È quasi sera, Karolina, 32 anni, una bella ragazza tedesca, si prepara per il lavoro. Truccata, profumata, poco vestita, si accinge a esercitare alcune ore di "attività lucrativa" nel suo appartamento berlinese, arredato come un locale erotico. Karolina è una delle 450mila prostitute che lavorano in Germania. È indipendente – 'persona fisica autorizzata', secondo il linguaggio economico romeno. Ma deve pagare la tassa sul reddito, la tassa per gli affari finanziari e quella professionale, perché è iscritta all'albo. Karolina paga anche la tassa della parrocchia e la rata dell'assicurazione sanitaria.
"Non ho più di due o tre clienti a sera, e mai più di dieci a settimana. Quasi il 60 per cento delle mie entrate va al fisco e alle altre istituzioni. E ho una deduzione per le forniture", sorride. A giudicare dalle tasse che paga, Karolina guadagna intorno ai 15-20mila euro al mese.
Clienti abituali
Un'ora di fuso orario più in là, a Bucarest, gli affari sono più o meno gli stessi, ma sono illegali. Dani ha 21 anni, è al secondo anno "di un'università di scienze umane". Vive con la sua coinquilina Andreea in un quartiere a sud della capitale. Nessuno potrebbe immaginare che il loro elegante appartamento, affittato per 300 euro al mese, è un luogo di incontri sessuali. "Ci limitiamo a ricevere pochi clienti abituali che vengono una o due volte a settimana", spiega Dani. Per ingannare i vicini "gli chiediamo di fermarsi con l'ascensore al piano di sopra o a quello di sotto, e poi di entrare direttamente senza suonare".
Non sembrano molto interessate alla legalizzazione della prostituzione. "Ci mancherebbe questa! Che sul mio biglietto da visita ci fosse scritto 'prostituta', e magari anche le mie qualifiche!", ride la bruna, come se fosse tutto uno scherzo.
Per le ragazze, a Bucarest come a Berlino, il lavoro è lo stesso. Ma in Germania è legale, e lì le prostitute pagano le tasse. In Romania è illegale, e tutti sembrano contenti di questa situazione: le ragazze perché non pagano le tasse, le autorità perché non devono tirare in ballo un tema scottante, e la società perché può rimanere protetta dall'ipocrisia.
Depenalizzazione, non legalizzazione
Regolarizzare la prostituzione comporta una serie di problemi burocratici, alcuni dei quali fanno sorridere. "Chi vuole tassare le prostitute dovrebbe poter verificare la fonte dei redditi. Allora servirebbero ricevute e fatture", fa notare il sociologo Alfred Bulai. E poi, dopo decenni di comunismo, le case chiuse sono solo un ricordo. La Romania non ha le basi burocratiche per un simile cambiamento. Per essere legalizzata, la prostituzione dovrebbe essere iscritta in una delle 45 classi di attività, il che imporrebbe delle condizioni: "La descrizione dell'attività, i compiti e le responsabilità, gli strumenti di lavoro, l'orario di lavoro, le situazioni a rischio, le promozioni".
C'è poi un altro interrogativo che riguarda la legalizzazione delle prostitute: qual è il miglior modo per incassare i soldi dei clienti? "Hanno tre possibilità: a titolo di salariate, come persone fisiche autorizzate o come membre di un'associazione familare", spiega un commercialista esperto.
Il nuovo codice penale (che entrerà in vigore nel 2010) cancella il reato di prostituzione, ma non legifera in materia. "Ma non si tratta di una legalizzazione. Ora non è più un reato penale, ma una semplice infrazione amministrativa", precisano dei funzionari di polizia. E gli economisti dubitano che la legalizzazione delle prostitute aumenterebbe significativamente le entrate fiscali dello stato.