Attualità Elezioni britanniche
Le prime pagine della stampa britannica di questi giorni.

Cosa dicono i giornali

Per chi dovrebbero votare i britannici il 6 maggio? Ecco una selezione delle opinioni della stampa nazionale. Una cosa è chiara: anche se la Gran Bretagna non è “allo sfascio” come affermano i conservatori, di sicuro è molto arrabbiata.

Pubblicato il 5 Maggio 2010 alle 15:22
Le prime pagine della stampa britannica di questi giorni.

Su Gordon Brown

“Il fatto che Brown sia stato un primo ministro agghiacciante non significa che sia un politico di mezza tacca. Anzi: è il politico più grande che abbiamo avuto dai tempi della signora Thatcher, un uomo che in qualsiasi epoca si sarebbe fatto notare, ma che in questa, in particolare, emerge come un titano. Il fatto che il suo modello ispiratore sia Prometeo, il cui fegato è divorato da capo ogni singolo giorno, accentua il suo talento straordinario nel sapersi attirare feroci e sadici attacchi e nel sapersi rigenerare inutilmente ogni volta”. Matthew Norman sull'Independent

Su Nick Clegg

“Clegg guadagna punti apparendo assolutamente sincero. Anche in questo caso è possibile stilare una classifica: Brown fa fatica a esprimersi in un inglese semplice e comprensibile. Cameron è già meglio, riesce ad articolare frasi semplici, scorrevoli, ma alimenta sempre il dubbio che le sue parole siano quelle di un abile bottegaio. Clegg nel suo modo di esprimersi è scorrevole come Cameron, e le sue frasi, se non altro, risultano più colloquiali, più facili da capire. Ma rispetto al suo avversario conservatore ha un grande vantaggio: nessuno mette in dubbio la sua sincerità. È considerato autenticamente sincero”. Jonathan Freedland sul Guardian

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Perché votare per i conservatori

“Il New Labour sarà ricordato anche per aver corrotto il processo democratico, politicizzato il Servizio civile, trasformato i giudici in legislatori tramite l’Human Rights Act, castrato la Camera dei Lord e distrutto un sistema pensionistico privato che in passato faceva l’invidia di tutto il mondo. Ha creato un welfare che ha tolto incentivi al lavoro, ha dato il via a una serie di guerre sanguinarie ed estremamente discutibili, ci ha ingannato sul referendum per il trattato di Lisbona e ha incoraggiato un’immigrazione di massa senza precedenti, sottoponendo a un’intollerabile tensione i nostri servizi sociali e colpendo la nostra stessa identità nazionale”. Editoriale del Daily Mail

Sul partito conservatore

“Non ho paura dei conservatori. Li odio per una ragione precisa. Anzi, per molte ragioni. Per lo sciopero dei minatori, per l’apartheid, per aver venduto le case popolari municipali, per aver riempito le tasche dei ricchi e aver colpito i poveri, soltanto per elencarne alcune. Da giovane Cameron poté osservare il disastro sociale provocato dalla chiusura dei pozzi e dalla disoccupazione di massa, vide il governo di Margaret Thatcher e di sicuro deve aver pensato: ‘Questi sì che sono i miei idoli’”. Gary Younge sul Gua

Sulla campagna elettorale

“In tutta franchezza non avrei mai pensato che un giorno i conservatori avrebbero scelto come candidato a Wolverhampton un uomo d'affari sikh nato a Birmingham. Anche se faccio fatica ad accettare il concetto di un tory asiatico – mi pare inverosimile quanto un coniglio che miagola – se questo figlio di immigrati sarà eletto e diventerà parlamentare, occupando un posto che è stato dei conservatori sin dalla sua istituzione nel 1950 fino a quando Tony Blair non lo ha occupato come primo ministro, si tratterà di un segnale incoraggiante che nella prima città britannica a sperimentare l’immigrazione di massa la politica è stata finalmente de-razializzata”. Sathnam Sanghara sul Times

A proposito del fatto di cui nessuno parla

“Questi sono tempi solenni per il nostro paese, più solenni di quanto credano in molti. È una vera vergogna che il patetico insulto di Gordon Brown a una donna che la settimana scorsa gli si era rivolta in nome dell’Inghilterra intera abbia distolto l’attenzione da quella che altrimenti sarebbe stata la notizia più significativa delle elezioni: il rapporto dell’Istituto di studi fiscali su come nessuno dei maggiori partiti è riuscito a trovare un rimedio per ripianare il deficit. Ai partiti è stato concesso di restare in una sorta di universo parallelo all’economia reale e ai mercati internazionali, perché l’elettorato pareva felice che si parlasse invece di ‘valori’, ‘grande società’, ‘equità’, come una sorta di simulacro del dibattito politico. Ma la realtà, ormai, incombe. Anzi, venerdì prossimo verrà alla luce”. Simon Heffer sul Daily Telegraph

(ab)

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