Non si vedono, non si sentono, ma esistono ancora. I piccoli coltivatori coccolano in casa le loro piantine di cannabis per uso personale, per rifornire vicini e amici di marijuana terapeutica e per venderla ai coffee shop. Ma si sentono sempre più minacciati e accerchiati.
A partire dal 2004 la giustizia olandese ha scatenato una caccia spietata contro di loro. Secondo Nicole Maalsté, sociologa all'Università di TIlburg, le ragioni sono semplici: "Si fanno beccare ingenuamente. Per la polizia è uno scherzo organizzare retate nei quartieri popolari. Intanto però i pezzi grossi restano fuori portata perché per incastrarli ci sarebbe bisogno di indagini lunghe e professionali." La criminalità organizzata approfitta di questa situazione: "I duri riempiono il vuoto generato dalla scomparsa dei deboli. Di conseguenza i coffee shop sono costretti a rivolgersi a persone con cui non avrebbero mai voluto fare affari".
Un funzionario municipale coltiva cannabis nella sua soffitta nel quartiere di Woensel-West, a Eindhoven. E non si considera affatto un criminale: "Io e la mia amica la coltiviamo per consumo personale. Quella che trovi nei coffee shop è troppo cara e di qualità sempre peggiore. La trattano con sostanze chimiche e la potenziano con polveri di metallo e vetro".
Bersaglio sbagliato
Nella soffitta del funzionario due armadi contengono ognuno cinque piante di marijuana, illuminate da potenti lampade. La sua mini coltivazione rispetta le regole della cosiddetta "politica di tolleranza". La coltivazione di cannabis è proibita, ma perseguita penalmente solo a partire da 6 piante: il funzionario e la compagna coltivano ognuno cinque piante per volta. Il problema è che bisogna piantarne almeno il doppio, poiché solo i semi femminili fioriranno. Un mese e mezzo fà la casa del funzionario è stata perquisita da due agenti in seguito alla "soffiata" di un vicino. I poliziotti, in quella occasione, si sono mostrati comprensivi. Kees, un altro coltivatore di 40 anni residente nel comune di Huizen, è stato meno fortunato: "Non sono riuscito a far capire all'agente che per avere cinque piante all'inizio bisogna piantarne molte di più. Hanno distrutto tutto". Kees coltiva "cannabis di qualità, 100 per cento biologica". Quella che non usa personalmente la vende ai coffee shop ricavando fra i 2700 e i 3400 euro al chilo, a seconda della qualità del prodotto.
Come molti sindaci olandesi, Nicole Maalsté sostiene che il rifornimento da parte dei coffee shop presso i piccoli coltivatori dovrebbe essere depenalizzato (i coffee shop possono vendere fino a 5 grammi di cannabis a ogni cliente ma non possono rifornirsi da nessuno, nemmeno dai piccoli coltivatori). Sarebbe meglio che la polizia si occupasse delle organizzazioni criminali: "I piccoli coltivatori sono la base della politica olandese di tolleranza e dovrebbero essere incoraggiati. Coltivano erba buona, generalmente priva di additivi e di qualità enormemente superiore rispetto a quella prodotta all'ingrosso che invade gli scaffali." (as)