"La sinistra riformista è destinata a essere una delle tante vittime delle politiche di austerità adottate da diversi paesi europei?", si chiede Marc Lazar su La Repubblica. Nei paesi europei in cui la sinistra è ancora al potere – Spagna, Portogallo e Grecia – i governi hanno imposto durissime misure di austerity per rispondere alla crisi e alla crescita del debito pubblico, imitando se non superando quelle introdotte dai leader di destra.
La sensazione diffusa è che le differenze tra progressisti e conservatori si siano ormai azzerate. Oltre alla crisi, la batosta incassata alle europee del 2009 ha distrutto quel che restava dell'identità delle sinistre, che non hanno ancora superato il fallimento della Terza via di Tony Blair. Il rinnovamento è reso più difficile dall'incertezza sulla strada da prendere: alcuni vogliono rimanere fedeli alla svolta liberista degli anni novanta, altri preferirebbero tornare alle politiche keynesiste e stataliste del passato.
Ma le divisioni non sono necessariamente un male, conclude Lazar: la sinistra può anzi trasformarle in una risorsa, "se espone pubblicamente le sue divergenze ma torna a essere in tempi rapidi una forza di proposte e iniziative, capace di far ascoltare una voce originale all' altezza delle sfide importanti a cui la congiuntura attuale la sta mettendo di fronte".