Berlino, 27 settembre 2009. Angela Merkel dopo l'annuncio dei risultati elettorali. (AFP).

Il difficile viene adesso

Confermata al governo con la coalizione da lei auspicata, la cancelliera tedesca deve adesso assumersi la responsabilità delle sue scelte, puntualizza la Süddeutsche Zeitung. L’ostacolo più grosso che dovrà affrontare è il suo nuovo partner liberale, che potrebbe renderla impopolare.  

Pubblicato il 28 Settembre 2009 alle 17:16
Berlino, 27 settembre 2009. Angela Merkel dopo l'annuncio dei risultati elettorali. (AFP).

Per i partiti tedeschi una domenica elettorale è il corrispettivo per il Tour de France del superamento del passo del Tourmalet nei Pirenei: talvolta significa il crollo per coloro che erano sicurissimi di vincere, altre volte premia gli outsider. Questa volta, però, le cose non sono andate così.

Il fiato del leader socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier è stato sufficiente a riportare l’Spd all’opposizione, dove dovrebbe stare da tempo. L’Spd ha incassato una cocente sconfitta, ma la social-democrazia ha guadagnato una nuova leadership. Non si tratta di Angela Merkel e della sua Cdu, ma di Guido Westerwelle e dell’Fdp che hanno impedito un’altra grande coalizione. Guido Westerwelle è un vero fenomeno, un paradosso vivente: è arrivato infatti a fare di un partito neoliberale il grande vincitore di un’elezione all’indomani del crollo del neoliberalismo. È riuscito – proprio dopo il crollo mondiale del radicalismo di mercato – in ciò che non gli era mai riuscito prima. Westerwelle ha riportato la vittoria alle elezioni molto semplicemente, non facendo altro che ripetere in campagna elettorale ciò che aveva detto sempre: “più mercato”, “meno imposte”.

Westerwelle, insomma, non si è fatto impensierire dalla crisi delle banche, e ha agito come se la crisi finanziaria non avesse nulla a che vedere con l’Fdp e le sue teorie. Molti elettori hanno manifestamente considerato il suo atteggiamento come la versione liberale di un modello sperimentato. Può anche darsi che questo scrutinio sia la prova che gli elettori hanno visto i liberali meno come difensori di un’ideologia e più come rappresentanti di posizioni che tornano loro utili a livello personale, soprattutto nell’ambito della politica fiscale. Tenuto conto dell’indebitamento pari a svariate centinaia di miliardi di euro, abbassare le imposte per innescare quello che si presume soltanto che possa essere un progresso notevole equivarrebbe a giocare alla roulette russa con la società tedesca. In base all’articolo 66 della Costituzione tedesca, il cancelliere e i ministri non devono esercitare attività commerciali: pertanto non possono giocare d’azzardo (a fini professionali) con il popolo tedesco.

La fine dell'età dell'oro

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Angela Merkel adesso ha la coalizione che il suo partito auspicava: la piccola coalizione non le è poi così gradita, ma dovrà fare di necessità virtù. In futuro non potrà sicuramente più nascondersi dietro l’Spd. E la Cdu chiederà ancor più insistentemente una linea politica incentrata sull’economia. Restano per ora senza risposte alcune domande: la cancelliera continuerà a rivestire il ruolo di “mamma” della nazione? Incontrerà difficoltà con l’Fdp e il suo partito? Diventerà una lady di ferro? Perderà fama e reputazione agli occhi della popolazione? L’età d’oro di Angela Merkel è finita. La Cdu ha approfittato della debolezza dell’Spd e ne è uscita più forte. Ma il partito è stanca. L’Unione avrebbe ancora una volta bisogno di un aiuto da parte sua, ma non sembra che Angela Merkel sia in grado di offrirlo. Il centro politico ormai è occupato da partiti di medie dimensioni.

All’opposizione, l’Spd dovrà uscire dalla paralisi dovuta all’alleanza federale: in pratica deve trovare una cooperazione con la Linke, se intende ritrovare il proprio posto al potere. Il governo giallo-nero è verosimilmente un governo di transizione. Occupa il campo in un periodo di rifiuto generale per le coalizioni – periodo durante il quale tutti i partiti devono comprendere che l’autoreferenzialità politica è pregiudizievole in un sistema pentapartitico. Il costante abbassamento dell’afflusso alle urne, oltretutto, si spiega anch’esso con la paralisi dei partiti. Le carte del gioco politico, che oggi sembrano incollate l’una all’altra, saranno ben presto rimescolate. Il tempo della noia – tanto deplorato in campagna elettorale – è finito.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento