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Meglio rassegnarsi?

Senza gli aerei

Avevamo dimenticato quanto fosse grande il nostro contintente. La nube di cenere ha portato scompiglio nel traffico aereo, ma ha anche evidenziato la fragilità della società contemporanea.

Pubblicato il 20 Aprile 2010 alle 15:31
Shane Halloran  | Meglio rassegnarsi?

La nostra è una società fragile. Un singolo evento, per quanto inusuale, ha sconvolto la vita dei cittadini europei, lasciandoli a terra ad aspettare la riapertura del traffico aereo. Non solo. La nube di cenere ha tagliato fuori l'Europa dal resto del mondo. Sono passati sei giorni dall'eruzione del vulcano e una cosa è ormai chiara per tutti: per muovere le persone attraverso lunghe distanze bisogna farle volare. Certo, gli oceani sono ancora solcati da gigantesche navi container che trasportano beni di consumo e materie prime. È possibile viaggiare per l'Europa via terra e via mare, per quanto ultimamente sia quasi un'impresa disperata. Ma l'Europa è e resta enorme. Personalmente, credo di averlo scoperto solo adesso.

Senza un rapido ed economico viaggio in aereo non c'è modo di organizzare un addio al celibato in Estonia, una vacanza familiare a Maiorca o un incontro d'affari in Germania. Un gran numero di attività che siamo abituati a dare per scontate semplicemente non esisterebbero più. Si può anche pensare di rinunciare alle vacanze, ma non si possono certo cancellare la politica e l'economia. Senza traffico aereo ogni genere di meeting aziendale o diplomatico è impensabile. Immaginate cosa sarebbe successo se la nube di ceneri avesse coperto i cieli d'Europa a dicembre, durante la Conferenza sui cambiamenti climatici di Copenaghen. I leader del pianeta sarebbero rimasti bloccati in Danimarca.

Un mondo meno democratico

Senza voli il mondo sarebbe completamente diverso da quello che conosciamo. In Europa le regioni periferiche sarebbero penalizzate perché troppo lontane dal nucleo centrale. Paesi come l'Estonia, ma anche la Scozia, resterebbero ai margini della vita economica e sociale dell'Unione europea. Da un punto di vista globale, le relazioni tra Europa e Stati Uniti sarebbero molto più difficili. Per la Cina sarebbe troppo complicato vendere i suoi prodotti in America, e sarebbe costretta a rivolgersi solo al mercato asiatico. Forse la globalizzazione potrebbe sopravvivere alla chiusura del traffico aereo, ma sicuramente la percezione dei cittadini sarebbe quella di un mondo "regionalizzato"

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Con gli aerei fermi a terra il mondo sarebbe meno democratico. Viaggiare tornerebbe ad essere un privilegio per pochi ricchi, come era fino a un secolo fa. La possibilità di spostarsi in aereo a basso prezzo è un tratto assolutamente egualitario, anche se si tende a dimenticarlo. La concorrenza tra le compagnie aeree ha spalancato gli orizzonti a un numero enorme di persone, e oggi la gente è libera di viaggiare e incontrare società e culture diverse. Onestamente, questo aspetto mi sembra ancora più importante dell'impatto economico, anche se è comprensibile oggi che passi in secondo piano.

Crisi e opportunità

L'economia mondiale si basa sul calcolo esatto dei tempi di produzione e consegna ed è altamente sensibile ad ogni imprevisto. Non è solo il vecchio continente a soffrire. Il caos dei cieli d'Europa si sta facendo sentire anche in Africa e Asia. Qualcuno potrebbe anche pensare che è superfluo importare fiori e vegetali fuori stagione dal Kenya. Non lo è affatto, perché il sostentamento di molte persone dipende esclusivamente da quel genere di commercio.

Va anche detto che, almeno in prospettiva, la situazione attuale può generare una certa quantità di progresso. Il caos spingerà la nostra società a creare sistemi di produzione e distribuzione più robusti. I momenti di crisi servono a trovare soluzioni per il futuro, più efficienti e soprattutto più consone ai bisogni e desideri delle persone. In Europa, per esempio, il sistema di trasporti via terra è molto meno informatizzato di quello aereo. Prenotare un viaggio in treno da Stoccolma a Bruxelles è infinitamente più complicato che comprare un biglietto aereo per la stessa tratta. Ce ne siamo accordi solo adesso.

Via i colli di bottiglia

Abbiamo reimparato che l'Europa è un continente, e che un continente ha bisogno di una rete di trasporti migliore e meglio coordinata di quella attuale. Ma questa consapevolezza deve essere solo l'inizio. Da domani dobbiamo pensare a come rendere più funzionali le infrastrutture esistenti. Bisognerà alleggerire le procedure burocratiche alle frontiere dell'Unione e individuare i "colli di bottiglia" nella rete stradale e ferroviaria. Basterebbero piccoli investimenti per fluidificare l'intero sistema di trasporti. Gli aerei ricominceranno a volare, probabilmente molto presto, ma sarebbe un errore imperdonabile non approfittare della situazione attuale per apportare modifiche importanti alle reti di trasporto alternative.

Lea gente, si sa, capisce il valore di qualcosa solo quando è costretta a farne a meno. Gli eventi degli ultimi giorni sono una conferma lampante. Alcuni di noi si sono trovati nell'impossibilità di tornare a casa. Tutti gli abitanti dell'Europa hanno dovuto rinunciare a volare per qualche giorno. Quando il traffico aereo sarà di nuovo disponibile dovremo essere pronti a utilizzarlo meglio. (as)

Unione europea

Il blocco paralizza anche Bruxelles

"L'Europa ha una certa familiarità con le sedie vuote. In questi giorni però si stanno moltiplicando a causa del blocco dello spazio aereo, portando al rinvio o all'annullamento di molti vertici", scrive Le Soir, che acclude l'elenco delle riunioni abbreviate, rimandate o cancellate. Il consiglio dei ministri dell'agricoltura in programma lunedì 19 in Lussemburgo è stato rinviato a data da destinarsi. La riunione dei ministri della finanze in programma lo scorso fine settimana a Madrid si è invece tenuta regolarmente, ma già al sabato il numero dei partecipanti si è ridotto drasticamente perché "i ministri cercavano di ripartire al più presto. La presidenza spagnola della Ue si è anche dovuta occupare del ritorno a Bruxelles (20 ore di pullman) dei giornalisti che hanno coperto l'evento." L'ostinazione nel tenere comunque la sessione plenaria del Parlamento europeo del 19 aprile ha suscitato la collera dei deputati nei confronti del presidente Jerzy Buzek, scrive Jean Quatremer sul suo blog Coulisses de Bruxelles. Partito per i funerali di Lech Kaczyński, Buzek "non è stato in grado di decidere l'annullamento della sessione", nonostante gli evidenti rischi. Solo un centinaio dei 736 eurodeputati ha partecipato alla riunione. Davanti a questa "frittata", la sessione è stata abbreviata di un giorno. Tutte le votazioni saranno rinviate per mancanza del quorum. Martedì mattina era in programma un dibattito sulle conseguenze della nube. "Per ottenere una risposta - ironizza Quatremer - basterà guardarsi intorno e concentrarsi sulle sedie vuote. C'è da chiedersi intanto se il parlamento comunicherà ai cittadini i costi di una riunione completamente inutile".

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