L'affermazione elettorale del leader dei liberali tedeschi Guido Westerwelle, gay dichiarato e prossimo ministro degli esteri della Germania, giunge a coronamento di un lungo cammino che ha visto i politici omosessuali uscire dalla nicchia in cui sono stati confinati per decenni. "Non è più il 'gay power' stridente dei militanti 'single issue' , la cui presenza politica era definita dalla propria sessualità e il cui programma era solo "aiutare la causa", scrive Il Foglio. Gli omosessuali ora puntano con successo alla politica mainstream, come dimostrano il sindaco di Parigi Bertrand Delanöe e quello di Berlino Klaus Wowereit, candidati alla guida dei rispettivi partiti socialdemocratici, il Ps e la Spd. In Gran Bretagna c'è un altro gay che sta scalando le gerarchie di partito, il ministro delle attività produttive Peter Mandelson, uno dei pochi a sottrarsi al crollo di popolarità che sta investendo i laburisti. Come sottolinea Il Foglio, però, "essere un 'out gay' vuol dire militare in un partito di sinistra, o quanto meno liberale. Quelli di destra si nascondono". Le (clamorose) eccezioni vanno cercate nella destra estrema, e sono accomunate dal destino tragico: il leader xenofobo olandese Pim Fortuyn, assassinato nel 2002, e quello austriaco Jörg Haider, scomparso in un incidente stradale nel 2008.
I gay ce l'hanno fatta
Dopo le donne e le minoranze etniche, un altro gruppo di outsider è finalmente riuscito a sfondare il soffitto di cristallo che lo separava dai vertici della politica europea, scrive Il Foglio.
Pubblicato il 6 Ottobre 2009 alle 14:00
Guido Westerwelle (sn), leader dell'FDP tedesco, col suo compagno Michael Mronz (AFP)
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