Un filmato di Napo per l'Osha. Immagine: osha.europa.eu

Troppe e troppo care

Immigrazione, pesca, ogm: sono ben 28 agenzie incaricate di occuparsi delle questioni comunitarie. Ma il loro numero e le difficoltà di gestione cominciano a essere un problema. Così Bruxelles ha deciso di fare pulizia.

Pubblicato il 24 Marzo 2010 alle 15:21
Un filmato di Napo per l'Osha. Immagine: osha.europa.eu

Quasi 1.600 chilometri separano Varsavia da Atene, ma è nella capitale polacca che i capi di stato europei hanno deciso nel 2004 di installare la sede centrale di Frontex, l’agenzia di controllo dell’immigrazione alle frontiere esterne. Sembra però che abbiano dimenticato che la maggior parte dei clandestini che ogni anno riesce a entrare in Europa lo fa transitando proprio dai paesi mediterranei.

"Gestire navi militari e guardiacoste lungo le coste maltesi da Varsavia è un’idea a dir poco bizzarra", sospira l’eurodeputata tedesca Ingeborg Grässle, membro della commissione bilancio del Parlamento europeo. I dirigenti europei hanno finito con l’optare per la ragione e nel febbraio scorso hanno concordato la creazione di una succursale di Frontex al Pireo. Nel novembre 2009 hanno inoltre deciso di creare a Malta il futuro ufficio europeo distaccato competente in materia di asilo, che entrerà in funzione a settembre con un budget di 5 milioni di euro.

Così dunque funzionano le agenzie europee. Per qualsiasi problema, i Ventisette creano immediatamente agenzie, uffici, dipartimenti, istituti, osservatori, autorità. Complessivamente esistono oggi ben 28 organismi deputati ai regolamenti comunitari disseminati ai quattro angoli d’Europa, da Vigo a Helsinki, da Héraklion a Parma. Il loro compito è sorvegliare gli ogm, calcolare le ore di lavoro, garantire la registrazione dei brevetti, regolare la pesca e così via.

Le agenzie spuntano come funghi

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Il fatto è che queste piccole “antenne” europee, che nelle intenzioni originarie avrebbero dovuto avvicinare gli europei all’Europa, finiscono col costare davvero tanto: se si escludono cinque di esse che si autofinanziano, tutte si mantengono grazie ai sussidi comunitari (pari a 1,24 miliardi di euro nel 2008). In soli cinque anni i loro organici sono raddoppiati, passando da 2.250 a 4.460. "Le agenzie spuntano come funghi, in modo irrazionale, a piacimento degli stati membri", sbotta l'eurodeputata Véronique Mathieu.

Inutile tuttavia anche solo ipotizzare di effettuare tagli: la suscettibilità dei paesi Ue è enorme. La decisione di creare una nuova struttura è di competenza diretta dei capi di stato. I vertici europei ricorrono sistematicamente a infinite discussioni, nel corso delle quali i dirigenti si battono per ottenere nei rispettivi paesi la creazione della sede di una nuova agenzia, che porta potere e posti di lavoro. A dicembre gli sloveni hanno battuto romeni e slovacchi, riuscendo ad aggiudicarsi la sede della futura agenzia di controllo dell’energia. "Se il Consiglio fosse veramente onesto acconsentirebbe a chiudere alcune agenzie", accusa la deputata tedesca Ingeborg Grässle, che punta il dito sulle loro missioni spesso ridondanti. Due agenzie, per esempio, a Tessalonica e a Torino, sono incaricate entrambe di formazione professionale. Eurofound (a Dublino) e Osha (a Bilbao) si occupano ambedue delle condizioni di lavoro.

L’altra urgenza è il controllo di queste agenzie. Le mancanze, infatti, si sprecano: spesso troppo piccole e sommerse da compiti amministrativi immani, le agenzie comunitarie fanno fatica a rispettare le regole imposte da Bruxelles. E spesso sono tentate di comportarsi nello stesso modo. Nei rapporti della Corte dei conti si parla di stime esagerate, assunzioni eccessive, mancanza di trasparenza nell’assegnazione degli appalti e così via. L’agenzia per la ricostruzione nei Balcani ha firmato un assegno intestato all’Unicef di 1,4 milioni di euro, con un'operazione che l’ente di controllo europeo ha definito “piena di irregolarità”.

Bruxelles pronta al giro di vite

Capita però che le agenzie superino ogni limite: è il caso di Aep, l’Accademia europea di polizia con sede nella periferia londinese, che si è trovata al centro di un’inchiesta dell’ente anti-corruzione Olaf. Due dei suoi funzionari, infatti, sono stati accusati di aver sottratto illecitamente fondi per scopi personali. Con discrezione, il direttore svedese dell’accademia ha rassegnato le proprie dimissioni a gennaio, ed è stato sostituito dall’ex numero due della polizia ungherese. Per dimostrare la propria insoddisfazione, la Commissione ha tagliato il budget del Cepol, revocando ben un milione di euro di sussidi.

Lo scandalo ha ricordato ai dirigenti europei quanto sia importante riformare il modus operandi delle agenzie europee. Nel 2009 i Ventisette si sono messi d’accordo per mettere un freno ai sussidi e alle assunzioni di personale. Il presidente della Commissione ha convocato il mese scorso tutti i dirigenti delle varie agenzie per “uno scambio di punti di vista sul futuro approccio dell’Unione europea in materia di governance delle agenzie”. Nel gergo in uso a Bruxelles, questa dichiarazione nasconde a stento la volontà di riprendere in mano le redini degli incontrollabili enti europei. (ab)

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