La Grecia è l’unico esempio di un paese che vive in bancarotta sin dal giorno della propria fondazione. Se la Francia o l’Inghilterra vivessero anche solo un anno in simili condizioni, si assisterebbe a catastrofi terribili. La Grecia, invece, ha vissuto in pace oltre vent’anni di bancarotta. Tutti i bilanci, dal primo all’ultimo, sono in passivo.
Quando in un paese civile le entrate non bastano a coprire le uscite, si ricorre a prestiti a livello interno. È un sistema che il governo greco non ha mai sperimentato, né potrebbe sperimentare. Perché la Grecia potesse negoziare un prestito all’estero c’è stato bisogno che le sue potenze protettrici ne garantissero la solvibilità. Le risorse fornite da questo prestito sono state scialacquate dal governo, senza alcun vantaggio per il paese, e una volta dilapidati i soldi è stato necessario che i garanti, per puro buon cuore, ne onorassero gli interessi. La Grecia non sarebbe stata in grado di pagarli.
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Commento
Senza stato non c’è salvezza
Oltre un secolo dopo, Die Zeit condivide l'analisi di Edmond About e punta il dito contro la mancanza di comunicazione in seno al governo greco e il numero aberrante di funzionari in uno stato obsoleto. Secondo il settimanale tedesco, anche se Bruxelles continua a cercare di salvare la Grecia, le riforme non avranno successo fino a quando Atene non si doterà di una struttura statale moderna.
Un tempo si parlava di state building (costruzione dello stato), soprattutto nelle regioni mutilate dalla guerra. Oggi è un paese dell'Unione europea a essere coinvolto. E lo stato che si vuole proteggere dal fallimento continua a non esistere.