"E a voi piace il nuovo museo dell'Acropoli?" La domanda rimbalza continuamente e a volte la risposta è già sottintesa dal suo tono. Alla vigilia dell'inaugurazione, il 20 giugno, il nuovo museo dell'Acropoli provoca opinioni molto divergenti, separa gli amici e crea schieramenti ideologici ed estetici contrapposti.
Questa inaugurazione è una prima vittoria per l'architetto franco-svizzero Bernard Tschumi e per il suo collaboratore greco Michalis Fotiadis. Di solito l'intensità delle reazioni, anche quando non sono positive, significa che la creazione di un artista è comunque sfuggita alla peggiore delle condanne per qualunque attività umana, l'indifferenza.
Più ci avviciniamo alla serata inaugurale, più infuria la polemica sulla costruzione e sulla sua integrazione nel caratteristico quartiere del centro di Atene. Coincidenza o meno, poco prima dell'inaugurazione si è tenuto un congresso sul futuro di due edifici situati davanti al museo. "Monumenti storici", questi edifici sono stati declassati per poter essere distrutti o spostati allo scopo di non "rovinare" la meravigliosa vista del museo sull'Acropoli.
A dire il vero il museo lascia perplessi molti ateniesi. Si fatica a coniugare le due diverse dimensioni dell'evento. Da un lato la missione "patriottica" di questo nuovo museo, che ha lo scopo di accogliere i marmi del Partenone. Questo edificio avveniristico è stato costruito infatti per rivendicare il ritorno dei marmi del fregio orientale del tempio, sottratti dall'ambasciatore inglese Lord Elgin nel 1801, quando la Grecia era sotto l'occupazione ottomana.
Dall'altro lato dobbiamo fare i conti con la nostra tradizionale ambivalenza di fronte ai nuovi elementi architettonici e urbani. Abituati alle piccole costruzioni, facciamo fatica ad assimilare il carattere "dominante" di questo nuovo museo. Ma la storia di Atene è piena di "scandali" architettonici, spesso legati alle dimensioni delle costruzioni.
IDEE
Serve una politica europea per il patrimonio culturale
Eleftherotypia ricorda che il nuovo museo è stato costruito per accogliere i marmi del Partenone conservati da 207 anni al British Museum. "Il museo londinese rifiuta di donarli e propone un prestito. La Grecia rifiuta il prestito e ne rivendica la proprietà", sintetizza il quotidiano, che riferisce anche l'appello di alcuni esperti a una mediazione da parte dell'Unione europea. È l'idea dell'ex ministro degli Esteri inglese David Owen. "L'unico mezzo per fare in modo che marmi tornino periodicamente nel nuovo museo dell'Acropoli - come ci auspichiamo - sarebbe un intervento dell'Ue che autorizzi lo scambio di antichità fra i paesi membri. In questo modo si inaugurerebbe una politica del patrimonio culturale europeo capace di arricchire i musei dell'Unione".