Il ministro degli esteri che rappresenterà il continente sullo scenario internazionale, fungendo da voce dei 27 paesi membri, diventerà l’erede di Javier Solana come segretario-generale del Consiglio e al contempo si accollerà anche il portafoglio di Commissario agli esteri dell’Ue e fungerà da vice-presidente della Commissione europea. Nessuno prima d’ora ha mai rivestito questo duplice ruolo in Consiglio e Commissione.
Per espletare la sua missione, Catherine Ashton disporrà di una potentissima amministrazione, che ha tutte le premesse per rivelarsi molto costosa e di grande portata. Il nuovo European external action service” potrebbe ritrovarsi con un organico di 6-7mila funzionari: di conseguenza l’Ue si ritroverebbe con un ulteriore apparato di eurocrati, senza aver soppresso alcuna posizione permanente nei ministeri degli esteri dei 27 stati membri.
Guinzaglio corto
Da decenni gli europeisti più convinti sognavano una politica estera unica. Si spera pertanto che stiano per giungere alla fine i giorni in cui il più alto diplomatico dell’Ue, Solana, tuonava contro i brogli elettorali in Kenya nello stesso momento in cui il Commissario dell’Ue per lo sviluppo trasferiva milioni di euro proprio nei conti correnti di coloro che avevano truccato le elezioni. A peggiorare le cose, l’autonomia di Ashton sarà fortemente limitata, come illustra un documento di una decina di pagine approvato al summit dell’Ue a ottobre. Durante le consultazioni regolari dell’Ue con i leader di Russia, Cina o Stati Uniti, saranno i presidenti di Consiglio e Commissione a occuparsi delle trattative. Il ministro degli esteri si limiterà a rivestire un “ruolo di supporto”, come lo si definisce a Bruxelles.
Oltre a godere di scarsa autonomia in summit di questo tipo, il più alto diplomatico europeo non potrà neppure avventurarsi al di là di limiti molto strettamente definiti allorché dovrà occuparsi delle questioni politiche di tutti i giorni. L’Alto rappresentante potrebbe essere autorizzato a dialogare con il governo turco in relazione ai suoi rapporti con l’Iraq, ma non potrà discutere con i rappresentanti di Ankara i requisiti per un’eventuale adesione della Turchia all’Ue, quali la libertà di stampa e il rispetto dei diritti umani. In futuro, la questione dell’adesione turca sarà di pertinenza esclusiva della sola Commissione. Nei Balcani, Ashton potrà parlare di tutto alla luce del sole, ma non dovrà in nessun caso citare eventuali aiuti finanziari da parte di Bruxelles. Qualsiasi argomento che abbia a che vedere con l’allargamento dell’Ue, infatti, ricade nella giurisdizione della Commissione. Ashton dovrà altresì fare di tutto per tenersi alla larga da tematiche cruciali quali gli aiuti all’estero e il commercio internazionale.
Poltrone per tutti
L’enorme massa di collaboratori dell’Alto rappresentante potrebbe provocare confusione e complessità ancora maggiori: si tratta infatti di un gruppo molto eterogeneo, comprendente qualche centinaio di esperti del Consiglio europeo a fianco di circa tremila colleghi provenienti dalla Commissione. A questo gruppo dovrebbero poi aggiungersi altri duemila diplomatici ed esperti provenienti da tutti i 27 Stati membri. I capi di stato e di governo chiedono che un terzo di questo esercito di collaboratori sia selezionato in modo da rappresentare tutti i paesi, nessuno escluso. La loro distribuzione regionale pertanto dovrà essere ben bilanciata ed essere caratterizzata oltretutto da una perfetta parità di genere.
A complicare le cose, infine, c’è la richiesta di rimpiazzare ciascuno di questi collaboratori ogni quattro anni e di far sì che durante il loro mandato ricoprano a rotazione vari incarichi. Nel frattempo, i funzionari della Commissione europea di Bruxelles paiono maggiormente preoccupati dai loro interessi, anche se non hanno molto di cui preoccuparsi. Nel peggiore dei casi, infatti, saranno trasferiti a incarichi di tutto riposo in uno dei dipartimenti Ue che hanno già un numero incredibilmente alto di funzionari, e ben poco lavoro di cui farsi carico.