Un campo di colza nella contea di Wiltshire, Inghilterra

Verdi ma non troppo

La Commissione europea ha introdotto una nuova certificazione per i biocarburanti per evitare la deforestazione. Ma non basta: per evitare danni collaterali bisognerà tenere conto di moltissimi altri fattori. 

Pubblicato il 16 Giugno 2010 alle 15:39
Un campo di colza nella contea di Wiltshire, Inghilterra

Per produrre biocarburante bisogna spesso abbattere foreste per fare spazio alle coltivazioni necessarie. Per questo è difficile parlare di sostenibilità. Per cercare un rimedio, la Commissione europea ha annunciato questa settimana l'adozione di una certificazione per il "vero" biocarburante sostenibile. Ma l'iniziativa di Bruxelles tiene veramente conto di tutte le obiezioni sollevate in merito?

Non sempre, afferma Jan Ros, responsabile del settore bioenergia per il Piano olandese per l'ambiente (Pbl). La certificazione permetterà senza dubbio di evitare che intere foreste scompaiano per produrre l'olio di palma e di colza destinato ai serbatoi delle automobili. Ma è facile immaginare che la colza sarà coltivata su terreni in cui prima cresceva grano destinato all'alimentazione, e che tale grano dovrà migrare verso altre terre che prima erano coperte da alberi. In questo caso le emissioni di gas serra non diminuiscono, vanificando l'obiettivo principale dei biocarburanti. Al contrario, le emissioni aumenterebbero, e la direttiva della Commissione europea non tiene conto di questo effetto indiretto.

"È un motivo di preoccupazione", osserva Ros. È anche il parere della Commissione, che sta studiando criteri complementari per definire con più precisione la sostenibilità dei biocarburanti. Non è semplice, ammette Ros, secondo il quale bisogna definire dei modelli che permettano di calcolare i dati della produzione agricola mondiale. "Se per esempio un cereale scompare in favore della colza, bisogna chiedersi se ciò provocherà un aumento della domanda di cereali sul mercato mondiale". Questi modelli sono molto complessi perché devono tener conto di numerosi fattori, come l'aumento della popolazione mondiale. "Ma almeno permetterebbero di fare una valutazione dei rischi", spiega Ros.

Soluzioni complicate

Se tutti i modelli dovessero mostrare che la produzione crescente di biocarburanti porta indirettamente alla scomparsa di zone naturali altrove, che cosa potrebbero fare i responsabili politici come la Commissione europea per porvi rimedio? Una soluzione potrebbe essere quella di rendere più efficiente la produzione alimentare, in modo da ottenere un maggior raccolto sulla stessa superficie. Ma se questo comporterà un aumento dei fertilizzanti chimici, si avrà un aumento dei gas serra ancora maggiore. Le altre scelte consistono nell'utilizzare in modo più intensivo i residui della coltivazione a scopo alimentare, ma questo processo deve ancora essere sviluppato; o nel limitare le coltivazioni destinate ai biocarburanti alle terre non adatte alla produzione alimentare. L'Europa potrebbe anche aumentare semplicemente gli obiettivi di riduzione delle emissioni, o ricompensare i paesi che evitano di fare ricorso a nuove terre sviluppando la produttività della loro agricoltura.

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Si tratta di problemi di non facile soluzione, ammette Ros. "Ma si tratta di una sfida fondamentale per la sostenibilità. Non solo ogni catena di produzione deve essere pulita, ma dobbiamo anche chiederci anche quante di queste catene il mondo può permettersi". (adr)

Obiettivo 2020

Servono 5 milioni di ettari

I Ventisette hanno deciso che nel 2020 il 10 per cento dei carburanti automobilistici dovrà provenire da fonti rinnovabili. La benzina tradizionale può essere sostituita dal bioetanolo, prodotto dallo zucchero o dai cereali. In sostituzione del gasolio c'è il biodiesel, prodotto a partire dall'olio vegetale estratto dalle palme o dalla colza. L'Ue ha calcolato che per realizzare l'obiettivo del 10 per cento ci vorranno tra 2 e 5 milioni di ettari di terreni agricoli. Secondo gli ultimi dati disponibili, i tre quarti dei carburanti alternativi utilizzati nell'Ue sono costituiti da biodiesel, il 15 per cento da etanolo, mentre il restante 10 per cento è composto da olio vegetale puro. Tra un quarto e un terzo dei biocarburanti utilizzati in Europa viene dall'estero. Nel 2008 i biocarburanti rappresentavano il 3,4 per cento dei consumi totali in Unione europea.

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