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Il matematico-hacker è diventato un eroe nazionale per aver smascherato in rete chi si arricchisce nonostante la crisi.

Ilmars Poikans, il Robin Hood lettone

Sotto lo pseudonimo Neo, ha diffuso in rete le dichiarazioni dei redditi di chi aggira il tetto agli stipendi fissato dalle rigide misure anticrisi. Ora deve difendersi in tribunale, ma i suoi connazionali sono tutti dalla sua parte.

Pubblicato il 21 Maggio 2010 alle 15:43
Il matematico-hacker è diventato un eroe nazionale per aver smascherato in rete chi si arricchisce nonostante la crisi.

Ilmars Poikans ha poco a che vedere con l'attore Keanu Revees: lineamenti poco marcati, leggermente stempiato, sotto la camicia a righe si intravede un po' di pancetta. Eppure per molti lettoni Poikans, 31 anni, è un vero eroe. Dal febbraio scorso questo matematico è riuscito ad accedere a milioni di dati sulle dichiarazioni dei redditi, e ha iniziato a passarli segretamente alla stampa o a diffonderli su Twitter. Così i 2,4 milioni di lettoni hanno scoperto che molti impiegati statali hanno ricevuto stipendi sempre più alti, anche se il governo ha varato un programma di risparmi per rispettare le condizioni dell'Unione Europea e del Fmi e per evitare la bancarotta.

Alla fine Poikans è stato scoperto: è lui l'hacker che si fa chiamare Neo, come il personaggio interpretato da Revees nel fim Matrix. Dopo esser stato preso dalla polizia, Poikans ha ammesso tutto. Nel frattempo è tornato a piede libero, e in rete si possono leggere molte cose su di lui: il suo nickname su Twitter è “Universal IT soldier”, ha lavorato all'Università di Riga a un progetto sull'intelligenza artificiale e ha tentato di realizzare un programma per la digitalizzazione della lingua lettone.

A differenza di Heinrich Kiebe, che ha venduto le sue informazioni ai servizi segreti tedeschi per milioni di euro, Poikans non ha cercato di arricchirsi. Il suo scopo era semplicemente mostrare “l'ipocrisia” delle classi dirigenti. Si sente un portavoce “dell'esercito popolare del quarto risveglio”, e molti hanno colto il riferimento: negli anni ottanta il giornale del movimento indipendentista lettone si chiamava “Atmoda”, che significa appunto risveglio. C'è voluto poco per passare dal soprannome “Neo” a quello di “Robin Hood lettone”.

Poikans ha scoperto che il capo dell'azienda energetica statale, Latvenergo, all'inizio del 2008 guadagnava 17.300 euro al mese. Alla fine del 2009, nonostante la crisi, guadagnava ancora più di 4000 euro al mese, mentre lo stipendio massimo previsto dai contratti è di 3000 euro. I poliziotti hanno scoperto che i loro superiori guadagnano 2800 euro al mese, ovvero sei volte il loro stipendio. Nel marzo del 2009 un'impresa comunale di servizi ha assegnato al suo manager un bonus di 22.500 euro. I pensionati invece prendono in media 150 euro al mese, gli insegnanti 375.

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Mancanza di trasparenza

Neo ha portato alla luce quello che molti già sospettavano: l'inflessibile programma di risparmi del premier Valdis Dombrovskis era sostanzialmente a carico dei pensionati, degli impiegati e dei piccoli ufficiali; per gli altri si poteva chiudere un occhio. Mentre alcuni ricevevano stipendi d'oro, le scuole e gli ospedali chiudevano e i salari erano tagliati di un terzo: la rabbia e l'indignazione non potevano che crescere. Nel 2009 l'economia della Lettonia si è ridotta del 18 per cento, e la disoccupazione ha raggiunto il 20,4 per cento.

La più grande banca del paese, la Parex-Bank, si è salvata solo grazie alla nazionalizzazione. Neo ha rivelato che mentre i suoi dirigenti tagliavano gli stipendi agli impiegati, riservavano per sé bonus stellari. L'economista Morten Hansen della Stockholm School of Economics non nasconde la sua simpatia per Poikans: “Le leggi devono essere rispettate, ma Neo ha mostrato proprio quello che manca nella società lettone: la trasparenza”.

La polemica durerà ancora a lungo. Poikans ha ingaggiato in sua difesa il celebre avvocato Aleksejs Loskutovs, che è stato capo della commissione anti-corruzione fino al 2007. Secondo Loskutovs non è chiaro se il suo assistito abbia commesso un reato passando nei buchi del sistema di sicurezza del fisco per raccogliere 1,4 gigabyte di dati.

Il sostegno per Ilmars Poikans non accenna a diminuire. I suoi amici su Facebook e su Draugiem.lv – il suo omologo lettone – aumentano sempre di più, e la settimana scorsa hanno organizzato una manifestazione davanti alla sede del governo. Sugli striscioni si poteva leggere: “prendetete i veri ladri”, oppure “alcuni reati meritano rispetto”. Sulle magliette dei partecipanti a un sit-in di fronte alla procura dello stato c'era scritto “la nostra scelta si chiama Neo”. In un paese afflitto dalla crisi, non c'è bisogno di essere bello come un divo di Hollywood per diventare un eroe. (nv)

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