La locomotiva ha il fiato corto

L'economia tedesca è l'unica in Europa a mostrare segni di ripresa. La distanza dai suoi vicini, ancora alle prese con le conseguenze della crisi, potrebbe tarparle precocemente le ali, riducendo il margine per le esportazioni.

Pubblicato il 25 Agosto 2010 alle 15:49

La Germania si ritrova sola, non politicamente ma economicamente. In nessun'altra potenza occidentale si intravedono i segni di una ripresa simile a quella della Repubblica Federale.

La spaccatura tra la Germania e il resto dell'Eurozona diventa sempre più profonda. I manager delle imprese tedesche guardano al futuro carichi di speranza, ma i loro colleghi europei vedono un panorama a tinte fosche, secondo i dati pubblicati ieri dall'Ifo (Istituto tedesco di ricerca economica). Ma la ripresa tedesca potrebbe essere frenata proprio dalla sua solitudine.

Il boom delle esportazioni è destinato a perdere il suo slancio se i mercati di sbocco si trovano in una congiuntura negativa. Gli esportatori tedeschi guardano ai loro mercati tradizionali e non vedono nulla di buono. Il quadro dell'economia mondiale tracciato dall'Ifo mette in luce una contrazione in Nordamerica e in Asia. E l'Europa occidentale cresce solo perché la spinta della Germania copre i problemi degli altri paesi.

I fattori di rischio sono diversi per ogni paese. Negli Stati Uniti, nonostante misure economiche senza precedenti, la crescita non è ancora abbastanza stabile da creare i posti di lavoro necessari alla ripresa. La disoccupazione rimane vicina al dieci per cento, erodendo i consumi, che finora hanno costituito il cuore dell'economia.

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La seconda economia mondiale, la Cina, ha invece un problema opposto: il mercato immobiliare rischia di surriscaldarsi per eccesso. Per questo il governo sta mettendo un freno al credito. Nei primi cinque mesi dell'anno la Cina è stato il settimo maggiore acquirente di beni tedeschi. In testa c'è la Francia, seguita da Usa, Paesi Bassi e Gran Bretagna. Ai cinque posti successivi si piazzano paesi europei. Tutti paralizzati nella stessa situazione: la battaglia contro l'indebitamento sta bloccando la crescita.

In tutta Europa nei prossimi mesi si esauriranno i fondi speciali per fronteggiare la crisi, sostituiti da brutali misure di risparmio come quelle che hanno già affondato la Grecia nella recessione. Persino in Gran Bretagna gli economisti lanciano l'allarme: il nuovo governo, con il suo duro pacchetto di tagli, rischia di bloccare sul nascere l'inattesa congiuntura positiva del primo semestre.

Anche in Europa orientale si cominciano ad ammassare le nubi: in Polonia, il decimo partner commerciale della Germania, produzione industriale e costruzioni sono in forte calo. “Un dimezzamento della crescita nell'intera regione”, pronostica Rainer Singer, esperto est-europeo della Ersten Bank di Vienna.

Le esportazioni, motore dell'economia tedesca, nei prossimi mesi metteranno la marcia indietro. “A causa della crisi globale, e soprattutto della persistente debolezza dell'Eurozona, già dal prossimo autunno la crescita subirà un sensibile rallentamento”, avverte Gustav Horn, direttore dell'Imk, istituto di ricerca economica vicino ai sindacati.

Tutti i segni congiunturali sembrano indicarlo. La ripresa tedesca ha preso il solito corso: alle esportazioni seguono gli investimenti e un aumento dei consumi. Quanto è stato tirato il freno già nel secondo quadrimestre lo sapremo oggi, quando l'Ufficio Federale di Statistica pubblicherà i dati ufficiali della crescita da aprile a giugno. (traduzione di Nicola Vincenzoni)

Opinioni

Un salvagente o un siluro per l'Europa?

La locomotiva tedesca sarà in grado di tirare fuori dalla crisi gli altri paesi della zona euro o la sua ripresa sarà fatta a spese dei suoi partner? La stampa tedesca è divisa. "Il fatto che la Germania dipenda dalle esportazioni non dimostra affatto la superiorità dei suo prodotti, ma è il risultato di un dumping salariale che – al contrario che nella maggior parte dei paesi europei – impedisce ai lavoratori di beneficiare della crescita", osserva Der Tagesspiegel. "Non è una forza ma una debolezza, che mina tra l'altro la stabilità dell'euro. Fino a quando le esportazioni tedesche saranno in eccedenza, gli altri paesi europei saranno costretti ad accumulare deficit. E per poter pagare i loro debiti, la Germania è costretta a importare ancora di più". Der Spiegel sostiene al contrario che "le esportazioni tedesche aiutano i paesi della zona euro". Per la rivista, "una Mercedes rimane più cara di una Renault nonostante i bassi salari, e continua a vendere bene in Cina proprio perché si tratta di una macchina tedesca. E questo vale anche per le macchine utensili e i prodotti chimici tedeschi". Per quanto riguarda le importazioni, lo Spiegel mette in evidenza il fatto che sono aumentate, al contrario di quello che spesso si dice: "rispetto all'anno precedente la Francia ha aumentato le sue vendite verso la Germania del 6 per cento, la Spagna del 12 e perfino la Grecia del 9".

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