Attualità L’Ue e il Dieselgate

Capitali ribelli contro i “permessi di inquinare” europei

I sindaci di Bruxelles, Madrid e Parigi hanno presentato un ricorso alla Corte di giustizia europea contro le deroghe concesse dalla Commissione europea alle case automobilistiche in materia di limiti di emissioni per i motori diesel. La Corte deve pronunciarsi il 17 maggio sull’ammissibilità del ricorso.

Pubblicato il 17 Maggio 2018 alle 07:18

Le città si ribellano alle regole Ue che “legalizzano” il Dieselgate, facendo causa alla Commissione di Bruxelles. Oggi la Corte di giustizia europea deciderà se dar seguito o meno al ricorso congiunto presentato dai sindaci di Parigi, Bruxelles e Madrid contro il “diritto di inquinare” accordato ai costruttori auto nel 2016. In particolare, si chiede l’annullamento delle esenzioni adottate dalla Commissione insieme ai governi nazionali che permettono ai costruttori di auto di sforare i limiti di emissione Euro 6.

Sulla scia dello scandalo Volkswagen che nel 2015 ha dimostrato come gli ossidi di azoto (NOx) emessi dai veicoli di tutte le case automobilistiche fossero superiori alla norma, l’Ue ha deciso di sostituire gli obsoleti test in laboratorio con misurazioni più accurate su strada. L’obiettivo era porre fine alla truffa, facendo rispettare concretamente i limiti di legge e tutelare la salute dei cittadini. Gli NOx sono infatti responsabili di 75mila decessi prematuri ogni anno in tutta Europa, secondo l’Agenzia ambientale europea. Tuttavia, sotto le pressioni delle lobby e dei governi che spalleggiano le marche nazionali, la Commissione ha concesso un generoso periodo di deroga. Un “regalo” all’industria che sbeffeggia i limiti che l’Europarlamento, unico organo democraticamente eletto, aveva stabilito nel 2007 in rappresentanza dei cittadini.

Cosi, da settembre 2017 le emissioni dei nuovi modelli immessi sul mercato possono superare legalmente il limite di 80 mg / km del 200 per cento, soglia che verrà ridotta solo nel 2020 ma che si attesterà al 50 per cento . Solo nel 2019 e nel 2021, rispettivamente, le stesse soglie si applicheranno ai nuovi veicoli di modelli già esistenti che, fino ad allora, potranno quindi continuare a inquinare ai livelli attuali.

“E’ un peccato che tra le città che hanno agito in giudizio non ce ne sia nessuna italiana visto che è il nostro paese ad aver il maggior parco auto diesel e il maggior numero di vittime dell’NOx in Europa”, commenta Anna Gerometta, “Presidente dell’Associazione Cittadini per l’Aria, “La causa alla Corte Ue è un messaggio potente che, ci auguriamo, venga raccolto anche dalle città italiane”.

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Se alla fine dell’odierna udienza preliminare il supremo tribunale Ue giudicherà la causa ricevibile, la procedura andrà avanti. Qualora, la Corte decidesse poi di annullare il controverso regolamento, tornerebbe a imporsi automaticamente il limite massimo di NOx a 80 mg / km, ma basato sui nuovi e più efficaci test su strada.
E’ la prima volta in cui la Corte di giustizia europea avrà ascoltato argomenti dalle città come "persone interessate", riflettendo la crescente autorità dei centri urbani come difensori della salute pubblica e dell’ambiente.

Nel marzo 2016, mentre il regolamento era in discussione, i sindaci di quattordici città in tutta l'Ue, compresa Mlano, hanno fatto appello ai loro governi per dare priorità alla salute dei cittadini rispetto a quelli delle lobby industriali.
"I cittadini di Parigi e delle città di tutto il mondo richiedono aria pulita", ha dichiarato Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, capofila dell’azione legale, e presidente della rete C40 che affilia 40 comuni di diversi paesi europei e non. "Sarebbe un tradimento verso i cittadini europei che le case automobilistiche fossero lasciate libere di dettare le regole. Abbiamo deciso di agire a nome di tutti i milioni di persone che vivono nelle grandi città europee".

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