La Germania si ritrova sola, non politicamente ma economicamente. In nessun'altra potenza occidentale si intravedono i segni di una ripresa simile a quella della Repubblica Federale.
La spaccatura tra la Germania e il resto dell'Eurozona diventa sempre più profonda. I manager delle imprese tedesche guardano al futuro carichi di speranza, ma i loro colleghi europei vedono un panorama a tinte fosche, secondo i dati pubblicati ieri dall'Ifo (Istituto tedesco di ricerca economica). Ma la ripresa tedesca potrebbe essere frenata proprio dalla sua solitudine.
Il boom delle esportazioni è destinato a perdere il suo slancio se i mercati di sbocco si trovano in una congiuntura negativa. Gli esportatori tedeschi guardano ai loro mercati tradizionali e non vedono nulla di buono. Il quadro dell'economia mondiale tracciato dall'Ifo mette in luce una contrazione in Nordamerica e in Asia. E l'Europa occidentale cresce solo perché la spinta della Germania copre i problemi degli altri paesi.
I fattori di rischio sono diversi per ogni paese. Negli Stati Uniti, nonostante misure economiche senza precedenti, la crescita non è ancora abbastanza stabile da creare i posti di lavoro necessari alla ripresa. La disoccupazione rimane vicina al dieci per cento, erodendo i consumi, che finora hanno costituito il cuore dell'economia.
La seconda economia mondiale, la Cina, ha invece un problema opposto: il mercato immobiliare rischia di surriscaldarsi per eccesso. Per questo il governo sta mettendo un freno al credito. Nei primi cinque mesi dell'anno la Cina è stato il settimo maggiore acquirente di beni tedeschi. In testa c'è la Francia, seguita da Usa, Paesi Bassi e Gran Bretagna. Ai cinque posti successivi si piazzano paesi europei. Tutti paralizzati nella stessa situazione: la battaglia contro l'indebitamento sta bloccando la crescita.
In tutta Europa nei prossimi mesi si esauriranno i fondi speciali per fronteggiare la crisi, sostituiti da brutali misure di risparmio come quelle che hanno già affondato la Grecia nella recessione. Persino in Gran Bretagna gli economisti lanciano l'allarme: il nuovo governo, con il suo duro pacchetto di tagli, rischia di bloccare sul nascere l'inattesa congiuntura positiva del primo semestre.
Anche in Europa orientale si cominciano ad ammassare le nubi: in Polonia, il decimo partner commerciale della Germania, produzione industriale e costruzioni sono in forte calo. “Un dimezzamento della crescita nell'intera regione”, pronostica Rainer Singer, esperto est-europeo della Ersten Bank di Vienna.
Le esportazioni, motore dell'economia tedesca, nei prossimi mesi metteranno la marcia indietro. “A causa della crisi globale, e soprattutto della persistente debolezza dell'Eurozona, già dal prossimo autunno la crescita subirà un sensibile rallentamento”, avverte Gustav Horn, direttore dell'Imk, istituto di ricerca economica vicino ai sindacati.
Tutti i segni congiunturali sembrano indicarlo. La ripresa tedesca ha preso il solito corso: alle esportazioni seguono gli investimenti e un aumento dei consumi. Quanto è stato tirato il freno già nel secondo quadrimestre lo sapremo oggi, quando l'Ufficio Federale di Statistica pubblicherà i dati ufficiali della crescita da aprile a giugno. (traduzione di Nicola Vincenzoni)
Opinioni
Un salvagente o un siluro per l'Europa?
La locomotiva tedesca sarà in grado di tirare fuori dalla crisi gli altri paesi della zona euro o la sua ripresa sarà fatta a spese dei suoi partner? La stampa tedesca è divisa. "Il fatto che la Germania dipenda dalle esportazioni non dimostra affatto la superiorità dei suo prodotti, ma è il risultato di un dumping salariale che – al contrario che nella maggior parte dei paesi europei – impedisce ai lavoratori di beneficiare della crescita", osserva Der Tagesspiegel. "Non è una forza ma una debolezza, che mina tra l'altro la stabilità dell'euro. Fino a quando le esportazioni tedesche saranno in eccedenza, gli altri paesi europei saranno costretti ad accumulare deficit. E per poter pagare i loro debiti, la Germania è costretta a importare ancora di più". Der Spiegel sostiene al contrario che "le esportazioni tedesche aiutano i paesi della zona euro". Per la rivista, "una Mercedes rimane più cara di una Renault nonostante i bassi salari, e continua a vendere bene in Cina proprio perché si tratta di una macchina tedesca. E questo vale anche per le macchine utensili e i prodotti chimici tedeschi". Per quanto riguarda le importazioni, lo Spiegel mette in evidenza il fatto che sono aumentate, al contrario di quello che spesso si dice: "rispetto all'anno precedente la Francia ha aumentato le sue vendite verso la Germania del 6 per cento, la Spagna del 12 e perfino la Grecia del 9".