Manifesti di una compagnia ungherese all'aeroporto di Budapest

Una nube divide l’Europa

Capi di stato e privati cittadini, tutti i viaggiatori sono uguali di fronte ai disagi causati dall'eruzione del vulcano Eyjafjöll. Un’occasione che l’Ue dovrebbe sfruttare per colmare le sue lacune in materia di trasporti.

Pubblicato il 19 Aprile 2010 alle 15:16
Manifesti di una compagnia ungherese all'aeroporto di Budapest

Le nuvole sono il tratto ricorrente degli ultimi giorni in Europa: “Dopo la strana nebbia sopra la foresta di Katyn, è arrivata una nube ancora più strana”, scrive Lidové noviny. In occasione dei funerali del presidente polacco Lech Kaczyński e di sua moglie, svoltisi a Cracovia il 18 aprile, “l’elenco dei capi di stato che avrebbero dovuto partecipare alla cerimonia si è trasformato nell’elenco di coloro che non hanno potuto partecipare” constatata Luboš Palata. Le esequie, alle quali avrebbero dovuto presenziare i capi di stato di tutta Europa, si sono quindi trasformate in un “funerale con un unico vip, il presidente russo Dimitri Medvedev”.

Barriere interne

Ancora una volta, insomma, “la nuvola islandese ha diviso il continente in due. E questa volta non è stato soltanto un segno di Dio” si rammarica Palata. Così, mentre il presidente austriaco Heinz Fischer, “che avrebbe dovuto fare solo poche ore di strada per arrivare a Cracovia”, ha rinunciato a mettersi in viaggio, il presidente romeno Traian Basescu ha attraversato tutta Europa in automobile, mentre il suo omologo georgiano Mikhaïl Saakashvili ha noleggiato un aereo da turismo negli Stati Uniti con cui ha potuto aggirare la nube vulcanica.

Questa divisione tra i leader riflette un problema più concreto, sollevato sul quotidiano estone Postimees dal capo di gabinetto del commissario europeo ai trasporti, Siim Kallas: "L’interruzione del trasporto aereo mette in luce la questione dell’insufficienza dei mezzi di trasporto terrestri all’interno dell’Europa", spiega Hendrik Hololei, secondo il quale “l’Europa occidentale non è facilmente accessibile via terra dall’Europa orientale, e ciò ostacola la libera circolazione di merci e persone. Lo dimostra l’Estonia, che pur facendo parte della Nato, dell’Unione Europea e dello spazio Schengen, e sia candidata a entrare nella zona euro, è collegata soltanto alle ferrovie e alla rete energetica della Russia”. Notando che alcuni dei precedenti commissari europei ai trasporti hanno cercato di migliorare i collegamenti dei trasporti europei con altri continenti, come l'Africa, Hololei ha osservato che sarebbe ora di occuparci anche dei problemi “di casa nostra”.

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Si muova l'Unione

Ora però il problema è la nube venuta dall'Islanda. Denish MacShane scrive sull’Independent che spetta all’Ue mobilitarsi per aiutare i suoi cittadini. L’ex segretario agli affari europei di Tony Blair invita “i rappresentanti dell’Ue a lasciare i loro comodi uffici della capitale e a recarsi dove i cittadini europei hanno bisogno di aiuto. Gli studenti poliglotti potrebbero andare a portare aiuto a chi parla una lingua soltanto. E anche l'esercito deve mobilitarsi per raggiungere località isolate dal resto dell’Ue, come le isole Canarie, o le migliaia di turisti nordici rimasti bloccati.

“Se i voli non riprenderanno subito, l’Ue dovrà requisire treni e autoveicoli per mantenere attivi i collegamenti tra il nord e il sud del continente”, aggiunge MacShane. I voli in provenienza dalle Americhe dovrebbero essere deviati verso Barcellona e Milano, e altri treni speciali dovrebbero essere messi a disposizione per il trasporto di persone, merci e corrispondenza. Le autostrade, infine, dovrebbero essere sgomberate per permettere a convogli speciali di ristabilire i collegamenti”. (ab)

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