La fabbrica delle bufale

L’Unione europea regola la curvatura dei cetrioli, proibisce alle parrucchiere di portare i tacchi alti e finanzia i film porno. Sono solo alcune delle false notizie diffuse dai tabloid britannici e prese per vere dalla stampa europea.

Pubblicato il 9 Aprile 2013 alle 11:29

Vi ricordate di quel periodo in cui le frittelle sono sparite dagli scaffali e sono stati sostituiti da sacchetti sgualciti e sgocciolanti nei quali si trovava qualcosa che il giorno prima avrebbe anche potuto essere delle frittelle, a patto di non essere confezionato nella plastica? I commercianti all'epoca spiegarono che a quanto pare a imporli era stata l'Unione europea. Niente affatto. Era soltanto una bufala.

L'eurobufala che preferisco è la storia del finanziamento del film sul re del porno, Robert Rosenberg. Perché da questo esempio di vede chiaramente l'effetto valanga che si viene a creare quando una notizia si va ad aggiungere a un'altra e a un'altra ancora e per risultato dà l'esclamazione: “Ancora un'altra fesseria dell'Unione europea!”. Peccato che in questa frase ci sia appena il 10 per cento di verità. Pavel Poc, deputato socialdemocratico europeo, si interessa proprio alle modalità con le quali nascono le bufale riguardanti le decisioni dell'Ue. Le colleziona. Le smonta, analizza i meccanismi, cerca le dinamiche che le spiegano.

Nella sua collezione ci sono autentici tesori. Per esempio c'è la leggenda secondo la quale l'Ue darebbe disposizioni in merito alla grandezza dei preservativi. Quando ha cercato di capire come fossero nate queste eurobufale, ha scoperto che il più delle volte è colpa dei media britannici.

“Di solito funziona così”, spiega: “un tabloid britannico crea una notizia a partire da una nuova direttiva europea o dalla cronaca di Bruxelles. Ci mette un titolo allettante ed esplosivo, che in seguito è ripreso dai giornalisti stranieri. […] Sicuramente anche per colpa di una traduzione imprecisa, questi ultimi abbinano al titolo commenti di responsabili politici locali che si compiacciono di accusare l'Unione di qualsiasi cosa capiti loro sotto mano. Ed ecco pronta la bufala”.

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“Incredibile! Mentre gli ospedali e le scuole fanno fatica a ottenere qualche soldo dall'Ue per comprare l'attrezzatura di base, l'ex attore di film porno Robert Rosenberg ha ottenuto un finanziamento per girare un documentario sulla sua vita”, ha scritto nel settembre scorso un tabloid ceco. Il sito Parlamentní listy ha aggravato le cose chiedendo ai politici cechi la loro opinione su questa notizia scandalosa. Che cosa hanno risposto? Molti di loro non si sono sorpresi, commentando che l'Unione europea è in ogni caso un enorme bordello.

Come stanno le cose in realtà? Tramite il suo programma Media, l'Ue dà un aiuto al cinema, ma l'unico legame tra l'ex attore porno e l'Ue è che i suoi film si continuano a vendere. Forse anche perché all'epoca in Slovacchia era effettivamente in preparazione un documentario su Rosenberg: La vita del re del porno in pensione. È anche vero che la realizzatrice di quel documentario si era iscritta a due concorsi europei, ma la sua partecipazione al primo è stata respinta e la regista aveva ritirato la proiezione dal secondo. Ecco tutto.

Ecco un'altra notizia eccezionale: nell'aprile 2012 sui siti cechi è stata pubblicata la notizia che i funzionari di Bruxelles erano in procinto di preparare una nuova direttiva che avrebbe limitato la libertà delle parrucchiere. Per ragioni di sicurezza, pare, non sarebbero state più autorizzate a indossare scarpe con i tacchi alti. In realtà non era in preparazione nessuna direttiva del genere. “A Bruxelles era previsto soltanto un raduno di varie associazioni di parrucchieri, con dipendenti e sindacati. Le due parti avevano raggiunto un'intesa per migliorare le condizioni di lavoro dei parrucchieri. I tabloid britannici si sono impossessati della notizia e l'hanno gonfiata a dovere. E così la notizia è arrivata nella Repubblica Ceca” racconta Poc, che in seguito ha ricevuto una mail da un'associazione di parrucchieri che gli chiedeva di porre fine a un'assurdità del genere. L'associazione era tra quelle che avevano firmato l'intesa, ma non riconosceva neanche più la notizia che, partita da Bruxelles, era transitata da Londra prima di arrivare a Praga.

Armonia tra le banane

Ormai l'angolo di curvatura dei cetrioli autorizzati alla vendita non deve superare i 20 gradi. E solo affinché per i consumatori sia più facile 2446601) calcolare quanti ve ne sono in ogni confezione. E anche per poterne mettere dentro di più. Per la pressione degli orticoltori, le più disparate norme nazionali sono state armonizzate. Ormai le banane e i cetrioli dritti saranno sistemati in una categoria diversa rispetto a quelli più ricurvi. Norme analoghe sarebbero state decise anche per i contenuti di metalli pesanti negli alimenti. Di fatto, gli stati già regolamentano questo aspetto nei loro statuti nazionali. In pratica, non si è fatto altro che armonizzarli.

E le frittelle confezionate, allora? Si tratta di un falso allarme: l'Unione europea ha soltanto sancito che il consumatore deve poter comprare frittelle confezionate oltre a quelli freschi, nel caso in cui voglia scongiurare il rischio che siano già state toccate da mani estranee. Quando la verità è stata ristabilita, i venditori di frittelle le hanno tirate di nuovo fuori dalle loro confezioni.

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