Vladimir Putin (s) e Dmitri Medvedev a Soci, sul Mar Nero, il 14 agosto 2009 (AFP)

Mosca cerca amici in Europa

Dopo le tensioni nate dal disfacimento dell’impero sovietico e nel periodo successivo all’11 settembre, tra Europa e Russia è giunta l’ora del riavvicinamento. Favorito dal relativo disinteresse degli Stati Uniti e dall’assenza di divergenze evidenti, si va costruendo con pragmatismo e spesso per iniziativa del Cremlino.

Pubblicato il 27 Novembre 2009 alle 17:22
Vladimir Putin (s) e Dmitri Medvedev a Soci, sul Mar Nero, il 14 agosto 2009 (AFP)

Sembra che i rapporti Ue-Russia siano in procinto di evolversi in maniera significativa, scrive Timpul. Il desiderio di Mosca di entrare nel Partenariato orientale, la possibile liberalizzazione dei visti per i cittadini russi e i contratti firmati tra le aziende europee e russe dimostrano che l’“Ue e la Russia hanno bisogno l’una dell’altra, più che mai”. Le relazioni tra Ue e Russia dovrebbero farsi sempre più cordiali su iniziativa di quest’ultima, scrive il quotidiano di Chisinau, secondo il quale il particolare benvenuto dato ai dirigenti eletti in virtù del trattato di Lisbona palesa la preferenza per interlocutori provenienti dall’Europa occidentale, che tenderebbero a prendere meno in considerazione gli ex paesi comunisti.

L’offensiva diplomatica di Mosca nell’Unione si spiega anche a livello commerciale, in quanto la Russia ambisce ad acquisire le tecnologie europee, afferma Dziennik Gazeta Prawna. Dopo aver firmato accordi vantaggiosi con le società tedesche, il Cremlino ha iniziato a raccogliere contratti a man bassa in Francia, dove si interessa soprattutto al settore spaziale e nucleare, ma anche a quello militare. "La Russia oggi è un paese arretrato, che ha bisogno di una rapida modernizzazione. Ma invece di formare scienziati e di sviluppare tecnologie in proprio, preferisce acquistare direttamente conoscenze e nuove soluzioni" osserva il quotidiano polacco, secondo il quale “contrariamente a Washington o Londra, Parigi non si fa problemi a condividere con Mosca le sue competenze”.

In occasione della sua visita a Parigi del 26-27 novembre, il primo ministro russo Vladimir Putin ha firmato una ventina di intese bilaterali nei settori dell’energia, dell’industria automobilistica, dell’ambiente e dei visti. Ma anche degli armamenti, sottolinea Le Figaro: Mosca è pronta a sborsare 500 milioni di euro per una nave da guerra della classe Mistral, fiore all’occhiello della marina francese e potenziale elemento chiave per ricostituire la flotta militare russa. Questo contratto ha una valenza simbolica molto alta, perché sarebbe “la prima volta che un paese della Nato vende a Mosca armamenti di questo tipo” osserva Le Monde. Se Romania Libera vede in questo eventuale contratto un “puro commercio, un motivo d'imbarazzo per Parigi”, che ignorerebbe così il Codice europeo di condotta sull’esportazione di armi, secondo Le Monde si tratterebbe più che altro di un segnale di “riavvicinamento politico-militare” tra i due pesi. Per il quotidiano parigino, la Francia intenderebbe “coltivare una relazione particolare con la Russia” in campo militare. L’idea che pare piacere in modo particolare al presidente francese Nicolas Sarkozy è quella di ancorare la Russia a un ordine continentale di stabilità, non potendo “farle condividere i valori democratici europei” e creare di conseguenza un “futuro spazio di sicurezza comune” tra Europa e Russia.

L’altro settore nel quale la strategia russa nei confronti dell’Europa sembra dare buoni frutti è quello dell’energia: dato che l’Unione non dispone di una politica comune, ogni paese negozia da solo con Mosca i propri contratti di rifornimento. Le imprese francesi (Veolia, GDF-Suez, Electricité de France) si sono così attivate per stringere rapporti di partenariato con il gigante russo dell’energia Gazprom, che ha due progetti di gasdotti allo studio. "Vladimir Putin sta per realizzare un colpo da maestro sul fronte della diplomazia energetica" sottolinea Le Monde, "ovvero coinvolgere tutti i paesi europei e le loro multinazionali nei suoi progetti di sviluppo dei gasdotti che circondano l’Ucraina, la Bielorussia, la Polonia e i paesi baltici: il Nord Stream che collegherà Russia e Germania sotto il Mar Baltico, e il South Stream che attraverserà il Mar Nero e si dividerà in due tronconi, uno verso l’Italia e l’altro verso l’Austria. Come Germania e Italia, neanche la Francia vede una contraddizione tra le presenza delle proprie aziende nei due progetti russi, che aumenteranno così la loro dipendenza dal gas russo, e il loro appoggio al progetto del gasdotto europeo Nabucco che aggira la Russia".

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L’entusiasmo francese nei confronti del Cremlino non è tuttavia condiviso da Varsavia, come sottolinea Polska: il governo polacco storce ancora il naso all’idea di firmare il contratto per il gas che porta al 40 per cento dell’approvvigionamento ed estende fino al 2037 la fornitura di gas russo alla Polonia. L’aspetto più controverso è l’aumento della dipendenza dal gigante russo dell’energia Gazprom, “quando il capo di stato ambisce invece a diversificare le fonti di approvvigionamento della Polonia” e il fatto che “probabilmente comporterà un ritardo nella costruzione del terminal di rigassificazione di Świnoujście".

Se la fiducia tra Mosca e Varsavia non è ancora un argomento all’ordine del giorno per le questioni energetiche, lo è invece per ciò che concerne la questione dei visti: Polonia, Lituania e Russia chiederanno insieme alla Commissione europea di includere l’enclave russa di Kaliningrad nella zona di libero accesso lanciata nel maggio scorso dai tre paesi, come spiega Gazeta Wyborcza. Secondo l’accordo proposto, gli abitanti di Kaliningrad potrebbero spostarsi senza visto in territorio polacco e lituano nel limite di 30 chilometri dalla frontiera. L’obiettivo è quello di far decollare l’economia di Kaliningrad e dare nuovo impulso ai commerci tra quest’ultima e i vicini polacchi e lituani. "Questa iniziativa ha anche un aspetto geopolitico", dichiara al quotidiano di Varsavia una fonte diplomatica. "Vogliamo trasformare Kaliningrad da zona potenzialmente pericolosa a luogo di potenziale cooperazione".

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