Malati immaginari

Disonesti, pigri o ipocondriaci che siano, da sempre gli europei usano prendersi giorni di malattia nonostante stiano benissimo. Dalla letteratura francese e dall'antichità greca vengono curiosi modi per definire questa pratica.

Pubblicato il 2 Ottobre 2009 alle 11:11

A maggio, l’Organizzazione mondiale della sanità ha alzato l’allerta della pandemia dell’influenza A dal quinto al sesto livello. Il giorno seguente, il numero di assenze dal lavoro in Inghilterra (relative all'influenza A) balzò al 30%. L’idea che il mondo sia in preda ad un’epidemia potrebbe incoraggiare qualcuno a pensare al peggio alla prima sensazione del tipico pizzicore alla gola. Gli italiani, quando si ritagliano un giorno libero, fanno sega. Il giorno in cui gli inglesi restano a casa è noto come il duvet day (il giorno del piumone), mentre il concetto corrispondente nella lingua tedesca è blue machen (letteralmente “fare blu”). Ciò deriva dall'espressione "a blue Monday": tradizionalmente, gli artigiani tedeschi indossavano dei grembiuli blu e avevano il lunedì come giorno di riposo.

L'ipocondria ha origini europee. Il termine fu coniato da Ippocrate: alcuni fisici dell'antica Grecia credevano che la milza (posizionata sotto un'osso detto ipocondrio) era la fonte di vari malanni. Da allora, molte cose vengono rimproverate al povero organo. In polacco, lo sledziennik (l’irritabile) è una persona piuttosto depressa che lamenta di avere varie malattie. In Francia, avere lo "spleen Baudelairiano» significa soffrire della malinconia descritta dal poeta (scrisse tre distinte poesie sull'angoscia esistenziale, tutte chiamate spleen). Quando i polacchi riconoscono un caso di chory z urojenia (malato immaginario), stanno facendo un riferimento letterario alla commedia di Molière Le Malade Imaginaire (Il malato immaginario - 1673). Nel racconto, un vecchio avaro viene persuaso di avere un certo numero di malattie, per le quali i suoi medici, sono ben felici di prescrivergli costosissimi trattamenti. L'espressione «malade imaginaire" è viva e vegeta nella lingua francese e i cronisti italiani raccontano dei danni all'economia causati dai malati immaginari.

L’ingannare volutamente il capo per farsi dare la giornata libera in inglese si dice "to pull a sickie". In Spagna invece, se qualcuno ama raccontare frottole viene accusato di soffrire di cuentitis (“menzognite”). In polacco inventarsi delle bugie elaborate si dice "odstawiac szopke" (fare un presepe di Natale) o "odstawiac cyrk" (allestire un circo). Baudelaire e Molière potrebbero essere ricordati affettuosamente per i loro talenti creativi, ma sembra che le invenzioni attuali siano alquanto meno celebrate.

Naomi O'Leary (traduzione di Laura Pasquini)

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