere un impatto enorme: le emissioni di CO2 associate all'importazione del combustibile potrebbero essere fino a 10 volte superiori a quelle dell'equivalente quantità di gas russo proveniente dai gasdotti, affermano i ricercatori.

Inoltre, secondo un nuovo rapporto, la Germania potrebbe evitare di costruire i nuovi impianti GNL onshore se adottasse misure più stringenti per ridurre la domanda di energia, accelerando i piani per installare un maggior numero di pompe di calore nelle case e ristrutturare gli edifici, per esempio.

Secondo l'analisi dei registri ufficiali fatta da DeSmog, i lobbisti del gas hanno tenuto centinaia di incontri con i responsabili tedeschi a partire dall'invasione totale dell'Ucraina; inoltre gli attivisti accusano l'industria di evitare ogni discussione che prenda in conto misure per ridurre la domanda del suo prodotto, con conseguenze disastrose per il clima.

La Germania e il mercato globale del gas

Il progetto della lobby dell'industria del gas di far entrare la Germania nel mercato globale del GNL risale almeno al 2005, quando E.ON Ruhrgas – una filiale della società del gas E.ON – propose per la prima volta un progetto per un terminale di importazione a Wilhelmshaven.

Fino al 2021 la Germania contava principalmente sulle abbondanti forniture di gas russo a basso costo e importava GNL attraverso Francia, Spagna e Paesi Bassi. Nell'aprile del 2021 Uniper, all'epoca uno dei maggiori acquirenti europei di gas russo, era stata costretta ad accantonare l'ultimo tentativo di aprire un terminale GNL a Wilhelmshaven, a causa la mancanza di domanda.

La situazione è cambiata radicalmente dopo l'invasione dell'Ucraina. Il governo tedesco e l'industria del gas, che per lungo tempo ha goduto di un peso importante nella politica energetica, hanno fatto fronte comune sulla necessità di importare rapidamente GNL, a fronte della limitazione delle forniture russe.  La mossa ha minacciato di paralizzare l'economia tedesca, che nella prima metà del 2022 contava sul gas per circa il 27 per cento del consumo totale di energia, soprattutto per il riscaldamento e l'industria, secondo Clean Energy Wire.  


Dopo un periodo di crisi per il GNL i gruppi industriali da entrambe le sponde dell’Atlantico hanno colto l'occasione dell'invasione dell’Ucraina per risollevare le sorti del settore


Il partito dei Verdi, partner della coalizione di governo tedesca, che in primavera ha presentato misure radicali per promuovere l'energia eolica e solare, è diventato un forte sostenitore del GNL. Il politico verde Robert Habeck, vicecancelliere e ministro dell'economia e della protezione climatica, ha chiesto che venissero costruite con urgenza nuove infrastrutture per l'importazione di gas. 

Settimane dopo, la Germania ha stanziato quasi tre miliardi di euro per affittare quattro terminali galleggianti di importazione di GNL da RWE e Uniper, tra cui la Höeg Esperanza a Wilhelmshaven. A maggio, il governo ha approvato una legge per accelerare l'installazione, allentando le regole di pianificazione e parlando di questi terminali di GNL come di misure temporanee. Le licenze che consentono alle infrastrutture di operare per un massimo di 20 anni fanno temere che i terminali siano destinati a rimanere.

“Cogliere tutte le occasioni”

"Le aziende non sono riuscite a costruire impianti per anni. Non ci sono mai riuscite perché non trovavano il loro tornaconto", ha dichiarato a DeSmog Constantin Zerger, responsabile della protezione dell'energia e del clima presso l'associazione no-profit Environmental Action Germany di Hannover. "Da quando è cominciata la guerra, non si parla più di ‘fattibilità economica’ ma di ‘sicurezza energetica’, e a quel punto il governo ha deciso di cogliere tutte le occasioni".

Dopo un periodo di crisi per il GNL, dovuto alla combinazione tra pandemia di Covid-19, preoccupazioni per il clima e nervosismo degli investitori, i gruppi industriali da entrambe le sponde dell'Atlantico hanno colto l'occasione dell'invasione dell'Ucraina per risollevare le sorti del settore.

Gas Infrastructure Europe, l'associazione degli operatori europei di infrastrutture per il gas, Eurogas, che rappresenta i settori della vendita all'ingrosso e al dettaglio e della distribuzione, e LNG Allies, un'associazione di settore degli Stati Uniti, in lizza con il Qatar e l'Australia per diventare il primo esportatore mondiale di questo combustibile, hanno tutti rilasciato dichiarazioni in cui esortano l'Ue a investire nelle infrastrutture per il GNL.

Anche l'industria del petrolio e del gas del Canada ha intravisto delle opportunità nella situazione. A gennaio 2022, mentre le tensioni tra Russia e Ucraina aumentavano, i responsabili canadesi e la Pieridae Energy, con sede a Calgary, hanno proposto l'idea di esportare il GNL canadese durante un incontro online con i funzionari tedeschi, come ha riferito in precedenza DeSmog. L'incontro si è svolto nell'ambito del Partenariato energetico Canada-Germania, istituito nel marzo 2021 per favorire le opportunità di scambio di "energia pulita", tra cui idrogeno e GNL.


I rappresentanti dell’industria del gas e dell'energia si sono incontrati con i funzionari tedeschi almeno 547 volte nei sette mesi successivi all’invasione


Le società tedesche di servizi, gli operatori delle reti del gas e le compagnie petrolifere internazionali si sono avvicinate al governo in seguito all'aggravarsi della crisi ucraina. I rappresentanti dell'industria del gas e dell'energia si sono incontrati con i funzionari tedeschi almeno 547 volte nei sette mesi successivi all'invasione, secondo le risposte a un'interrogazione parlamentare scritta presentata da tre deputati del Partito della sinistra in ottobre e visionata da DeSmog.

L'Associazione tedesca delle industrie dell'energia e dell'acqua (Bundesverband der Energie- und Wasserwirtschaft, BDEW), un importante gruppo di pressione che rappresenta l'industria del gas, ha tenuto 71 incontri con Habeck e altri funzionari nel corso del periodo. Il gruppo è guidato Kerstin Andreae, ex parlamentare del partito dei Verdi, che ha appoggiato la proposta di legge per alleggerire le norme di pianificazione per i nuovi terminali GNL.

Uniper, che è stata nazionalizzata lo scorso settembre dopo aver subito ingenti perdite a causa delle restrizioni alle vendite di gas da parte della Russia, ha avuto 47 incontri con il governo, mentre il suo precedente proprietario, la finlandese Fortum, ne ha avuti 14. Uniper ha dichiarato a DeSmog che gli incontri hanno riguardato la politica del governo per stabilizzare le finanze della società e la sua richiesta di costruire e gestire il terminale di importazione di GNL a Wilhelmshaven e di approvvigionarsi di GNL a livello globale.

RWE, che sostiene il progetto del terminale GNL di Brunsbüttel, era presente in 48 riunioni. La compagnia petrolifera statunitense ConocoPhillips e QatarEnergy hanno firmato un accordo di 15 anni per fornire due milioni di tonnellate di GNL all'anno a partire dal 2026. Anche RWE ha stretto accordi per l'acquisto di GNL dalla compagnia petrolifera statale di Abu Dhabi Adnoc.

"Sostituire il gas naturale trasportato dai gasdotti con il GNL è stata una decisione politica del governo federale", ha dichiarato RWE in un'e-mail a DeSmog. "L'obiettivo era chiaro: rendere la Germania meno dipendente dalle importazioni russe e avere sicurezza di approvvigionamento per l'industria e le famiglie nel più breve tempo possibile".

Markus Krebber, amministratore delegato di RWE, e Klaus-Dieter Maubach, amministratore delegato di Uniper, hanno tenuto colloqui con il segretario di Stato Jörg Kukies per una "collaborazione" con il Senegal. Nessuna delle due società ha parlato pubblicamente di piani per il gas nel Paese dell'Africa occidentale, ma le notizie di una potenziale partnership tra il governo tedesco e il Senegal hanno suscitato aspre critiche da parte degli attivisti per il clima.

Nei primi mesi della guerra in Ucraina, i funzionari tedeschi hanno incontrato regolarmente le multinazionali del petrolio e del gas, tra cui gli amministratori delegati di Shell, TotalEnergies ed Equinor. Gli incontri hanno riguardato diversi argomenti, tra cui la "fornitura di energia" e l'abbandono del petrolio russo, ma anche l'idrogeno.

Le aziende e i gruppi citati in questo articolo sono stati contattati da DeSmog per un commento ma, salvo diversa indicazione, non hanno risposto prima della pubblicazione.

Parole, parole, parole

Il governo tedesco ha cercato di placare le preoccupazioni sul potenziale impatto climatico dell'infrastruttura GNL rassicurando che i terminali saranno adattati per la transizione all'idrogeno, che l'industria del gas dipinge come un combustibile sostenibile.

Il rispetto dell'Accordo di Parigi del 2015 implica la completa eliminazione dei combustibili fossili, compreso il gas naturale, ha dichiarato Susanne Ungrad, del ministero federale dell'economia e dell'azione per il clima. "È quindi importante che ogni volta che si costruiscono nuove infrastrutture per il gas, si prenda in considerazione e si pianifichi fin dall'inizio il passaggio a fonti di energia rinnovabili come l'idrogeno", ha continuato Ungrad.

Secondo gli operatori, le piattaforme passeranno all'idrogeno e ad altri gas liquidi "puliti" già nel 2025, mentre i terminali di importazione a terra cominceranno a lavorare a idrogeno verde alimentato da fonti rinnovabili nello stesso periodo. Gli esperti tuttavia hanno messo in dubbio la fattibilità economica e tecnica di queste promesse.

La nave da trasporto di GNL Höegh Grace al terminale di Cartagena (Colombia). | Foto: Höeg

Sebbene l'idrogeno non emetta gas inquinanti quando viene bruciato, la stragrande maggioranza dell'attuale produzione globale è sotto forma di idrogeno "grigio", prodotto con gas naturale. L'idrogeno "verde", più pulito, prodotto dalla scissione dell'acqua tramite elettrolisi, viene promosso dai governi e dall'industria come una soluzione vitale per il clima. Tuttavia questo costoso processo, che richiede grandi quantità di energia e di acqua, attualmente funziona solo a titolo sperimentale.  

Un rapporto pubblicato a novembre dall'Istituto Fraunhofer ha conclusco che "non è sicuro" che i terminali GNL possano essere utilizzati in futuro per l'idrogeno, avvertendo che si tratta di infrastrutture a rischio. Il governo tedesco ha definito queste preoccupazioni non fondate. Quel che è sicuro, è che massicce emissioni associate alla produzione del GNL nei prossimi anni potrebbero essere molto dannose per il clima.

A novembre, la società di ricerca norvegese indipendente Rystad Energy ha pubblicato sulla BBC una ricerca che ha dimostrato che le emissioni di carbonio generate dalla produzione e dal trasporto di GNL in Europa sono potenzialmente dieci volte superiori a quelle del gas importato dai dei gasdotti russi, in parte a causa dell'energia supplementare necessaria per raffreddare il gas per il trasporto, e poi rigassificarlo allo sbarco.

L'analisi ha concluso che l'Europa importerebbe 35 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 in più (rispetto al 2021) se sostituisse tutto il gas dei gasdotti russi entro la fine del 2023. Le emissioni annuali della Germania sono di circa 675 milioni di tonnellate.

Inoltre, un briefing di Climate Action Tracker ha rilevato che i piani di espansione del GNL allontaneranno ulteriormente il pianeta dal raggiungimento dell'obiettivo dell'Accordo di Parigi di limitare l'aumento della temperatura media globale a 1,5 C.

Se tutti i progetti attualmente previsti andranno in porto, la maggior parte dei quali in Nordamerica, l'industria globale del GNL supererà i limiti di emissioni di CO2 previsti dal piano "zero emissioni" dell'Agenzia Internazionale dell'energia per l'equivalente di 1,9 gigatonnellate all'anno entro il 2030, overo circa quanto le emissioni annuali della Russia, stima Climate Action Tracker.

Environmental Action Germany ha posto il cambiamento climatico al centro di una causa legale intentata contro il terminale galleggiante di Uniper a Wilhelmshaven, che solleva anche preoccupazioni sugli incidenti e sui diritti idrici, e chiede che l'impianto operi per un massimo di 10 anni. "La chiamano una tecnologia ponte, ma questo ponte continua ad allungarsi", ha detto a DeSmog Jochen Martin, un attivista ambientale di Wilhelmshaven, che non è coinvolto nella causa.

Un'operazione non sostenibile

E poi c'è la questione del costo.

Gli oppositori delle infrastrutture per il GNL temono che la vicinanza dell'industria del gas al governo abbia messo in secondo piano le preoccupazioni riguardo all'economia dei nuovi progetti, il cui costo è raddoppiato rispetto alle stime iniziali, superando i 6 miliardi di euro.

L'aumento dei prezzi del metano significa che l'importazione di GNL potrebbe tradursi in costi aggiuntivi fino a 200 miliardi di euro entro il 2030 rispetto alla media storica, secondo un rapporto dei think tank energetici E3G, Institute for Energy, Economics and Financial Analysis (IEEFA), Wuppertal Institut e Neon.

"Non possiamo limitarci a sovvenzionare i costi del GNL: non è in alcun modo sostenibile, né finanziariamente né dal punto di vista climatico", ha dichiarato Mathias Koch di E3G, coautore del rapporto. "Sarebbe disastroso continuare a percorrere questa strada".

In seguito all'invasione dell'Ucraina, i prezzi del GNL si sono impennati, e gli analisti sostengono che il costo aggiuntivo sta spingendo verso un passaggio più rapido verso le energie rinnovabili in molti mercati: "Non c'è alcuna garanzia che ci sarà questa grande domanda di GNL", ha così dichiarato Clark Williams-Derry, analista del gas presso l'IEEFA, che prevede che i terminali onshore previsti non vivranno tutta la loro vita operativa. "A lungo termine non verranno utilizzati".

Ha collaborato Ingvild Deila.
Questo articolo fa parte di una serie di DeSmog sull'influenza della lobby del gas in Europa: l’inchiesta è stata sostenuta dal Journalismfund.eu. 
👉 L'articolo originale su DeSmog

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