Euroscettici ed eurofili si assomigliano

Mentre gli uni vedono in Bruxelles la causa di tutti i mali, gli altri credono che solo più Europa potrà salvarci. Due facce dello stesso dogmatismo infantile.

Pubblicato il 12 Giugno 2012 alle 11:35

L’anno scorso, quando la crisi dell’euro si è aggravata, si è scoperto qualcosa di davvero interessante, ovvero che filoeuropei ed euroscettici non sono poi molto dissimili gli uni dagli altri. Anzi, in realtà gli uni e gli altri sono guidati dai medesimi impulsi, da analoghi istinti antidemocratici.

Entrambi questi schieramenti paiono desiderosi di assolvere i governi nazionali dalle loro responsabilità e di assolvere gli stati nazione dalla responsabilità del caos politico ed economico. I filoeuropei lo fanno ingraziandosi Bruxelles, facendo appello alle istituzioni dell’Ue affinché facciano di più per salvare l’Europa. Gli euroscettici, invece, lo fanno accusando l’Ue di tutto quello che va storto, trattando Bruxelles alla stregua della Morte Nera che ha tolto dignità a ogni centimetro quadrato d’Europa.

I filoeuropei tendono ad avere una fiducia assoluta nell’Ue, la considerano la soluzione a tutti i problemi, mentre gli euroscettici provano un’ottusa avversione nei confronti dell’Ue e la giudicano la causa di tutti i mali. Ciò che entrambi questi schieramenti hanno in comune è la convinzione che la responsabilità sia dell’Ue. Sia la raffigurazione di quest’ultima nei panni della salvatrice d’Europa, sia la sua immagine di distruttrice sono evidenziate dall’istinto di dire che “non bisogna accusare i governi nazionali di essere responsabili di quello che è andato storto”.

In risposta alla domanda “l’Ue ha soppresso la democrazia?”, io risponderei di no. L’Ue è considerata il prodotto finale del processo di dissoluzione della democrazia in Europa, una creazione dei governi nazionali che hanno rinunciato alle idee di sovranità e democrazia. Più che averla provocata, dunque, l’Ue subentra alla fine della democrazia europea.

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Il vero motore trainante dietro all’Ue negli ultimi 40 anni sono stati la vigliaccheria e il calcolo interessato dei governi nazionali, non le sinistre ambizioni di Bruxelles o Berlino. Le autorità politiche nazionali si sono sentite sempre più lontane e distaccate dai loro popoli e hanno forgiato un’istituzione post-sovrana nella quale si sono nascosti con successo.

Un buon esempio di ciò si ebbe alla fine degli anni novanta, quando il governo britannico accettò la direttiva europea con la quale si abbassava da 18 a 16 anni l’età del consenso per i rapporti omosessuali. Il governo britannico avrebbe voluto farlo in ogni caso, ma poiché riteneva che tale decisione sarebbe stata controversa, ha preferito fare in modo che fosse l’Europa a prendere questa decisione. Il vantaggio di avere l’Ue è che ha permesso ai singoli governi di passare all’azione senza dover affrontare un seccante dibattito pubblico o assumersene la responsabilità morale.

Naturalmente gli svantaggi di un processo decisionale così distante sono enormi e gravi, in quanto più i governi nazionali si isolano dalle rispettive opinioni pubbliche, più diventano incapaci di esercitare una leadership concreta; e più si rifugiano nelle istituzioni dell’Ue, tanto più diventano irrazionali e poco connessi con la realtà.

Un avvertimento precoce di ciò lo abbiamo avuto durante l’eruzione del vulcano islandese del 2010, quando i leader politici in sostanza andarono fuori di testa, non fecero più decollare alcun aereo e portarono l’Europa alla paralisi. Quella fu una conseguenza diretta del loro auto-isolamento, e della loro conseguente incapacità ad affrontare i problemi reali o a dar prova di vera leadership.

Ma i rischi dell’auto-isolamento si possono constatare in termini ancora più drammatici nella crisi dell’euro. Nessun politico in Europa ha la minima idea di come risolvere la crisi, proprio perché ognuno di loro ha trascorso gli ultimi decenni a evitare con cura di prendere decisioni serie, di assumersi responsabilità, di essere leader, in fin dei conti. La crescita della “prospettiva Ue”, dell’idea che la leadership politica è troppo difficile ed è quindi preferibile il processo decisionale dei tecnocrati, ha aggravato la crisi dell’euro in maniera diretta.

Dove sbagliano gli euroscettici è nel trattare Bruxelles come l’unica responsabile della distruzione della democrazia, quasi fosse una bestia che divora i piccoli inglesi, i contadini irlandesi, i poveri greci… E questo perché la dinamica cruciale nella formazione dell’Ue è sempre stata che i governi nazionali offrivano l’autorità politica alle istituzioni Ue abdicando alla loro stessa sovranità.

Euroscetticismo rispettabile

Gli euroscettici che puntano il dito accusando la “cattiva Bruxelles” non sono poi molto diversi dai filoeuropei che si inchinano davanti alla “buona Bruxelles”. Ormai stiamo assistendo alla crescita di una rispettabile forma di euroscetticismo. Da Hollande in Francia a Syriza in Grecia, ormai sono sempre più i politici che rimproverano Bruxelles di aver rovinato l’Europa.

Tutte queste critiche e questi attacchi a Bruxelles servono anche a tirare fuori dai guai i governi nazionali. Quando Hollande presenta la Francia come vittima delle decisioni dell’Ue, gioca allo stesso modo di quei governi che un tempo accoglievano cordialmente le decisioni dell’Ue: cerca di evitare che le istituzioni nazionali siano chiamate a rispondere di quanto è accaduto in Francia.

Questo atteggiamento schizofrenico è ben sintetizzato dal trattamento riservato ad Angela Merkel: sto quasi iniziando a provare pena per lei. Spesso è raffigurata come una strega di stampo hitleriano che ha portato l’Europa allo sfascio, mentre da molti altri è vista come la potenziale salvatrice dell’Europa, tanto che i leader la chiamano in soccorso della zona euro e delle nazioni che stanno affondando.

Tutto ciò dimostra un atteggiamento infantile non soltanto verso Merkel, ma verso l’Ue nel suo complesso. Il potere dell’Ue è considerato pericoloso, e così pure la sua inazione. Alcuni la considerano la saccheggiatrice delle nazioni, altri credono che non stia facendo abbastanza per loro. Il modo in cui sono trattati oggi Merkel e l’Ue mi rammenta quello che una volta Homer Simpson ha detto dell'alcol: “È la causa e la soluzione di tutti i problemi della vita”.

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