Marte e Venere, dieci anni dopo

Gli americani sono figli del dio della guerra, gli europei di quella dell'amore, scriveva Robert Kagan nel 2002. Ma dopo i fallimenti in Iraq e Afghanistan e la crisi del modello europeo le cose sono cambiate.

Pubblicato il 11 Aprile 2012 alle 14:32

È arrivato il momento di ammettere che siamo diversi, scriveva dieci anni fa Robert Kagan scatenando una polemica infuocata. Gli americani, scriveva Kagan nel suo articolo (“Power and Weakness”, Policy Review 113/ 2002), venerano Marte, dio della guerra, mentre gli europei sono devoti a Venere, dea dell’amore. Gli americani, proseguiva Kagan, vivono in un mondo hobbesiano basato sull’uso della forza. Gli europei invece vivono - o sostengono di vivere - in un mondo kantiano, governato dal diritto e dalle istituzioni.

E così, mentre gli europei fanno di tutto per liberarsi del potere e della forza, gli americani li utilizzano come strumenti per modellare il mondo a loro immagine e somiglianza. Finita la Guerra fredda, proseguiva Kagan, gli europei si preparavano a vivere in armonia e felicità. Ma l’11 settembre ha dimostrato che il mondo non era cambiato, almeno non nel senso in cui credevano gli europei. Gli abitanti del vecchio continente, però, a quel punto hanno deciso di negare la realtà anziché accettarla.

L’articolo di Kagan è poi sfociato in un libro omonimo, dando luogo a fiumi di inchiostro e critiche. Oggi, dieci anni dopo, la rivista che pubblicò per prima l'articolo (Policy Review) ci propone un'interessante retrospettiva a opera dello stesso Kagan (“A comment on context”, Policy Review 172/ 2012) e un interessantissimo articolo di Robert Cooper (Hubris and False Hopes), uno degli architetti intellettuali della politica estera europea.

Kagan ci racconta varie cose che non sapevamo e che ci aiutano a comprendere meglio il suo articolo. Innanzitutto ci ricorda che il testo è stato concepito prima dell’11 settembre e della guerra in Iraq, e che in nessun modo voleva fornire una giustificazione della guerra e delle politiche di Bush. Le differenze tra Europa e Stati Uniti, aggiunge oggi Kagan, sono strutturali, ed erano ben visibili anche all'epoca di Clinton. L’amministrazione Bush le ha soltanto aggravate.

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Kagan precisa che mentre scriveva l’articolo il suo riferimento principale era un europeo: Robert Cooper, il diplomatico britannico che per un decennio è stato consigliere di Javier Solana ed è stato anch'egli autore di un testo polemico (“Lo Stato postmoderno”, 2002) in cui sosteneva la necessita di “un nuovo interventismo liberale”.

Secondo Cooper le democrazie europee dovevano superare le proprie paure e intervenire militarmente all’estero per difendere i valori della democrazia liberale. Il mondo esterno, spiegava Cooper, non era popolato soltanto da entità postmoderne come l’Ue, ma anche da stati classici che si basavano su parametri come la forza e il potere.

Il terzo gode

Il fatto che la critica di Kagan all’atteggiamento degli europei nei confronti dell’uso della forza fosse condiviso da qualcuno che nel vecchio continente è particolarmente interessante, perché smentisce il carattere permanente e inconciliabile delle supposte differenze tra europei e americani.

Ancora più interessante è l'articolo scritto da Cooper dieci anni dopo a proposito della “contrapposizione” tra Marte e Venere. Secondo Cooper, dopo gli errori in Iraq e Afghanistan, gli Stati Uniti sono vittima della “debolezza del potere”: la loro enorme forza militare è servita a poco, e Washington ha dovuto imparare una dura lezione di umiltà. Oggi gli Stati Uniti sanno che bisogna affidarsi non soltanto alla forza ma anche alla politica, alla legittimità, alla costruzione dello stato e al diritto.

Nel frattempo, sull’altra sponda dell'Atlantico anche il mondo kantiano e postmoderno in cui gli europei credevano di vivere scricchiola. I due schieramenti, insomma, sono diventati più umili. Venere e Marte hanno pareggiato mentre la Cina avanza minacciosa?

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