Il presidente della Catalogna Artur Mas

Salto nel buio

Se Artur Mas otterrà la maggioranza assoluta alle elezioni regionali del 25 novembre potrebbe chiedere il referendum sull’indipendenza. Quasi nessuno sembra rendersi conto dei rischi di un simile passo.

Pubblicato il 21 Novembre 2012 alle 12:25
Il presidente della Catalogna Artur Mas

Sono perplesso e angosciato dal recente sussulto secessionista in Catalogna. Non ne ho ancora scritto su queste pagine perché presumevo che i lettori di questa rubrica condividessero le mie sensazioni, e perché mai predicare ai convertiti? Ma con l’uscita del mio ultimo romanzo sono stato intervistato e mi sono state rivolte domande in proposito. Più o meno ho risposto come segue:

Capisco le motivazioni per cui alcune persone sono arrabbiate e disperate, e penso che difficilmente le cose potrebbero andare peggio. Posso soltanto rispondere con una certezza e una ammissione. La certezza è che in effetti potremmo davvero finire peggio di così. L’ammissione è che mi piacciono sì le avventure, ma soltanto nella fiction. Non in politica, per intenderci, dove sono un orgoglioso partigiano dell’indolente noia, del genere che caratterizza la politica svizzera o scandinava.

Di conseguenza, quando sento il nostro premier Mas affermare che la strada per l’indipendenza passa attraverso “territori sconosciuti”, mi si rizzano i capelli in testa. Scrittori e scienziati hanno l’obbligo di spingersi con ardire là dove nessuno si è mai avventurato in passato. Ma per i politici una cosa del genere dovrebbe essere semplicemente tabù. Se nelle tenebre sconosciute lo scrittore precipita nell’abisso, che potrà mai accadere? Ma se a scivolarvi è un politico, si porterà appresso tutto quanto (e quell’abisso è l’abisso della storia). Non so se sia indispensabile precisare che non sono un nazionalista catalano. E neppure un secessionista.

Questo è tutto. Da quando ho espresso questi pensieri, sono rimasto sbalordito dal numero di persone che si sono congratulate con me per aver osato tanto. Una storica specializzata in questioni catalane mi ha ricordato che Pierre Vilar coniò il termine “unanimismo” riferendosi a quelle congiunture nelle quali la paura mette a tacere ogni divergenza e crea un illusorio senso di unanimità, e mi ha confessato di aver paura a dire in pubblico che lei non condivide la frenesia secessionista.

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Sono sbalordito che ci siano ancora omissioni e segreti e che la gente non riesca a capire che il nazionalismo – sia esso del tipo spagnolo o della variante regionale – è incompatibile con ciò che la sinistra rappresenta. E vi sono omissioni e segreti laddove non si comprende che una cosa è il nazionalismo catalano – l’“ismo” di pochi – e un’altra è la lingua catalana, che appartiene a tutti noi.

Sono stupito dello stupore generale provocato da José Manuel Lara quando ha detto che la sua casa editrice - Planeta, la più importante casa editrice spagnola – è pronta a far fagotto e abbandonare una Catalogna indipendente. E sono sgomento che il leader del partito secessionista Erc (Esquerra republicana de catalunya, partito indipendentista di sinistra) vada dicendo adesso che una Catalogna indipendente sarebbe bilingue, quando hanno sempre sostenuto che il bilinguismo avrebbe portato all’estinzione della lingua catalana.

Sono stupito dall’ingegnosità di Artur Mas, che da un giorno all’altro è riuscito a far sì che i catalani smettessero di accusarlo di tutti i loro mali per addossarli alla Spagna. Sono stupito e sgomento che un ex governatore dell’Estremadura dica che chi è originario della regione sudoccidentale e vive in Catalogna dovrebbe essere rispedito in Estremadura, quasi fossimo bestiame, e quando il premier catalano – al quale spetta il compito di fare le leggi e quello di far sì che siano rispettate – dichiara di essere pronto a ignorare la legge.

In queste circostanze, mi stupisce già meno vedere uno scrittore istigare quasi all’insurrezione armata, o un politico (Alejo Vidal Quadras, parlamentare del Partito popolare) raccomandare che la Catalogna sia messa sotto il controllo della Guardia Civile. Ma ciò che mi sbalordisce più di ogni altra cosa è che persone apparentemente raziocinanti sostengano che la secessione della Catalogna si potrebbe attuare in un’atmosfera di cordialità e senza traumi, e quasi tutti paiano ritenere impossibile che una situazione del genere rischi di degenerare in una spirale di violenza.

Signore mio, è mai possibile che ancora non abbiamo imparato che nella storia niente è impossibile e che i grandi cambiamenti quasi sempre avvengono a ferro e fuoco? Possibile che siamo diventati così insensibili e pusillanimi da essere incapaci di trovare un modo civile per tirarci fuori da questo pasticcio?

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