Manifestazione contro il bailout davanti al parlamento di Nicosia, 18 marzo 2013

Non prendeteci per idioti

Dopo tre giorni di proteste il governo ha scartato i prelievi dai conti in banca sotto i 20mila euro. Ma la decisione di tassare i risparmi per finanziare il bailout resta una mancanza di rispetto.

Pubblicato il 19 Marzo 2013 alle 16:04
Manifestazione contro il bailout davanti al parlamento di Nicosia, 18 marzo 2013

Da sabato mattina sento montare dentro di me una rabbia incontenibile. E non solo a causa della tassa sui conti correnti bancari (non ho denaro in banca), ma soprattutto perché ancora una volta ho l'impressione di essere stato preso per un imbecille. Come qualunque altra cittadino di questo paese sono vittima di un imbroglio: da un lato devo pagare per i danni fatti dai dirigenti ciprioti, dall'altro devo subire il "gioco politico" dei nostri partner europei.

Ma come diceva Eschilo: "Non c'è nulla di più terribile della rabbia di un popolo che brontola". Con la differenza però che nel nostro caso il popolo ha superato la fase del mugugno. Anche la pazienza del popolo più bendisposto ha i suoi limiti. E quando questi vengono superati, la rabbia straripa e al suo passaggio può portare via tutto.

In questo caso è quello che succederà. Tutti insieme, in quanto popolo con una dignità e una coscienza, dobbiamo scendere in piazza e gridare con tutta la forza che abbiamo in corpo che non siamo degli idioti. Dobbiamo gridare chiaro e forte: "Basta!"

Non c'è bisogno di avere un master in economia per capire quali saranno le conseguenze di questa situazione. La grande maggioranza delle persone ne subisce direttamente i danni. Dalla pensionata che era riuscita a risparmiare 5-10mila euro, fino al lavoratore dipendente che ogni mese metteva via un po' di denaro per permettere ai figli di continuare più tardi gli studi.

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Ma anche chi ha milioni in banca subirà le conseguenze di questa decisione. E sappiamo bene che cosa significa: i grandi risparmiatori metteranno il loro denaro altrove, con grave danno per l'economia locale. Questo si tradurrà in nuovi licenziamenti, nel fallimento di piccole e medie imprese e così via. Il resto della storia è noto.

Quello che si osserva in tutta questa vicenda è la perdita di fiducia del popolo nei confronti dell'Europa. Non è questa l'Europa che sognavamo, e non questa l'Europa che vogliamo. Perché nella nostra Europa questo genere di cose non esisterebbero.

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