A Praga "Klaus blocca l'Europa", titola Lidové Noviny. Da diversi mesi il presidente ceco rifiuta di ratificare il trattato e aspetta ormai il parere della Corte costituzionale ceca per prendere una decisione. "Si tratta di una grande vittoria, che Klaus aspettava da tempo", ironizza Zbynek Petracek su Lidové Noviny. "Il destino di un trattato che riguarda 500 milioni di europei dipende ormai dalla sua decisione. I suoi argomenti saranno ascoltati da tutto il mondo, da New York a Mosca. Non parlerà più in qualità di rappresentante eccentrico di un piccolo paese, o come invitato di un gruppo per negare il riscaldamento climatico. Adesso lo prenderanno sul serio".
Bruxelles vuole isolare Klaus
Di fronte all'intransigenza del presidente ceco, "la strategia dell'Europa è chiara: non fare pressioni o minacciare il paese, ma isolare Klaus e creare l'immagine di un presidente che ignora la volontà del suo parlamento e compromette la posizione del suo stato in seno all'Europa, spiega Aktualne.cz. "Si tratta di mettere Klaus da un lato e il resto dell'Europa dall'altro", precisa un diplomatico vicino alla Commissione europea citato dal sito d'informazione ceco. Le discussioni sono ormai condotte insieme al primo ministro del governo provvisorio Jan Fischer. Quest'ultimo è convinto che Klaus si comporterà da uomo di stato responsabile e firmerà entro la fine dell'anno.
Secondo Respekt la Corte costituzionale ceca deciderà a metà ottobre se esaminare una seconda volta il ricorso presentato da un gruppo di senatori vicini a Klaus. Il settimanale di Praga è “convinto di sì”: i giudici potrebbero emettere il verdetto entro la fine di novembre e l'inizio dicembre. “L'insieme del processo dovrebbe essere terminato per il vertice europeo del 10 e 11 dicembre”, assicura Respekt, sottolineando che Klaus avrà il tempo di firmare prima del 10 dicembre.
L'esitazione di Kaczynski
A Varsavia Lech Kaczynski aveva lasciato capire che avrebbe ratificato il trattato di Lisbona se gli irlandesi avessero approvato il testo in occasione del secondo referendum. Ma oggi non sembra più così sicuro. Rzeczpospolita rivela: “il presidente continua a esitare e vorrebbe ottenere delle garanzie che la Polonia potrà seguire l'esempio della Germania e accresce il ruolo del suo parlamento negli affari europei”. Il mese scorso il parlamento tedesco ha votato, su richiesta della Corte costituzionale, una legge che rafforza i suoi poteri di controllo sulle decisioni che comportano un trasferimento di sovranità. Il quotidiano conservatore aggiunge che Kaczynski “potrebbe anche ritardare la ratifica per ottenere un posto importante per il candidato polacco in seno alla nuova Commissione europea”, che deve essere ancora designata.
Nonostante la volontà di proteggere gli interessi del loro paese, né Klaus né Kaczynski dovrebbero bloccare il trattato di Lisbona, osserva Andrzej Talag su Dziennik Gazeta Prawna. “I paesi più deboli, come la Polonia e la Repubblica ceca, hanno bisogno del trattato, una rete protettrice che permette loro di rafforzarsi e di rimettere in discussione la leadership franco-tedesca dell'Unione, osserva l'editorialista. La “tattica di Robin Hood” adottata dai loro presidenti è nefasta per entrambi i paesi.
Cameron e il rompicapo del referendum
A Londra, David Cameron non è ancora al potere. Ma il favorito alle prossime elezioni di primavera ha da tempo promesso un referendum sul trattato di Lisbona. Una promessa che potrebbe però metterlo in difficoltà. “La delicata questione dell'Europa è tornata a ossessionare il partito conservatore”, osserva The Independent, dopo l'appello del sindaco di Londra Boris Johnson a consultare gli inglesi sul trattato e sulla loro appartenenza all'Unione europea.
Secondo il Daily Telegraph, un governo Cameron potrebbe organizzare “un referendum su alcuni diritti che la Gran Bretagna è stata costretta ad abbandonare, piuttosto che su Lisbona, perché questo sarà un verdetto sull'avvenire dell'appartenenza della Gran Bretagna all'Ue”.