La sua ora non è ancora giunta.

Non affrettiamoci a seppellire l’Ue

L'Unione naviga in cattive acque, ma la sentenza di morte espressa da Charles Kupchan è esagerata. La gestione della crisi dell'euro dimostra che malgrado tutto l'integrazione continua.

Pubblicato il 3 Settembre 2010 alle 13:44
La sua ora non è ancora giunta.

Data la severità dell'analisi e l'autorevolezza della fonte, non stupisce che la critica all'Ue mossa da Charles Kupchan sul Washington Post abbia scatenato una lunga serie di reazioni in Europa. Sul Sole 24 Ore, Carlo Bastasin ribatte che, nonostante le innegabili difficoltà, "questo secolo può ancora essere europeo".

Il pessimismo di Kupchan "sembra vittima della fatica con cui, non solo negli Usa, si scende sotto la complessa superficie europea". I problemi da lui identificati, "la rinazionalizzazione delle politiche, la crisi di consenso e i problemi dell'economia", sono reali, ma come dimostra l'attivismo degli ultimi giorni istituzioni europee e stati membri stanno reagendo, seppure con ritardo. Il dibattito generato dallo shock finanziario potrebbe essere l'inizio di una nuova fase dell'integrazione: "La crisi non ha segnato, come dice Kupchan, la fine del tempo dell'Europa, forse al contrario ha girato la clessidra".

Reazioni

Quattro ricette per tempi difficili

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Le critiche di Kupchan all'immobilismo dell'Ue hanno avuto un effetto paradossale: risvegliare l'ottimismo e l'orgoglio nei commentatori e negli analisti europei. Intervistati in proposito dal Sole 24 Ore, quattro di loro hanno ribadito la propria fiducia nell'avvenire dell'Unione. Marta Dassù, direttrice di Aspenia, afferma che le difficoltà nella gestione dell'Ue derivano da un fatto positivo, ovvero che essa "non è più un sogno, ma una realtà", e che la chiave della crisi attuale sarà affrontare gli squilibri generati dal crescente peso della Germania. Secondo l'economista Franco Bruni, "La strada per ricominciare passa attraverso le riforme nel settore finanziario. La Ue sta lavorando a politiche di bilancio comunitarie: diventerà unita con queste politiche". Daniel Gros, direttore del Centre for european policy studies, crede che la regolazione finanziaria sia necessaria ma non sufficiente: "Il rilancio deve venire dagli stati membri e arriverà quando l'elettorato vedrà di dover cambiare le cose a casa sua". Per Stefano Micossi, docente al College of Europe di Bruges, "Mancano leader internazionali, manca una bussola, ma la reazione davanti al potenziale default di tanti paesi ha dimostrato che, pur non essendoci i conducenti, una svolta è stata compiuta".

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento