Muammar Gheddafi e Silvio Berlusconi alla cerimonia per il secondo anniversario degli "accordi di Bengasi".

Gheddafi ha passato il segno

In politica estera a volte è necessario turarsi il naso in nome di interessi superiori. Ma le provocazioni e i ricatti del leader libico in visita a Roma superano le umiliazioni da lui imposte all'Europa nel corso degli ultimi anni. È ora di dire basta.

Pubblicato il 31 Agosto 2010 alle 14:39
Muammar Gheddafi e Silvio Berlusconi alla cerimonia per il secondo anniversario degli "accordi di Bengasi".

Nelle relazioni internazionali spesso "è ragionevole e conveniente 'tapparsi il naso'" in nome di interessi economici e geopolitici superiori, sostiene Franco Venturini sul Corriere della Sera. E indubbiamente i rapporti con la Libia, fornitore di idrocarburi e porta dell'immigrazione mediterranea, rientrano in questa categoria. Ma con la seconda visita di Gheddafi a Roma, il governo italiano ha lasciato che si oltrepassassero tutti i limiti.

"Erano presenti Berlusconi e quasi tutto il suo governo, ieri, quando Muammar Gheddafi ha lanciato quello che è difficile non definire un ricatto all’Europa. Per fermare l'immigrazione clandestina nella Ue, ha spiegato, la Libia deve ricevere almeno cinque miliardi di euro l’anno. Altrimenti risulterà impossibile controllare il flusso di milioni di esseri disperati, e l’Europa si ritroverà nera come l’Africa."

Senza contare la predica a centinaia di hostess stipendiate e l'auspicio di un'Europa islamica, mentre continua il dramma dei migranti rinchiusi nei centri di detenzione in Libia. Insomma, l'impressione è che stavolta "il conto del dare e dell’avere avrebbe potuto, anzi avrebbe dovuto essere fatto meglio".

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Un accordo crudele ma efficace

L'accordo raggiunto fra Libia e Italia nel maggio 2009 per limitare il flusso di migranti africani ha portato i suoi frutti: da 37mila nel 2008 il numero dei disperati sbarcati sulle coste dell'Italia del sud si è ridotto a 9.500 nel 2009. Tuttavia l'accordo è criticato aspramente dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani, nota la Neue Zürcher Zeitung, perché non ci sono garanzie su come vengano trattati i migranti "respinti". D'altra parte, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, resta irrisolta la questione del rinvio verso la Libia dei candidati all'asilo, dato che non è possibile accertarne la nazionalità. Un'ulteriore conseguenza dell'accordo, prosegue il quotidiano svizzero, è che i migranti diretti in Europa occidentale passano ormai dalla Grecia e dalla Turchia per sbarcare infine sulle coste calabresi e pugliesi. L'ultima traversata viene effettuata su imbarcazioni turistiche per non attirare l'attenzione della guardia costiera italiana. Il ministro dell'interno italiano ha recentemente preannunciato la firma con Atene e Ankara di accordi simili a quelli stipulati con la Libia.

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