L’internazionale nazionalista

Una nuova Europa sta nascendo nell'ombra della crisi. Un'Europa in cui predominano la sfiducia nei confronti dei politici, l'intolleranza e l'islamofobia.

Pubblicato il 29 Novembre 2011 alle 15:19

Uno studio atipico, intitolato "Il nuovo volto del cyberpopulismo", è stato presentato all'inizio di novembre dal think tank Demos, che ha chiesto a più di 10mila militanti di estrema destra di tutta Europa come vedevano l'evoluzione della società. Demos ha incontrato questi militanti nell'ambiente in cui sono attivi, cioè nei social network, allo scopo di fare un'analisi della "nuova destra" a partire dai ragionamenti dei suoi protagonisti.

Questi ultimi sono per lo più attivi sulla rete, anche se votano, manifestano e mostrano il loro impegno anche in altri modi. Il movimento riunisce tanto i provocatori dell'English Defence League quanto politici più tradizionali come l'olandese Geert Wilders o lo svedese Jimmie Åkeson.

I suoi membri non hanno fiducia nei responsabili politici né nel sistema giuridico; votano, anche se dubitano che il loro voto possa cambiare qualcosa. Sono per lo più uomini – solo un quarto dei militanti sono donne – giovani (due terzi dei cyberattivisti hanno meno di 30 anni). Si tratta di un cybermovimento internazionale che paradossalmente milita per il ripristino delle frontiere. Un'"internazionale" composta da individui che non amano gli stranieri.

L'estrema destra europea ingloba diverse tendenze e movimenti, ed è sempre facile cadere nella trappola della generalizzazione. Ma in Europa esiste una frangia relativamente numerosa della popolazione che ha paura di perdere la propria identità nazionale e ha paura dell'integrazione europea e della globalizzazione.

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L'Europa ha già fatto l'esperienza del nazionalismo – un movimento che ha portato alla guerra e al genocidio – e quindi dovrebbe fare attenzione. Ma la vigilanza non sembra particolarmente alta.

Un quarto di poveri

In un momento in cui si parla soprattutto di debiti nazionali, si sente spesso dire che è di fondamentale importanza ripristinare la fiducia dei mercati nell'Europa e nei suoi paesi membri. Ma la fiducia dei cittadini è ancora più importante, in particolare quella dei giovani. Tuttavia i dirigenti politici europei non sembrano prestare molta attenzione a questo elemento.

Per ora il risultato della gestione della crisi economica è un aumento delle disuguaglianze e l'emarginazione di interi settori della società. Gli effetti peggiori di questa cura di austerità si sono fatti sentire in Grecia: in un anno 400mila persone hanno perso il lavoro. Un quarto della popolazione vive ormai sotto la soglia di povertà. Chi saranno i prossimi sulla lista? Che succederà in Italia adesso che Berlusconi non c'è più?

La situazione attuale sembra l'esempio tipico del modo in cui non bisogna trattare le persone se si vuole evitare un'esplosione sociale. (traduzione di Andrea De Ritis)

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