Un turista slovacco arrestato a Lima con un chilo di cocaina nello stomaco, aprile 2012

Trappola per europei

Sempre più persone colpite dalla crisi vengono reclutate come corrieri dai trafficanti di cocaina peruviani in cambio di qualche migliaio di euro. Per molti di loro il viaggio si conclude nelle terribili carceri di Lima.

Pubblicato il 11 Gennaio 2013 alle 12:30
Un turista slovacco arrestato a Lima con un chilo di cocaina nello stomaco, aprile 2012

Aeroporto di Lima, sette di sera. Nel terminal delle partenze i voli notturni per l'Europa sono stati già annunciati. Appoggiato alla ringhiera di una passerella che sovrasta la zona di registrazione dei bagagli, un agente della Dirandro (Direzione antidroga della polizia nazionale del Perù) osserva l'andirivieni dei passeggeri, individua quelli che sembrano nervosi o che cercano di evitare i cani e la polizia in uniforme. Più in basso, altri agenti osservano i volti: occhi rossi scavati, lingua bianca e alito che sa di gomma segnala inevitabilmente i corrieri che hanno ingerito cocaina.

Improvvisamente, con un movimento impercettibile, un uomo e la sua valigia sono tirati fuori dalla folla. Il sospetto viene accompagnato nell'ufficio della Dirandro, dove viene ammanettato alla caviglia e al polso. La valigia aperta mette in mostra un tappeto per neonati, ma agli investigatori non ci vogliono più di dieci minuti per estrarre dall'imbottitura quasi tre chili di cocaina pura, accuratamente imballata in sacchetti di plastica nera. "Questa volta è un romeno", osserva il comandante Anderson Reyes, capo del dipartimento antidroga dell'aeroporto, dove sono sequestrati in media otto chili di cocaina al giorno. "Ma abbiamo anche greci, bulgari, francesi e ovviamente spagnoli, i più numerosi. Quest'anno il loro numero ha superato quello dei peruviani. Ci dicono tutti la stessa cosa: è la crisi economica che li spinge a fare questo".

Il fenomeno ha assunto un carattere di massa: nelle prigioni peruviane ci sono 695 europei, di cui il 90 per cento per trasporto di droga. Nel 2011 questo paese è diventato il principale esportatore di cocaina verso l'Europa. I corrieri che riescono a passare attraverso le maglie della rete guadagnano fino a diecimila euro. Per gli altri il viaggio finisce spesso nella prigione di Callao, a due passi dall'aeroporto. Una prigione dalla reputazione terribile, come il quartiere che la circonda.

Un gruppo di francesi e spagnoli esce dal braccio riservato agli stranieri e va in uno dei cortili dove si trovano delle sedie. Subito i trafficanti di professione se ne vanno, ma gli altri rimangono per raccontare l'incredibile film che è diventata la loro vita, come Timoteo, ex buttafuori di discoteca a Barcellona: "Lavoravo ormai solo il fine settimana, mia moglie era incinta e avevamo due mesi di ritardo sull'affitto. Allora mi hanno presentato un certo David, che mi ha proposto di guadagnare molto denaro facendo questo viaggio in Perù, tutto pagato e senza rischi. Ho esitato, ma è tornato alla carica. In Spagna ci sono dei professionisti il cui lavoro è quello di reclutare persone in difficoltà come me. Ti cercano e finiscono per convincerti".

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Il seguito è Jérémy a raccontarlo. Questo giovane parigino, proveniente da una famiglia ebrea praticante, panettiere a Bruxelles, è stato reclutato da uno dei suoi clienti: "Mi aveva riservato una camera a Miraflores, il quartiere più bello di Lima. Mi è stato semplicemente chiesto di fare il turista. Mi avevano dato un numero di cellulare locale per i contatti e l'ultimo giorno un italiano mi ha chiesto di rompere la scheda del telefono e di andare in un altro albergo, dove mi è stata consegnata una valigia. Il giorno X al check-in mi hanno fatto passare dietro il bancone. Un poliziotto ha conficcato un coltello nella mia valigia e ha introdotto un cotton fioc nel buco. Mi ha detto: 'Se esce blu vuol dire che la tua valigia è fatta di cocaina'. E ovviamente è uscito blu".

Jérémy sa perché è stato reclutato: "Non sono un delinquente, non mi drogo, ho una faccia da europeo che passa bene ai controlli e avevo bisogno di soldi". Lo stesso profilo di Jean-Christian, un altro dei 15 francesi incarcerati in Perù, che sopravvive facendo massaggi agli altri detenuti, di Ivan, un dipendente comunale madrileno, o del disoccupato Gustavo, recordman del gruppo per aver trasportato dieci chili di cocaina in un solo viaggio. Tutti scontano la stessa pena: sei anni e otto mesi.

La fuga o la strada

Dopo due anni e mezzo gli europei beneficiano della libertà condizionale e di solito possono uscire di prigione, senza però poter tornare nel loro paese. Comincia allora un altro incubo. "Queste persone, che non sono trafficanti di professione, sono costretti a lasciare illegalmente il Perù, con tutti i rischi che questo comporta", denuncia Castillo Torres, dell'ufficio di Difesa del popolo. "Per chi non può farlo rimane solo la strada o qualche istituzione religiosa che li accoglie".

La Casa Acogida a Callao è una di queste istituzioni. Sulla sua facciata non ci sono targhe. Il campanello, che si raggiunge passando la mano attraverso una griglia, è anonimo. "In un quartiere così è meglio rimanere discreti", spiega Julia aprendo la porta. A 58 anni questa nonna di Barcellona, che dovrebbe passare il suo tempo a viziare i nipotini, è stata arrestata all'aeroporto di Lima con una valigia piena di cocaina. Passiamo davanti a un altare dedicato alla Vergine e decorato con qualche fiore, prima di salire di sopra dove c'è un salottino. Roberta, ex commerciante, si presenta senza molti giri di parole: "Ho 62 anni e non potevo vivere con la mia sola rendita. Avevo quattro chili attaccati addosso con il nastro adesivo".

La storia di queste "narco-nonne" è così incredibile che provano il bisogno di mostrare la pila di fotocopie che parlano della loro condanna. "Ho lavorato per 35 anni in un reparto di geriatria", racconta Julia. "Quando in Spagna è scoppiata la bolla immobiliare mio figlio si è ritrovato senza lavoro. Ha quattro figli e non potevamo più pagare le bollette. È in quel momento che un amico mi ha detto che aveva fatto due volte il viaggio in Perù, senza nessun problema. Ti fanno vedere tutto quel denaro di cui ha così bisogno, e tu ci caschi come un baccalà!"

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