Una curda davanti alla Corte di Strasburgo (AFP)

L’Europa esporta giustizia

Libertà di religione, parità di diritti, violazioni dei diritti dell’uomo: sempre più turchi chiedono e ottengono giustizia rivolgendosi al Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. Un fenomeno che esaspera i giuristi, ma che poco alla volta sta cambiando la società.

Pubblicato il 19 Febbraio 2010 alle 15:29
Una curda davanti alla Corte di Strasburgo (AFP)

I turchi hanno sostituito l’antico adagio “Per fortuna che esistono ancora dei giudici ad Ankara” con uno nuovo: “Per fortuna che esistono ancora dei giudici a Strasburgo”. Quando vogliono ottenere giustizia, i turchi bussano in massa alle porte della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (l’organo giudiziario del Consiglio d’Europa, distinto dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea). Si tratta di un bene per le vittime, ma il malcontento dilaga: “Non siamo capaci di giudicarci da soli?” si chiedono in molti.

Dopo una recente sentenza della Corte, Ebuzet Atalan posa sorridente per i fotografi, con una carta d’identità turca in mano. Questo fedele dello yazidismo potrà presto togliere la X che barra la casella “religione” sulla sua carta d’identità. Le autorità non riconoscevano il culto di Atalan. Allo stesso modo, quindici milioni di seguaci di Alevis non potevano dichiarare la loro fede sui documenti, dove poteva figurare solo l'Islam. Uno di loro ha quindi intentato un processo: i giudici locali gli hanno dato torto, ma i giudici europei, come spesso accade, sono stati di diverso avviso. Adesso il governo turco deve scegliere: o eliminare la religione dalla carta d’identità, o accettare tutte le confessioni.

Lo stato prima dell'individuo

"La Turchia non riesce a cambiare mentalità", spiega Semsi Aslanker, un giurista di Istanbul. "Per la stragrande maggioranza dei giudici turchi, l’interesse dello stato è superiore a quello del singolo. Non sono gli unici, del resto, a pensarla così, perché quasi tutti i turchi sono d'accordo. Occorre promuovere una nuova mentalità in questo paese, altrimenti saranno gli altri a obbligarci a farlo".

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

La corte di Strasburgo ha già richiamato all’ordine la Turchia (che è entrata nel Consiglio d’Europa nel 1949) migliaia di volte, e i milioni di euro che questa ha dovuto pagare per risarcimenti, indennizzi e interessi ai suoi stessi connazionali sono considerati sempre più come un’umiliazione. L’irritazione è tale che un famoso intellettuale ha ironizzato: "Pare proprio che non siamo in grado di governare il nostro paese. Non ci resta che chiedere alla Corte di farlo per noi".

Tredicimila cause

C’è di che essere esasperati: i giudici della Corte devono fare gli straordinari per sbrigare le cause intentate dalla Russia e dalla Turchia. Attualmente sono in corso di revisione circa 13mila cause intentate da cittadini turchi, e l’esperienza insegna che per il governo turco le vittorie sono una rarità assoluta.

Poco alla volta, la Corte europea dei diritti dell’uomo sta trasformando radicalmente la Turchia. Le condanne per le violazioni dei diritti dell’uomo nelle regioni curde, i risarcimenti e gli interessi pagati alle vittime, il contributo della Corte all’insegnamento della lingua curda e l’obbligo di tutelare meglio le donne hanno veramente avvicinato la Turchia all’Unione Europea. Senza alcuno sforzo da parte della classe politica.

Aslanker commenta : "È facile chiedere alla Corte dei diritti dell’Uomo di fare il lavoro sporco, ma il fondamento di un popolo dovrebbe essere il suo onore. Un paese che si prende sul serio dovrebbe sapersi rimboccare le maniche, nonostante la difficoltà delle sfide". (ab)

Balcani

Ankara media tra Sarajevo e Belgrado

Dopo essere stata in disparte per circa un secolo, la Turchia fa ritorno sulla scena diplomatica dei Balcani, dove apre al riavvicinamento tra le repubbliche dell’ex-Jugoslavia, un tempo nemiche. Questo nuovo approccio era inevitabile in occasione del vertice a tre tra Turchia, Serbia e Bosnia-Erzegovina che si è svolto di recente ad Ankara. Belgrado e Sarajevo intrattengono relazioni diplomatiche, ma il dialogo tra le due parti era quasi inesistente. In seguito agli sforzi della Turchia, i due paesi hanno superato una tappa importante sul cammino che conduce alla normalizzazione dei loro rapporti. Per i diplomatici turchi si tratta dell’unica strada per pacificare i Balcani. La Turchia è convinta che l’Unione Europea pratichi una certa discriminazione nei confronti della Bosnia, e ciò crea instabilità nella regione. Per Ankara le cause sono il “pregiudizio storico degli europei” e la loro “scarsa conoscenza della regione”. L’impotenza dell’Europa in occasione della guerra in ex-Jugoslavia illustra bene questa realtà. Negli ambienti diplomatici turchi si sente dire che “se l’Europa avesse prospettato alla Bosnia-Erzegovina la possibilità di aderire all’Ue come ha fatto con la Serbia, la situazione si sarebbe evoluta in altro modo”. Invece, l’Ue ha tolto l’obbligo di visto ai cittadini serbi, benché la Serbia non sia ancora membro dell’Ue a tutti gli effetti, e lo mantiene per i bosniaci. Alcune capitali europee non digeriscono il riavvicinamento tra Serbia e Turchia, due paesi che appena due anni fa si percepivano come nemici. Le parole di Bismark, secondo cui “i Balcani non valgono la vita di un solo granatiere della Pomerania”, rispecchiano ancora l'atteggiamento dell’Europa. La Turchia sa che con il suo peso può rafforzare le prospettive di un’adesione di Sarajevo all’Ue. Semih Idiz, Milliyet

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento