La centrale di Temelin

Russi e americani si sfidano per Temelin

Con la crisi del nucleare in Europa, la gara di appalto per la centrale ceca è diventata ancora più importante. Politica e lobby scendono in campo per la stretta finale.

Pubblicato il 11 Ottobre 2012 alle 11:38
La centrale di Temelin

I partecipanti alla gara di appalto per la costruzione di due nuovi reattori nella centrale di Temelín assicurano che si tratta solo di affari [il contratto è valutato tra gli 8 e i 12 miliardi di euro]. La politica non li interessa, o solo in modo molto marginale. "Minore sarà l'ingerenza politica e di lobbying, migliore sarà la decisione", ha dichiarato Kirill Komarov, il vicepresidente dell'impresa russa Rosatom. Gli americani sono sulla stessa linea: "Controlliamo solo che chi dovrà prendere le decisioni possa disporre delle informazioni più complete ed esatte", ha detto Mike Kirst, il vicepresidente della Westinghouse.

Ma la realtà ha contorni molto più sfumati. In gioco vi è un contratto strategico di diversi miliardi di euro. Una somma che attira forti interessi, sia tra le imprese che tra le élite politiche. Un rapporto del 2011 dei servizi di controspionaggio cechi (Bis) conferma che Temelín rappresenta un interesse enorme, che supera i bilanci annuali delle varie imprese. Inoltre i fattori economici come l'energia sono al centro dell'attenzione dei servizi segreti russi. E gli agenti russi incontrati "in occasione di diversi incontri mondani hanno cercato di consolidare le loro vecchie relazioni e di avviarne di nuove".

Nel rapporto non vi è nulla su eventuali attività dei servizi segreti americani e francese [per la compagnia ceca di elettricità il gruppo francese Areva, uno dei candidati alla gara d'appalto, è stato scartato il 5 ottobre perché non soddisfaceva le esigenze legali richieste]. Tuttavia le relazioni diplomatiche che questi due paesi hanno con la Repubblica Ceca sono buone e per loro è molto più facile ottenere delle informazioni per vie ufficiali.

Ma tutte le parti interessate, che siano francesi, russe o americane, si basano su lobbisti, agenzie di comunicazione e contatti con il mondo della politica e degli affari. Il lobbying si pratica anche nelle più alte sfere della politica. Norman Eisen, l'ambasciatore degli Stati Uniti a Praga non lo nega: "La Westinghouse potrà contare su tutto il nostro sostegno, non solo dell'ambasciata ma dell'intero governo americano". I suoi due colleghi, il russo Sergej Kiselev e il francese Pierre Lévy, hanno espresso posizioni simili.

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La questione della sicurezza energetica, molto sensibile nella Repubblica ceca, rappresenta un handicap per la proposta della Rosatom. Il principale argomento è che la costruzione di nuove fonti di energia, vista la dipendenza della Repubblica Ceca dal petrolio e dal gas russo, non dovrebbe essere affidata alla Russia.

Jakub Kulhánek, ricercatore presso l'Associazione per gli affari internazionali, vede in questa gara d'appalto un interesse soprattutto economico: "I diplomatici russi mi hanno confermato che se ci siamo ritrovati nel mirino geopolitico della Russia, la causa va ricercata soprattutto nel progetto di costruzione del radar americano sul nostro territorio. Temelín è un caso completamente diverso. Certo, il rafforzamento dell'influenza politica può avere un ruolo, ma in questo caso contano soprattutto gli interessi economici e le prospettive di profitto".

Il ricercatore ritiene che il presidente russo Vladimir Putin stia cercando di imporre nei suoi rapporti di politica estera delle relazioni strettamente economiche. Se la Russia dovesse vincere questo appalto sarà una grande pubblicità per la Rosatom. Questo potrebbe permettergli di rispondere più facilmente ad altre gare d'appalto nel mondo. "Fare della Rosatom, dopo la Gazprom, un nuovo gioiello dell'economia russa, capace di competere con le imprese occidentali, rientra nella strategia energetica della Russia", afferma Kulhánek. Ma anche per gli americani la strada del profitto, del prestigio e delle nuove gare d'appalto in Europa centrale passa per Temelín.

L'ultima parola spetterà al governo, che finora non ha mostrato alcuna preferenza. Ma è abbastanza facile indovinare quale concorrente avrà la preferenza di Václav Klaus [che conserva una certa influenza sul governo] per costruire i nuovi reattori di Temelín. Già nel 2009 in occasione di una visita in Russia, Klaus aveva dichiarato che "era giusto che una grande impresa russa cercasse di contribuire allo sviluppo della politica energetica ceca in campo del nucleare". E in occasione di un incontro organizzato nel 2011 con il suo collega dell'epoca, Dmitrij Medvedev, aveva dichiarato che i russi erano quelli che da un punto di vista comparativo offrivano alle imprese ceche le maggiori prospettive di partecipazione ai lavori di subappalto.

Klaus è considerato un buon amico della Russia. La compagnia petrolifera Lukoil per esempio ha finanziato la pubblicazione in Russia del suo libro Modrá, nikoliv zelená planeta ["Pianeta blu in pericolo verde"]. Inoltre a Klaus non dispiacerebbe che gli succedesse il socialdemocratico Miloš Zeman (con il sostegno del lobbista filorusso Miroslav Slouf), la cui campagna presidenziale è finanziata da un altro gigante dell'energia russa, la Gazprom.

Energia

Praga è sola sul nucleare

“I cechi potrebbero pagare cara la diffidenza verso la politica energetica europea”, scrive l’economista Michal Šnobr su Hospodářské Noviny.

Terzo esportatore di elettricità in Europa (dopo Germania e Francia, dati del 2001) la Repubblica Ceca sta costruendo due nuovi reattori senza tenere conto di ciò che sta accadendo nella vicina Germania, il paese più importante per le esportazioni ceche.

Come se l’Europa non esistesse quando si tratta di politiche energetiche, “coltiviamo l'illusione di competenze puramente nazionali”, si rammarica il quotidiano economico. Hospodářské Noviny sottolinea che ormai nel settore energetico giocano un ruolo fondamentale la politica comunitaria, la diplomazia dei grandi paesi europei e l’ideologia.

Cosa accadrebbe se la Commissione europea cedesse alle pressioni della Germania (che vuole abbandonare il nucleare entro il 2022) e fermasse la costruzione dei reattori? Chi si assumerebbe la responsabilità se i nuovi reattori cessassero di essere redditizi? Chi pagherebbe?

Il governo ceco dovrebbe mettere a freno il suo fanatismo nucleare, riflettere su come indirizzare la propria politica energetica nel contesto dell’Unione europea e smettere di giocare con Bruxelles una partita a poker avendo in mano pessime carte.

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