Attualità Quale futuro per l'Europa ? / 9

Un continente in continua trasformazione

La crisi greca, il rigore tedesco, i nuovi equilibri globali: negli ultimi mesi l’Ue è stata messa a dura prova. I problemi recenti, tuttavia, non le impediranno di rinnovarsi e di continuare a evolveri. Parla il giornalista e politologo tedesco Josef Joffe.

Pubblicato il 12 Luglio 2010 alle 15:42

La crisi greca, il rigore tedesco, il nuovo equilibrio mondiale: negli ultimi mesi l'Unione europea è stata messa a dura prova. I problemi recenti, tuttavia, non le impediranno di rinnovarsi, sostiene il giornalista e politologo tedesco Josef Joffe. Negli ultimi mesi Angela Merkel è stata spesso paragonata a Helmut Kohl. Secondo il politologo britannico Timothy Garton Ash, però, Kohl aveva il senso della storia e sapeva fare sempre la cosa giusta al momento giusto. La cancelliera tedesca, invece, è sprovvista di una visione storica e non è stata in grado, nel momento più critico della crisi greca, di far capire ai tedeschi che certi sacrifici andavano sopportati in nome dell'Europa.

Dalla fine della seconda guerra mondiale alla caduta del muro di Berlino, per i cancellieri tedeschi l'Europa è stata un'entità molto diversa da quella attuale. Il loro paese, confinante con il blocco socialista, portava su di sé il peso dell'eredità bellica, ed è stato un potenziale campo di battaglia durante tutta la Guerra fredda. In quegli anni, la prima ambizione dei politici tedeschi era riguadagnare la fiducia e il rispetto degli stati vicini. Missione poi perfettamente compiuta dai leader della Germania unita. Kohl ha capito che doveva proporre una contropartita alla riunificazione del paese e ala susseguente crescita del peso del paese in Europa. Per questo ha deciso di finanziare il passaggio all'euro. Era il prezzo da pagare per tornare a essere una nazione unita. Oggi la situazione è totalmente differente. In vent'anni la Germania ha guadagnato la stima dei paesi limitrofi. È una democrazia affidabile e un partner economico e politico sicuro. Una scenario assolutamente inconcepibile nel 1945. Angela Merkel stessa sa bene che, a causa del suo passato, la Germania è ancora un "osservato speciale". Ma non si capisce bene cosa le rimproverano esattamente tutti quelli che la criticano.

Garton Ash, per esempio, le rimprovera di aver spento il "motore" tedesco che faceva muovere l'Europa. Quando si è trattato di aiutare la Grecia, che era sull'orlo del fallimento, la Merkel ha preferito non fare scelte che potessero irritare i suoi elettori.

Se guardiamo le cose un po' più attentamente, ci rendiamo conto che Kohl non si è sacrificato affatto per l'unificazione dell'Europa. Noi tedeschi abbiamo imposto agli altri paesi europei il Patto di stabilità e una certa disciplina finanziaria, una disciplina di stampo tipicamente tedesco. Il problema è che questo sistema non ha funzionato. Non tutti i paesi dell'Unione europea si sono attenuti alla disciplina stabilita, e molti hanno mentito sui conti pubblici.

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In quale misura la Germania ha bisogno dell'Unione europea? Per quale motivo i tedeschi dovrebbero accettare sacrifici economici in nome dell'Europa?

In realtà la Germania ha bisogno dell'Unione europea molto più di altri paesi. Il fallimento dell'Ue avrebbe conseguenze catastrofiche per Berlino. La nostra economia dipende per quasi il 50 per cento dalle esportazioni. La fine dell'euro avrebbe come effetto l'aumento del valore della moneta tedesca ma distruggerebbe anche il nostro modello economico, che dipende appunto dalle esportazioni.

Quindi Angela Merkel sarebbe dovuta intervenire molto prima in soccorso della Grecia, senza tenere conto dell'opinione dei suoi elettori...

Penso che la cancelliera tedesca abbia agito in modo responsabile. Ha voluto esercitare una certa pressione sui paesi in difficoltà, mostrare loro che la Germania non vuole pagare per tutti. Penso che questa strategia abbia funzionato. Spagna, Portogallo e Grecia si sono impegnati ad attenersi a una disciplina budgetaria rigorosa. Per questo non capisco le accuse di egoismo e nazionalismo rivolte alla Germania. Le capisco ancora meno quando penso che sono proprio i contribuenti tedeschi che finanzieranno la maggior parte del piano di salvataggio. Mi sembra tutto fuorché un comportamento antieuropeo...

Che insegnamento può trarre l'Europa dalla crisi greca?

Secondo me, la lezione più grande che si può trarre dalla crisi è che l'Europa funziona. Certo, abbiamo attraversato lunghe settimane di tentennamenti, attese e incertezza, ma alla fine l'Europa ha sbloccato un fondo di 750 miliardi di euro. Credo che nessuno, a questo punto, possa dire che l'Ue è incapace di agire.

Quali saranno le principali minacce che graveranno sull'Ue nel futuro prossimo?

Si tratta di minacce di ordine geopolitico. Ci sono una serie di situazioni in cui l'Europa non riesce a presentarsi come un fronte unito. La Turchia si allontana dal vecchio continente e intende diventare una potenza dominante nel Medio Oriente. L'Egitto è oggi in una fase di stagnazione e potrebbe sprofondare nel caos. Ci sono paesi che cercando di dotarsi dell'arma atomica, come l'Iran e la Siria. L'asse critico va da Ankara a Kabul. E l'Unione europea non sa che posizione prendere. I leader europei sembrano trovarsi a proprio agio più con le questioni economiche che con quelle strategiche.

Un numero sempre maggiore di commentatori e storici dell'economia, tra i quali soprattutto Niall Ferguson, affermano che l'Unione europea deve confrontarsi oggi con un grande dilemma: o riesce a indirizzarsi verso un reale processo di unificazione politica, oppure è destinata a scomparire, presto o tardi.

Non penso che sia necessario vedere le cose in modo così netto. È evidente che non possiamo avere una moneta che sia realmente unificante, l'euro, senza un più vasto coordinamento economico, che è poi il primo passo verso l'unificazione politica. Coloro che per questo motivo - e mi ci metto anch'io - hanno criticato l'introduzione dell'euro, lo affermano ormai da quindici anni. Tuttavia il ragionamento che pone un'alternativa secca, o gli Stati Uniti d'Europa oppure la fine della Ue, non è corretto.

Qual è, allora, la realtà politica ed economica dell'Europa?

Non dobbiamo considerare l'Europa nei termini di un'alternativa secca tra due modelli. L'Ue non è una specie di cattedrale che bisogna costruire seguendo un progetto ben definito dall'inizio. Piuttosto somiglia a una barriera corallina che cresce in modo caotico. È in questo modo che l'Europa è nata ed è così che continuerà ad evolversi.

Fino a che punto arriverà la centralizzazione dell'Europa?

Per il momento penso che si concretizzerà solamente attraverso un maggiore rispetto del patto di stabilità, che diventerà ancora più rigoroso. L'aspirazione di Nicolas Sarkozy – un'Unione europea totalmente centralizzata e con un potere economico comune – non sarà realizzata. Questo perché ci sono due diverse culture in gioco, quella tedesca e quella francese. La prima chiede maggiori riforme interne per disciplinare i mercati, la seconda propende verso una maggiore centralizzazione, verso lo statalismo e l'espansione. I sogni di Sarkozy rimarranno tali.

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