Angela Merkel con un cellulare a prova di intercettazione al Cebit di Hannover, marzo 2013

Cade la linea tra Europa e Stati Uniti

Se confermata, l'intercettazione del cellulare di Angela Merkel da parte dell'Nsa può aggravare significativamente lo scandalo Prism. Le rassicurazioni di Washington rischiano di perdere ogni credibilità

Pubblicato il 24 Ottobre 2013 alle 14:44
Angela Merkel con un cellulare a prova di intercettazione al Cebit di Hannover, marzo 2013

L’intercettazione del cellulare di Angela Merkel dimostra più che altro una cosa: la deriva dei servizi segreti americani dopo gli attentati dell’11 settembre sta palesemente assumendo proporzioni inquietanti. È probabile che ieri sera Vladimir Putin sia andato a dormire con un bel sorriso. In effetti le rivelazioni secondo le quali i servizi segreti americani hanno ascoltato le conversazioni telefoniche private della cancelliera tedesca fanno pensare a uno scherzo.

Possibile che un capo di stato europeo, che non aveva mai mostrato sentimenti antiamericani e difendeva solidamente l’asse transatlantico, sia stato sorvegliato di nascosto dagli americani? Forse non è stato solo il Cremlino a sorridere.

Tuttavia, nella situazione contingente, questa notizia così clamorosa non pare del tutto priva di fondamento. Le reazioni della cancelliera federale e della Casa Bianca inducono a ritenere che la storia raccontata dallo Spiegel non sia una frottola. Se è ancora presto per valutare l’ampiezza dello scandalo, si ha già un’idea degli interrogativi sollevati.

I servizi di intelligence tedeschi (Bnd) danno credito alle voci sulle intercettazioni? Prima di tutto sarebbe bene capire per quale motivo questo incredibile “strappo della fiducia” non è stata reso noto dai servizi tedeschi ma dalla stampa. Forse il Bnd ritiene che la sorveglianza delle conversazioni telefoniche del leader più potente d’Europa sia una questione senza importanza?

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Al tempo stesso ci si chiede chi controlli i servizi segreti negli Stati Uniti. Angela Merkel non è il primo capo di stato al quale è accaduto una cosa del genere. Anche la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, è notoriamente ascoltata dall’Nsa – e a settembre ha cancellato una visita ufficiale negli Stati Uniti. Pochi giorni fa l’ambasciatore statunitense in Francia è stato convocato al ministero degli esteri a Parigi perché gli Stati Uniti erano sospettati di spionaggio industriale sotto la copertura della lotta al terrorismo.

Del resto questa stessa faccenda si era presentata nel caso del candidato alla cancelleria tedesca Peer Steinbrück durante la campagna elettorale. Molti videro nell’episodio un caso di paranoia, mentre oggi si scopre che in quel caso porsi il problema era del tutto legittimo.

Anche se gli Stati Uniti proteggono la Repubblica federale tedesca, ciò non li autorizza a ritenersi al di sopra della legge o delle consuetudini diplomatiche. Negli Stati Uniti la deriva dei servizi segreti all’indomani degli attentati dell’11 settembre sta assumendo chiaramente dimensioni inquietanti. Prassi come questa intaccano i valori dell’occidente e minano la sua coesione politica. È ancora presto per quantificare le ripercussioni politiche di questo ultimo scandalo. Si può credere ancora a Washington quando afferma che si tratta soltanto di un malinteso? Probabilmente no.

Quando i capi di stato vengono a trovarsi nel mirino altrui non è certo per caso, ma per una strategia messa a punto meticolosamente. La vicenda delle intercettazioni dell’Nsa potrà avere ripercussioni politiche non indifferenti e potrebbe sfociare in un ulteriore allontanamento delle due sponde dell’Atlantico.

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