Idee L’Europa nel 2020 secondo Alberto Alemanno

Aspettative senza limiti

In un momento politico cruciale per l’Europa, con l’inizio di un nuovo ciclo, Alberto Alemanno, titolare della cattedra Jean Monnet in diritto e politica dell'Unione Europea presso la HEC di Parigi, apre una riflessione, indicandole principali poste in gioco per il nuovo anno.

Pubblicato il 22 Gennaio 2020 alle 07:35

La nuova leadership politica ha forse esagerato? Le aspettative sono immense e potrebbero rivelarsi più difficili da gestire del previsto, in particolare per quanto riguarda cinque punti:

  1. Difendere gli interessi dell'Ue in opposizione a contro Stati Uniti, Cina e Russia
  2. Prendere in mano la sfida dei cambiamenti climatici
  3. Far fronte ai problemi di democrazia illiberale di alcune paesi dell’Ue
  4. Essere all’altezza delle sfide poste dalle grandi società tecnologiche
  5. Superare il trauma della Brexit.

Analizziamo brevemente il motivo per cui l'UE potrebbe aver superato gli impegni di cui sopra.

1. L'assassinio del generale iraniano Qassem Suleimani ha già messo alla prova l'autoproclamata prima Commissione european "geopolitica", offrendo un assaggio di cosa aspettarsi dalla nuova politica estera dell'Ue. La Commissione Von der Leyen ha perso in poche ore il principale trofeo in politica estera ottenuto dalla Commissione Juncker e della sua alta rappresentante Federica Mogherini: l'accordo sul nucleare iraniano (JCPOA). L'Ue è destinata a rimanere una spettatrice dello sviluppo della situazione in Iran e in Libia, in quelle che si annunciano come le prossime guerre civili alle porte dell’Europa dopo la Siria, con conseguenze catastrofiche.

2. Proseguendo con un importante piano economico per affrontare l'emergenza climatica —nonostante la rinuncia della Polonia all'obiettivo di zero emissioni entro il 2050 — l'Ue potrebbe aver gonfiato il suo New Green Deal. Nonostante l’entrata in vigore non richieda l’unanimità, il fatto che molti paesi (oltre alla Polonia) non ne siano entusiasti potrebbe avere un costo politico elevato. Oltre al Fondo di transizione di 100 miliardi di euro —previsto per aiutare le economie Ue ad abbandonare i combustibili fossili — questi paesi sono in realtà pronti a fare richieste che vanno al di là, in particolare nell’ambito del bilancio settennale e sulle questioni legate al rispetto dello stato di diritto. Così nell’Ue, lanciata sulla cammino della green economy, aumenterà il divario tra Est e Ovest.

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3. Per quanto riguarda lo stato di diritto, la Commissione è "politicamente incastrata: i partiti al governo in Ungheria e Polonia hanno, infatti, contribuito alla conferma di Ursula von der Leyen. I suoi nuovi commissari, da Didier Reynders a Věra Jourová, appaiono troppo timidi e cauti nell'esercitare le loro prerogative di controllo sul rispetto dello Stato di diritto. Questa sarà un'altra importante linea di battaglia del 2020, destinata ad accelerare non appena la Fidesz di Victor Orbán lascerà il Partito Popolare europeo per unirsi all'Aecr (Partito dei conservatori e dei riformisti europei) , il partito politico europeo del PiS di Jarosław Kaczyński.

4. Per quanto riguarda, invece, i giganti delle tecnologie, l’Ue si limiterà a un ruolo di regolamentazione che permetterà a Cina e Usa di rafforzare il loro predominio sul mercato dell'intelligenza artificiale e affini. Nonostante tutte le parole spese sul tema, il Digital Service Act non sarà un atto di “sovranità digitale” e non cambierà il modello predominante rappresentato dai GAFA – Google, Amazon, Facebook, Apple.

5. Il 2020 vedrà un'accelerazione della Brexit, processo che porterà all’uscita di un paese dall’Ue e al bisogno di rinegoziare gli accordi con il Regno Unito. Dal momento che accordi commerciali inediti saranno sul tavolo delle trattative, si può temere che l’Ue a 27 non parli con una sola voce ma risulti ancora più fragile di fronte alle domande del Regno Unito?
L'imminente Conferenza sul futuro dell'Europa aumenterà ulteriormente le aspettative, in particolare da parte dei cittadini dell'Ue, ma si rivelerà incapace – per la sua stessa essenza – a realizzare gli obiettivi preposti. Il modello proposto dal parlamento europeo fa temere che l'esperimento si trasformi in un processo dall'alto verso il basso, mascherato da momento partecipativo dal basso verso l'alto. Occhio quindi!

Riassumendo, nel 2020 l'europeizzazione delle nostre società e delle nostre economie persisterà, mentre i nostri sistemi politici nazionali continueranno a fare finta che sono loro a decidere la rotta comune da seguire. Il dato positivo? Vista l'intrinseca inadeguatezza di questi sistemi 2020 sarà l'anno in cui saranno ancora più numerosi coloro i quali si renderanno conto che l'Europa ha bisogno di un vero sistema politico autonomo.

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