Soldati europei sugli Champs-Elysées di Parigi durante la parata del 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia.

Disarmati dalla crisi

La scure dei tagli non risparmia i bilanci militari dei paesi Ue. Ritiro dalle missioni all'estero e riduzione degli ordini di armamenti aiutano a far quadrare i conti, ma possono minare l'efficienza degli eserciti.

Pubblicato il 9 Giugno 2010 alle 14:11
Soldati europei sugli Champs-Elysées di Parigi durante la parata del 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia.

"Le misure d'emergenza varate per ridurre spesa pubblica e deficit stanno abbattendosi anche sui bilanci della Difesa", scrive Gian Andrea Gaiani sul Sole 24 Ore. Se "negli Stati Uniti la spesa militare è considerata un volano per il rilancio dell'economia e il Congresso ha approvato per il 2011 un bilancio 726 miliardi di dollari e [...] anche Cina e India continuano a registrare incrementi di spesa", la situazione è ben diversa in Europa, "dove il crack greco ha portato i governi a manovre che, nel campo della Difesa, attuano tagli drastici ma non sempre ponderati."

Grecia e Portogallo tagliano i bilanci militari di un quarto, l'Austria del 10 per cento, Berlino vuole risparmiare 4,3 miliardi di euro riducendo gli effettivi di 40mila unità e rinunciando a programmi già avviati. In generale i paesi membri impegnati nelle missioni all'estero si limitano a garantire la copertura delle ingenti spese di mantenimento dei contingenti. Secondo Gaiani si tratta di "una scelta giustificata, ma che rischia di sacrificare la pianificazione indispensabile per disporre di forze in grado di far fronte a ogni tipo di minaccia futura, anche convenzionale. Anche per questo il segretario generale della Nato, Anders Foigh Rasmussen, ha messo in guardia gli alleati da un disarmo che «potrebbe minacciare la stabilità internazionale e quindi limitare le prospettive di crescita".

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