Il club "Le Cab", Parigi. Feuillu/Flickr

Parigi va a letto presto

Un tempo paradiso dei nottambuli, la capitale francese ha perso smalto. Colpa dei troppi divieti, affermano i professionisti della notte, che hanno lanciato una petizione rivolta alle autorità.

Pubblicato il 16 Dicembre 2009 alle 14:22
Il club "Le Cab", Parigi. Feuillu/Flickr

A parte i grandi artisti internazionali, ci sono stati sempre meno concerti e festival in grado di riempire grandi strutture come lo Zénith, nella zona nord della città. Una tragedia culturale che si consuma nella culla della Fête de la Musique. Quasi 13 mila persone hanno firmato una petizione per salvare il declino della vita notturna lungo la Senna. Ma i protagonisti della notte non si arrendono facilmente: Éric Labbé e altri artisti hanno lanciato l’iniziativa dal titolo “Quand la ville meurt en silence” (“Quando la città muore in silenzio”), quasi 13 mila persone hanno seguito il richiamo e, nel giro di un mese, hanno firmato una petizione rivolta a diversi ministri e politici della città per salvare dal declino la vita notturna lungo la Senna. Nella petizione gli artisti sottolineano l’importanza culturale che hanno le feste notturne per la regione intera e chiedono l’intervento della politica, l’abolizione di ostacoli amministrativi e la predisposizione di spazi per le manifestazioni culturali.Di fatto, le ordinanze per mantenere il silenzio in città, gli affitti improponibili degli spazi migliori e, non ultima, l’introduzione del severo divieto di fumo nel 2008, sono diventate un regolare freno al divertimento. Se gli abitanti sono felici che la quiete pubblica sia sempre meno disturbata, il popolo notturno si dirige amareggiato e offeso verso altre metropoli. I musicisti più importanti adesso suonano a New York, a Tokyo o a Berlino.

Il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, dovrebbe chiedere al suo collega Klaus Wowereit come mai negli ultimi tempi Berlino sia il paradiso dei festaioli. Probabilmente, il sindaco di Berlino gli spiegherebbe degli affitti bassi, dei tanti locali aperti sia di giorno che di notte e lo porterebbe al Berghain, che per la rivista di musica elettronica DJMag è il "il migliore locale techno del mondo". Delanoë, dal canto suo, si lamenterebbe perché The Deep ha chiuso e Les Bains Douches ha finito con le notti infuocate. Mentre lungo la Sprea giovani provenienti da tutto il mondo si scatenano in fabbriche affittate a basso prezzo, lungo la Senna frequentano night club piccolissimi e sovraffollati, oppure vanno in uno dei pochi e carissimi locali come il Rex.

Oltre il Périphérique la speranza

L’unico barlume di speranza arriva dalla tanto attesa riapertura del Flèche d’Or nel ventesimo arrondissement. Nessuno può ancora sapere però se questo capannone, chiuso per mesi e che minacciava di andare in rovina, avrà davvero un futuro brillante. Sarebbe troppo semplice, tuttavia, addossare la colpa del declino della vita notturna a tremendi squali dell’immobiliare o a gestori di locali a caccia di soldi. La voglia dei parigini di trovare una nuova scena underground ha dei limiti, uno dei quali ben visibile: il Boulevard Périphérique non delimita solo la città, al di là della tangenziale finisce anche il regno della maggior parte dei nottambuli. Le ex zone industriali e i terreni inutilizzati sarebbero, però, ideali per la vita notturna. Non a caso, la banlieue ha dato vita al fenomeno tecktonik, un movimento che abbraccia il ballo, la musica e la moda e che, con il successo del 2000, ha lasciato la periferia per arrivare nelle metropoli internazionali. Invece che a New York o a Tokyo, una navetta notturna dovrebbe portare i giovani scatenati proprio in questa zona, dove potrebbero finalmente urlare a squarciagola Festaaaa!

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Romy Straßenburg / Traduzione Alba Fortini

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