L’Eurobarometro è sempre sul sereno

I sondaggi della Commissione europea danno quasi sempre risultati favorevoli all’Unione. Il guaio è che i dirigenti europei come José Manuel Barroso li prendono sul serio nel formulare i propri progetti.

Pubblicato il 9 Ottobre 2012 alle 10:28

Di recente a Bruxelles ho incontrato una responsabile del famoso Eurobarometro, una di quei giovani pieni di talento così numerosi nel quartiere europeo della città, e le ho chiesto di spiegarmi perché i risultati sono sempre favorevoli all'Europa.

I sondaggi di Eurobarometro hanno un ruolo importante. Sotto il controllo della Commissione europea le tendenze dell'opinione pubblica sono valutate due volte all'anno in tutti gli stati membri dell'Ue. In occasione degli eventi più o meno mondani a Bruxelles e nei dintorni si sente spesso parlare di questi sondaggi: "Dite che nei Paesi Bassi c’è delusione nei confronti dell'Europa? Eppure secondo l'ultimo Eurobarometro il 65 per cento degli olandesi è favorevole alla strategia di Europa 2020". Ma in tutto questo c'è qualcosa che non mi torna.

Una volta mi è capitato di dire per scherzo che Carlo Magno governava l'Europa con più eleganza degli eurocrati dal loro Olimpo di Bruxelles. Questi ultimi sono persuasi che un sondaggio di opinione sia sufficiente per valutare il sostegno ai loro progetti megalomani. Su Carlo Magno si può dire quello che si vuole, ma è andato in tutti gli stati membri del suo impero e spostava il suo campo in continuazione e sempre in un posto diverso.

Dopo diverse birre la mia interlocutrice di Bruxelles ha riconosciuto che i risultati dell'Eurobarometro erano di solito presentati sotto una luce favorevole all'Europa. Le diverse Direzioni generali della Commissione trasmettono a lei e ai suoi cinque colleghi domande già preparate e la "Dg Comunicazione" controlla che il tono della presentazione sia filoeuropeo.

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Ho ripensato a Eurobarometro quando ho avuto sotto gli occhi il recente discorso sullo stato dell'Unione del presidente della Commissione José Manuel Barroso, il discorso di politica generale del nostro capo del governo europeo senza corona. Nel vedere le sue proposte ho pensato: o quest'uomo è un incosciente ai limiti della follia o utilizza Eurobarometro come unico punto di riferimento.

Come spiegare altrimenti l'insistenza di Barroso nel chiedere, nel bel mezzo della più grande crisi che l'Europa abbia conosciuto, la formazione di una federazione europea? Si tratta senza dubbio di una presa di posizione temeraria, in un momento in cui l'opinione pubblica ha tutte le ragioni per essere delusa dal progetto europeo, in particolare perché una generazione intera di giovani si ritrova senza lavoro.

Nel suo discorso Barroso si lancia a testa bassa verso il grande ideale di un'Europa post-nazionale. Gli Stati nazionali devono quasi essere aboliti per "raggiungere la dimensione e l'efficienza necessarie per incidere sulla scena mondiale. Solo così riusciremo a preservare i nostri valori. […] Non dobbiamo aver paura delle parole: dobbiamo muovere verso una federazione di stati nazione".

Dittatura delle elite

In realtà questo sogno rappresenta un vero e proprio colpo di stato. L'idea di una federazione europea o di un'unione politica europea non gode di alcun sostegno, né presso le élite politiche nazionali - basta osservare il teso silenzio dell'Aia quando si parla della "visione di Bruxelles" - né presso la popolazione, che non è affatto pronta a un'eventualità del genere.

Come hanno mostrato le ultime elezioni, la gente non vuole l'uscita dall'Unione europea proposta da Geert Wilders [leader del Pvv], però nessuno è favorevole allo scioglimento dei Paesi Bassi. Senza voler suscitare allarmismi ingiustificati, alla domanda dell'ultimo sondaggio di opinione realizzato dall'Ufficio del piano sociale e culturale olandese (Scp), "è giusto essere membri dell'Ue?", solo il 44 per cento degli olandesi ha risposto affermativamente.

L'analisi di questo dato è impietosa: il 67 per cento delle persone con un livello di istruzione superiore sostiene la presenza del paese nell'Ue, rispetto al 37 per cento del gruppo con un'istruzione media [diploma secondario o tecnico] e al 26 per cento fra le persone meno istruite.

Barroso corre quindi un rischio considerevole quando nel suo discorso contrappone frontalmente "tutte le forze proeuropee" e i "nazionalisti e i populisti". In questo modo realizza un vero e proprio colpo di mano contro le persone che in Europa hanno un basso o medio livello di istruzione e fa dell'Ue il progetto di una minoranza composta dai possessori di un titolo di studio superiore.

La crisi dell'euro è stata strumentalizzata per continuare l'integrazione. Ma questo atteggiamento ha prodotto l'effetto opposto, scatenando una forte reazione contro il Progetto europeo. Lunga vita all'Europa.

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