Gijón (Asturie), giugno 2012

Nelle mani dei nonni

Molte famiglie spagnole colpite dalla crisi sopravvivono solo grazie all’aiuto degli anziani, che offrono un vero e proprio welfare parallelo e gratuito. E trovano anche il tempo di manifestare contro l’austerity.

Pubblicato il 26 Ottobre 2012 alle 10:55
Delaville  | Gijón (Asturie), giugno 2012

Gli occhiali da vista le oscillano appesi al collo mentre Pilar Goytre, 65 anni, corre dietro al nipotino di due. La nonna gli prende la mano prima che si avvicini troppo alle macchine e riprende la sua strada in direzione del parco giochi del fiume Manzanares. Tutti i venerdì questa nonna dinamica, capelli biondi leggermente grigi tagliati corti, viene a cercare Mario all'uscita del nido di Puerta del Angel, un quartiere popolare della zona sud-occidentale di Madrid. Davanti al cancello altre abuelas (nonne) come lei aspettano.

Secondo un'inchiesta del ministero della sanità e delle politiche sociali quasi metà dei nonni spagnoli si occupa quotidianamente dei loro nipoti e sono quasi il 70 per cento a occuparsene durante le vacanze scolastiche. In Spagna i nonni hanno sempre avuto un ruolo centrale, ma con la crisi il loro aiuto è diventato sempre più necessario. Uno studio del Consiglio economico e sociale spagnolo (Ces), che riunisce i partner sociali, stima in 422.600 (su 17 milioni) il numero di famiglie che nel 2011 vive grazie alla pensione dei nonni. Una percentuale del 21 per cento superiore rispetto all'anno precedente.

Pilar, pensionata da marzo, fa 45 minuti di metropolitana per occuparsi di Mario, fino al ritorno di suo figlio Miguel e della nuora Virginia. A 37 anni sono entrambi mileuristas (guadagnano mille euro al mese). Lui lavora in un'agenzia di viaggi, lei è agente per il controllo qualità in un laboratorio, e non possono di certo permettersi una bambinaia a tempo pieno. Ma Pilar non si lamenta: "Amo i miei nipotini", afferma la donna tendendo un biscotto a forma di dinosauro al piccolo Mario.

In Spagna più di 17 milioni di famiglie hanno tutti i loro membri disoccupati e dall'inizio della crisi quasi 300mila famiglie hanno perso la casa. Ma in questa condizioni come fa il paese a non esplodere? Gli economisti e i sociologi danno tutti la stessa risposta: "L'importanza dell'economia sotterranea", che rappresenterebbe fra il 20 e il 25 per cento del Pil nazionale. Ma soprattutto "la solidarietà familiare", vera e propria rete di protezione in caso di brutte sorprese.

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Questo termine non riesce a rendere l'importanza enorme del ruolo svolto dai nonni nella crisi attuale. Elementi essenziali della società, i nonni riescono ad attenuare le carenze del sistema sociale, a cominciare dalla mancanza di posti negli asili nido pubblici o i loro orari spesso incompatibili con una vita professionale. Inoltre sono disposti a ospitare chi ha perso la propria casa, sostituirsi alle indennità di disoccupazione quando non sono più pagate e finanziare le vacanze.

Tuttavia la crisi li colpisce due volte. In primo luogo come tutti i cittadini subiscono la politica di rigore del governo spagnolo (le loro pensioni sono state bloccate nel 2011 e rivalorizzate solo dell'1 per cento nel 2012, molto meno dell'inflazione vicina al 3 per cento), inoltre adesso devono pagare anche una parte dei medicinali, finora gratuiti per i pensionati. In secondo luogo gli anziani soffrono anche in qualità di genitori, poiché la crisi colpisce i loro figli e la loro famiglia, che spesso finiscono per dipendere da loro economicamente e moralmente.

"Sono convinta che la generazione dei miei figli non vivrà bene come abbiamo vissuto noi", si rammarica Pilar, addolorata di vedere il proprio paese "arretrare". Questa donna ha deciso di lottare contro le conseguenze della crisi "aiutando la (sua) famiglia, ma anche scendendo in piazza". Come molti altri abuelos, Pilar è in prima fila nelle manifestazioni contro le ingiustizie sociali e i tagli di bilancio nel settore dell'istruzione e della sanità. Fa parte degli Yayoflautas, termine che indica la sezione terza età degli "indignados", i veterani di questo movimento di contestazione nato nella primavera del 2011. In castigliano yayo significa nonno, flautas (flauti) fa invece riferimento al termine peggiorativo perroflautas (cane-flauti) utilizzato dall'ex presidente della regione di Madrid Esperanza Aguirre per indicare gli "indignados", associati agli hippie che suonano il flauto accanto al loro cane.

Ma gli yayoflautas non hanno l'aria da hippie. Capelli grigi, occhiali fini e volto segnato dalle rughe, sono una trentina in piazza Puerta del Sol a manifestare, come tutti i lunedì alle sette di sera, contro la politica del governo di Mariano Rajoy. Martos Ruiz-Gimenez, 74 anni, porta un cartello appeso al collo: "Chi semina indignazione raccoglie rivoluzione". Con orgoglio questo nonno dal volto rotondo e dagli occhi vispi sotto un berretto bianco, precisa: "È stata mia nipote a scriverlo". Con la sua modesta pensione di 700 euro al mese, Martos fa vivere la moglie e una nipote Marta, 29 anni, che ha ripreso gli studi in biologia e che preferisce abitare da lui piuttosto che con i suoi genitori divorziati.

Dal 2008 Martos ospita a casa (che ha "fortunatamente" finito di pagare) anche suo figlio Marcos, 44 anni. Lavoratore autonomo nella fabbricazione di persiane, un settore redditizio nel periodo del boom edilizio ma molto meno oggi, Marcos non può più permettersi di pagare un appartamento tutto per sé. "Non mi chieda come riesca ad arrivare alla fine del mese. È mia moglie che tiene i conti e a me non dà neanche un euro", afferma il nonno ridendo, prima di tornare a manifestare.

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