"Il modello tedesco!"

Berlino cerca una cura per la sindrome francese

Il governo tedesco è sempre più preoccupato dai problemi economici della Francia e dalle possibili ricadute sull'eurozona. Le risposte di François Hollande non convincono Angela Merkel.

Pubblicato il 12 Novembre 2012 alle 15:35
"Il modello tedesco!"

Non è chiaro se il governo tedesco abbia chiesto con discrezione ai suoi cinque “saggi” di occuparsi del caso francese, come sostiene la stampa d’oltre Reno. Questi illustri economisti hanno ufficialmente smentito la notizia, mentre la cancelleria si è accontentata di un “No comment”. Poco importa: il solo fatto che questa richiesta sia ipotizzabile testimonia l’inquietudine che Berlino nutre per il suo vicino. Un’inquietudine purtroppo giustificata.

La prima reazione, naturalmente, è il nervosismo. Che i tedeschi contemplino la possibilità di darci delle lezioni per riformare la Francia è allo stesso tempo irritante e impudente. Dieci anni fa il malato d’Europa era la Repubblica federale, regolarmente in ritardo nella crisi della zona euro, assai poco disposta ad ascoltare i consigli di Parigi per porre rimedio alla sua catastrofica situazione demografica, per fare un esempio a caso.

La seconda reazione è cercare di comprendere il contesto di questa possibile iniziativa. Ai cinque esperti che di recente hanno criticato alcune scelte di Angela Merkel, quest’ultima risponde: mettete pure a confronto le nostre politiche, e vedrete che la nostra è la migliore.

Per quanto comprensibili, queste reazioni a caldo non possono tuttavia mascherare ciò che più conta: la Germania è preoccupata per lo stato della nostra economia, per la nostra stagnazione che dura da tre trimestri, per i nostri deficit e soprattutto per la nostra incapacità di reagire. Come darle torto? Basta un solo spaventoso esempio per rendersene conto: secondo Eurostat, il tasso di disoccupazione si è assestato sul 5,4 per cento da loro e sul 10,8 per cento qui in Francia.

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Ma la vera differenza forse è un’altra: la Francia – e François Hollande, pare – ritengono ancora che le difficoltà contingenti siano temporanee e che tutto andrà per il meglio quando a metà del 2013 e nel 2014 la tendenza economica si capovolgerà. È da tempo, invece, che i tedeschi hanno ormai capito che quella che noi chiamiamo “crisi” è una macroscopica mutazione storica, e si sono attrezzati ad affrontarla.

In realtà non abbiamo bisogno di loro per sapere che il rapporto Gallois (sulla competitività dell’industria francese) e il piano governativo che ne consegue sono soltanto primi passi nella direzione giusta e niente più. Non basta annunciare una svolta: dobbiamo accelerare e intraprenderla quanto prima.

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Hollande ha perso la bussola

“Achtung!", titolaLibération. “I tedeschi non si nascondono più per dire tutto il male che pensano della politica economica della Francia e parlare dei pericoli che farebbe correre all’Europa”. Secondo il quotidiano “non è un caso se i cinque economisti che consigliano il governo [tedesco] abbiano criticato la Francia nel loro rapporto annuale, pubblicato mercoledì 7 novembre”.

Libération cita anche le proposte di uno di loro, Lars Feld, che dichiara apertamente la sua preoccupazione:

Il problema più serio dell’eurozona in questo momento non è la Grecia, la Spagna o l’Italia, ma la Francia, perché Parigi non ha fatto nulla per ristabilire la sua competitività e procede anzi nella direzione opposta. La Francia ha bisogno di riforme sul mercato del lavoro, perché è il paese che lavora meno nell’eurozona.

Secondo Die Welt ormai “Hollande ha perso la bussola”. Il quotidiano sottolinea che il presidente francese ha superato il 10 per cento del suo mandato alla guida del paese “senza che nessuno abbia capito dove sta andando”.

Se provassimo a spiegare quella che il governo chiama 'la sua linea' otterremmo un grafico confuso, comparabile a quello che vediamo in Skyfall, il nuovo film di James Bond, quando l’apprendista stregone Q cerca di trovare il codice nel computer del cattivo: quando ci riesce fa esplodere la propria bottega.

Die Welt ironizza anche sul fatto che Hollande, “ossessionato dal desiderio di distinguersi dal suo predecessore”, finisce col scegliere proprio le soluzioni difese da Nicolas Sarkozy a favore delle imprese:

I socialisti devono ammettere di aver ripreso misure già proposte la scorsa primavera da Sarkozy, quando voleva abbassare il costo del lavoro attraverso un aumento dell’iva. Durante la campagna elettorale Hollande aveva criticato fortemente questa misura. Oggi è lui a realizzarla.

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