Operai a Hefei, Cina (AFP).

Gli affari di Pechino in Europa

La penetrazione delle aziende cinesi in Africa e in America Latina ha garantito l’accesso alle preziose materie prime dei due continenti. Ora i cinesi vogliono far valere il loro know-how in materia di grandi infrastrutture a condizioni imbattibili, alla faccia delle riforme finanziarie negoziate tra i Ventisette e il Fmi.

Pubblicato il 23 Settembre 2009 alle 15:47
Operai a Hefei, Cina (AFP).

In Europa le grandi società cinesi di costruzioni attaccano dalla periferia: il governo di Pechino ha già stretto accordi definiti “strategici” con la Moldavia e la Serbia. In base a essi la Cina concederà un credito preferenziale di oltre un miliardi di dollari (68 milioni di euro) alla Moldavia in cambio del quale la China overseas engineering group (Covec) dovrà ricevere grandi commesse per la realizzazione di opere pubbliche.

Taiwan e Kosovo merce di scambio

In Africa, Asia e America Latina la Cina aveva già conquistato a colpi di miliardi l'accesso alle materie prime locali e ai grandi progetti edilizi e di realizzazione delle infrastrutture. Questa pratica è stata oggetto di ripetute critiche da parte degli esponenti politici locali e delle agenzie per gli aiuti allo sviluppo, che in particolare rimproverano al “neocolonialismo cinese” di aver messo in disparte per mezzo di crediti incondizionati le riforme economiche, sociali e politiche che molti responsabili occidentali consideravano imprescindibili. In cambio degli aiuti cinesi, per esempio, paesi come la Macedonia e il Costarica hanno dovuto troncare i rapporti con Taiwan, che la Cina considera a tutti gli effetti una regione del suo territorio.

In Europa, Pechino porta avanti la sua espansione: dopo l’accordo di collaborazione strategica siglato tra il presidente serbo Boris Tadic e il capo di stato cinese Hu Jintao, si discute ormai di un credito preferenziale accordato dalla Cina in vista della costruzione di un ponte sul Danubio e di strade, per una cifra complessiva pari a 200 milioni di euro, oltre all’allargamento di vari porti, la creazione di una zona economica speciale e vari progetti di armamento. In linea con questa cooperazione, è stato altresì deciso che la Cina non riconoscerà il Kosovo, la regione separatista della Serbia, e che la Serbia farà altrettanto con Taiwan. "La Cina sta diventando una potenza di primo piano nell’economia mondiale. Un partenariato strategico con Pechino, quindi, è assai lungimirante" ha affermato Tadic dopo la firma del contratto. Al contrario, Dusan Prorokovic dell’opposizione ha criticato l’intesa, affermando che sarà l’inizio di un “indebitamento insostenibile”.

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Anche in Ucraina la Cina sta negoziando la concessione di crediti a condizioni molto vantaggiose, mentre il partito del primo ministro Iulia Timoshenko discute l’avvio di una cooperazione con il Partito comunista cinese. Come in Serbia, i crediti preferenziali accordati da Pechino costituiscono un problema, perché questi Paesi avevano firmato di recente con l’Fmi programmi di aiuti da vari miliardi sottoposti a varie condizioni, come l'elaborazione di un programma di tagli radicali al loro bilancio nazionale. A questo proposito, Volker Perthes, capo dell’Swp ha dichiarato che “questi sviluppi indeboliscono il Fmi”, e ha aggiunto che la Cina, “come ha già fatto in Africa”, elargiva crediti importanti a condizioni economicamente irrazionali e ciò rendeva “molto più difficile il lavoro del Fmi, della Banca Mondiale e degli aiuti allo sviluppo”.

Prezzi imbattibili

In Polonia, Covec cerca di imporsi a colpi di dumping sul mercato delle costruzioni stradali, il cui giro d’affari in vista dei mondiali di calcio del 2012 dovrebbe salire a circa 40 miliardi di euro. Covec per ora ha già avuto la meglio nelle prime due gare d’appalto per la realizzazione di autostrade nella Ue, in particolare di due tratti della nuova autostrada A2 che collega Varsavia a Lodz. La società cinese ha ottenuto i contratti a discapito di concorrenti occidentali ben noti, perché il prezzo a chilometro proposto – tra i 6,3 e i 6,5 milioni di euro – era inferiore del 60% a quello fissato dalla gara di appalto e nettamente inferiore a quello proposto dalla società di costruzioni polacca Pbg e dall’irlandese Srb Civil Engineering. A Varsavia adesso ci si chiede come farà Covec a rispettare la cifra convenuta e in particolare se ha intenzione di importare manodopera cinese a basso prezzo, come già avvenuto nei progetti cinesi precedentemente realizzati in Africa.

Unione europea

Dopo l'idraulico polacco, l'investitore cinese

Qual è il futuro delle relazioni commerciali tra Europa e Cina? La stampa europea sembra ormai rassegnata all’ineluttabile predominio del Regno di Mezzo. Sul quotidiano ceco Lidové Noviny, Zbyněk Petráček ironizza che ben presto l’idraulico polacco e il magnaccia dell’Europa orientale potrebbero presto diventare figure di secondo piano, travolte dall’irresistibile ascesa dell’investitore cinese. "Soltanto trenta anni fa" scrive Petráček, "il made in China era una rarità, sinonimo di palline da pingpong e penne. Adesso non esiste altro". Il recente successo conseguito da un consorzio cinese in una gara d’appalto per costruire l’autostrada che collegherà Lodz a Varsavia si spiega semplicemente con i bassi costi. "Se gli europei non tengono conto di ciò, faranno bene a trovare un equivalente".

In ogni caso, secondo il corrispondente dalla Cina del Daily Telegraph Peter Foster, ciò è quanto meno inverosimile. Dal punto di vista cinese, l’“Europa è un’entità sempre più divisa e fiacca, incapace di negoziare a una sola voce, sempre più oscurata dalle relazioni tra Stati Uniti e Cina che sono invece in pieno rigoglio”. Le tensioni con l'Ue, le polemiche per i diritti umani e il protezionismo hanno indotto Pechino a “focalizzare la propria attenzione sulle transazioni e i negoziati bilaterali e a istituire un dialogo economico strategico con la Gran Bretagna, che Francia e Germania vorrebbero imitare”. La ratifica del trattato di Lisbona potrebbe tuttavia impedire all’Europa di essere messa completamente in disparte, poiché porterebbe alla “creazione di una presidenza europea e alla figura di un alto rappresentante per gli Affari esteri”. Per un G2 formato da Stati Uniti e Cina, l’Europa potrebbe diventare un “terzo partner molto importante per plasmare un nuovo mondo multipolare”.

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