Foto Rudy Girón

L'Europa torna a Weimar. O no?

Il successo dell'estrema destra alle elezioni europee evoca il fantasma dell'ascesa di Hitler. Dobbiamo davvero preoccuparci?

Pubblicato il 12 Giugno 2009 alle 15:04
Foto Rudy Girón

Sul quotidiano romenoRomania Libera, l'analista politico Cristian Pârvulescu tenta un paragone tra l'Unione europea di oggi e la repubblica di Weimar, sostenuto dall'"equivoco politico attorno ai partiti di destra in Europa". Un equivoco "favorito dall'associazione nello stesso gruppo parlamentare europeo di partiti che hanno poco in comune, come il Popolo delle libertà di Silvio Berlusconi, L'Unione per un movimento popolare di Nicolas Sarkozy e l'Unione cristiano democratica di Angela Merkel", afferma Pârvulescu.

Colpite dalla partitocrazia e dalla crisi economica, le democrazie europee sono diventate fragili, e "la confusione generale crea le basi per il successo della retorica nazionalista". È così che sono andate le cose nella Germania dei primi anni trenta: "sono state la debolezza dei partiti e la crisi economica a permettere l'ascesa di Hitler".

"Forse la storia non è destinata a ripetersi e l'Unione di oggi è più forte dell'Europa di ottant'anni fa", conclude Pârvulescu, ma "il successo degli estremisti non deve essere sottovalutato, perché rischiamo di legittimare il loro ruolo nella politica nazionale".

Gli risponde dalle pagine del settimanale italiano Panorama il direttore del Foglio Giuliano Ferrara, che ironizza sui giornali che hanno "sempre l'impressione di trovarsi negli ultimi giorni della repubblica di Weimar" salvo poi essere smentiti dalla realtà dei fatti, come ha recentemente ammesso anche lo storico Eric J. Hobsbawm".

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Ferrara minimizza le conseguenze delle elezioni europee, soprattutto per quanto riguarda l'avanzata dell'estrema destra. "Alle europee sembra sempre che ci sia un fascismo montante, per non parlare del razzismo", sostiene il padre dei teo-con italiani, secondo cui l'unica cosa reale è la crisi dei "partiti ideologici legati al mito calante del socialismo". Come Jörg Haider e Pim Fortuyn, secondo Ferrara il discusso leader della destra olandese Geert Wilders non è il simbolo di un'ascesa di "forze autoritarie e macho", ma di "storie d'amore private con il territorio".

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