Attualità Cambiamento climatico – Aspettando la COP21
La centrale a carbone di Kostolac.

Come la Serbia ha ‘truccato’ le emissioni e guadagnato il sostegno dell’Ue

In previsione della conferenza sul clima di Parigi di dicembre la Serbia hannunciato obiettivi definiti “esemplari” per la riduzione delle emissioni di CO2. Ma, di fatto, il suo piano comporterà un aumento del 15 per cento e i suoi numeri appaiono falsati, afferma una fonte dell’Ue citata da The Guardian.

Pubblicato il 25 Giugno 2015 alle 15:06
EPS  | La centrale a carbone di Kostolac.

Il nuovo impegno della Serbia in vista del prossimo vertice delle Nazioni Unite sul clima, a Parigi a dicembre, è stato accolto dalla Commissione Europea come un “esemplare” passo avanti verso l’adesione all’Ue, nonostante i dati ufficiali rivelino che comporterebbe un aumento del 15per cento delle emissioni del paese entro il 2030.

L’impegno della Serbia di ridurre le emissioni del 9,8 per cento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, annunciato in una conferenza stampa a Belgrado con il vicepresidente della Commissione europea per l’unione energetica Maroš Šefčovič, ha fatto notizia.
Tuttavia, stando a un rapporto redatto dal governo serbo in aprile per l’UNFCCC, le emissioni in Serbia sarebbero già diminuite del 25 per cento dal 1990 in seguito al crollo dell’industria pesante dopo la fine dell’era comunista.

Nel documento si legge che “le emissioni di gas serra nel 2013 ono diminuite del 3,5 per cento rispetto al 2010 e del 25,1 per cento dal 1990”. Pertanto, una riduzione del 9,8p er cento comporterebbe di fatto un aumento del 15,3 per cento.

Le fonti dell’Ue confermano che il contributo offerto della Serbia potrebbe essere ancora più scarso di come sembra, poiché i dati indicativi del 1990 comprendevano centrali a carbone altamente inquinanti in Kosovo, che quasi sicuramente non verranno rientreranno nelle statistiche del 2030.

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Ciò nonostante, Šefčovič ha lodato l’impegno della Serbia, promettendo al paese un forte sostegno per la sua candidatura all’ingresso nell’Ue, i cui stati membri si sono impegnati a ridurre le emissioni di CO2 del 40 per cento entro il 2030. “L’Ue continuerà a sostenere la Serbia sul fronte del clima e dell’energia, ma anche in altri campi”, ha affermato Šefčovič. “Il successo da voi raggiunto oggi con l’adozione dell’INDC [NdT: INDC = contributo previsto stabilito a livello nazionale] è un esemplare passo in avanti su questo percorso”.

Il discusso commissario europeo per il clima, Miguel Arias Cañete, ha twittato complimenti a Belgrado per aver dato un esempio di “leadership nella regione”, che “verrà presto seguito dai paesi vicini”.

“L’offerta della Serbia è uno scherzo, ma nessuno ride ora che la Commissione afferma che si tratta di un esemplare passo avanti sul percorso verso l’adesione all’Ue,” dice
Garret Tankosić-Kelly, responsabile di SEE Change Net, un think tank bosniaco che si occupa di sviluppo sostenibile nei Balcani. “Come ci si può aspettare che il resto del mondo prenda sul serio le promesse dell’Ue sul clima, se consente espressamente ai paesi candidati all’adesione di barare sulle proprie politiche climatiche, sperando che nessuno se ne accorga?”

Un portavoce di Cañete e Maroš Šefčovič si è rifiutato di commentare l’impegno serbo, affermando che i due dirigenti hanno semplicemente “apprezzato il fatto che la Serbia, essendo il primo paese della regione che annuncia il suo INDC, ha compiuto un passo avanti nel processo globale di lotta al cambiamento climatico”.
Ma altri rappresentanti della Commissione si sono espressi in modo più diretto: “Questa è praticamente una truffa” ha detto qualcuno. “E’ un impegno molto scarso, con il quale la Serbia non fa altro che approfittare degli sforzi che paesi molto più ambiziosi sono disposti a compiere.”

Probabilmente l’impegno della Serbia non sarà per i paesi meno sviluppati dei Balcani un incentivo a porsi obiettivi più ambiziosi, afferma il rappresentante: “La mia sensazione è che diranno: ‘se la Serbia presta un contributo così scarso, perché noi dovremmo fare più sacrifici?’”.

La Serbia dipende dal carbone per il 70 per cento del suo fabbisogno energetico e ha realizzato investimenti significativi in quella che gli ambientalisti definiscono una nuova ondata di centrali a carbone, che andranno a sostituire gli impianti obsoleti. Recentemente è stato siglato un accordo con la Cina da 600 milioni di dollari [527 milioni di euro] per la costruzione di una nuova centrale da 350MW a Kostolac.

Questo articolo è stato ripreso nell'ambito del partenariato di VoxEurop con la campagna del Guardian per l'abbandono delle energie fossili Keep it in the Ground

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