Avanti o indietro

Il 9 dicembre i romeni votano alle legislative al termine di un lungo scontro tra il premier Victor Ponta e il presidente Traian Băsescu. Ma i temi decisivi saranno l’austerity e la lotta alla corruzione, legati all'integrazione europea.

Pubblicato il 6 Dicembre 2012 alle 12:17

Il senso di queste elezioni è stato perfettamente sintetizzato dal primo ministro Victor Ponta [dell'Unione social-liberale, centro-sinistra], quando in occasione del suo viaggio nelle province meno sviluppate della Romania ha detto che se ci avessero detto che non ci saremmo ritrovati solo con più soldi in tasca, ma anche con la Dna [Direzione nazionale anticorruzione] e con l'Ani [Agenzia nazionale di integrità] alla porta, probabilmente ci avremmo pensato due volte prima di entrare nell'Ue.

Tutto ciò mi ricorda una donna che ho visto un giorno al telegiornale su una rete belga. La donna aveva messo al mondo un figlio down e diceva che se lo avesse saputo prima avrebbe interrotto la gravidanza perché "la salute del bambino viene prima di tutto".

Mettendo da parte l'aspetto assurdo della situazione, penso che il primo ministro abbia politicamente ragione: l'adesione all'Ue ha fatto molto bene alla Romania e a tutti i romeni. Il problema è che la gente si è abituata ai suoi aspetti positivi, che ormai ritiene automatici, e non vi presta neanche attenzione. Si fa caso solo alle cattive notizie.

Guardiamo più da vicino i due principali temi che occupano i pensieri degli elettori in questa campagna elettorale poco appassionante e molto strumentalizzata. Nel 2012 i redditi mensili delle famiglie, calcolati in lei (la moneta nazionale), sono stati del 73 per cento superiori a quelli del 2006, l'ultimo anno di crescita economica prima dell'adesione (e della crisi). In altre parole, i romeni vivono oggi molto meglio di prima, ma questo non sembra interessarenessuno.

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Gli elettori non ragionano pensando al passato, domandandosi ancora come vivrebbero se non fossimo entrati nell'Ue. Quando un romeno vota fa riferimento alle aspettative soggettive che aveva nel 2006-2007, quando sembrava che tutto - gli stipendi, il valore dei terreni, l'occupazione - dovesse aumentare a un ritmo costante del 30 per cento all'anno.

È questa privazione soggettiva che modella il comportamento elettorale, e non solo in Romania. Chiedere agli elettori di leggere le analisi della Commissione europea sui "costi della non adesione" sarebbe inutile, così come mandarli a vedere come stanno le cose in Moldavia. L'altro argomento che sta a cuore alla gente, almeno in teoria, è la corruzione, cioè il modo in cui "ci" derubano. Non importa chi, tanto sono tutti uguali.

Con molta probabilità sarà ricompensato chi dal 2005-2006 ha reso possibile, per la prima volta nei 150 anni di vita dello stato romeno, che degli alti funzionari possano essere giudicati e riconosciuti colpevoli di corruzione. Questa novità si è concretizzata in seguito alle pressioni dirette dell'Ue e si ha l'impressione che la popolazione annoveri questo elemento fra i "vantaggi".

La lotta contro la corruzione non poteva avvenire senza scontri, e questo ci riporta direttamente all'obiettivo di queste elezioni: molti sono minacciati dal rafforzamento dello stato di diritto sostenuto dall'Europa, e non si lasceranno privare del controllo del paese senza combattere.

Queste persone rappresentano la maggioranza della classe politica, anche se sono divise fra moderati e radicali. Negli ultimi mesi, per esempio, si è avuta la sensazione che il primo ministro Ponta non sia assolutamente in grado di controllare la situazione, a causa della sua scomoda posizione a cavallo fra i due schieramenti e per la sua attitudine a dire sempre a ogni interlocutore quello che vuole sentirsi dire. Da ciò tutte le contorsioni verbali che negli ultimi tempi hanno divertito l'opinione pubblica.

Per i parlamentari l'obiettivo dell'elezione è il ritorno o meno all'impunità, mentre la popolazione voterà inevitabilmente secondo una logica simile, spinta dalla fronda anti-Băsescu [il presidente Traian Băsescu del Partito democratico-liberale] che si è manifestata negli ultimi due anni. Un malcontento provocato dalla volontà del presidente di ridurre [su richiesta dell'Fmi] i loro stipendi e le loro pensioni. Con il tempo questa reazione andrà scomparendo, ma per ora è ancora troppo presto e sarà l'Europa a pagarne le conseguenze.

Previsioni

Ponta ha la vittoria in tasca

Secondo România Libera i giochi sono già fatti prima ancora dello scrutinio del 9 dicembre. Il quotidiano constata che all’interno dell’Unione social-liberale del primo ministro uscente Victor Ponta,

si assegnano già le poltrone del futuro governo, si prepara il trattamento da riservare al presidente [Traian Băsescu] e si stilano liste dei futuri eurodeputati. […] Tutti gli elementi indicano una vittoria dell’Unione social-liberale (Usl) con un punteggio superiore al 50 per cento dopo una campagna elettorale noiosa. A invertire questa tendenza può essere solo l’Usl, e il partito fa di tutto per riuscirci.

L’arroganza percepita dal quotidiano potrebbe spingere gli elettori ad astenersi o a smentire i sondaggi e votare per l’Ard, l’Alleanza della Romania giusta di Traian Băsescu. Per questo motivo Jurnalul Național, vicino a Victor Ponta, continua a invitare i cittadini ad andare a votare:

Che fare? Dobbiamo vincere l’apatia e la lentezza. Dobbiamo votare, perché il voto è tutto ciò che ci resta. Votate come se fosse l’ultima volta. Chiamate i vostri amici e parenti e convinceteli che questa è l’ultima occasione di schierarsi contro l’occupazione, perché la Romania è un paese occupato. Andate a votare come se voleste fermare la fine del mondo. […] Date il primo soffio, attraverso il voto, a una respirazione bocca a bocca per la nostra democrazia moribonda, finché c’è ancora tempo.

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