Il calvario è cominciato

L'intervento della troika segna la fine di un'era per il paese. Ora tutti i ciprioti devono darsi da fare per rimettere in piedi l'economia e ristabilire la sovranità.

Pubblicato il 25 Marzo 2013 alle 15:41

Oggi sento più che mai il bisogno di scrivere qualche riga per esprimere quello che provo, per cercare di mettere insieme i pezzi della dignità di questo popolo, distrutto dall'imposizione da parte dei nostri partner dell'Unione europea (Ue) di misure inammissibili.

Oggi migliaia di persone si sono svegliate e invece di pensare ai loro problemi quotidiani hanno provato un immenso vuoto. Sì, perché il loro paese, Cipro, non esiste più. La nostra isola è scomparsa qualche settimana prima di Pasqua, all'inizio della quaresima, con l'abdicazione ai diktat della troika (Fmi, Ue e Bce). Provo un sentimento di disgusto, di vergogna e di delusione. Che cosa è rimasto del nostro orgoglio, della nostra dignità e della nostra forza di opposizione?

In realtà se ci troviamo sull'orlo del precipizio è in gran parte a causa dei nostri sbagli. Siamo responsabili di questa situazione perché abbiamo lasciato la gestione dei nostri affari alla troika e ai tecnocrati dell'Eurogruppo. La distruzione del sistema bancario avrà come conseguenza la scomparsa del nostro Stato. La gente perderà il lavoro e saranno cancellati tutti gli sforzi fatti per avere una vita migliore. Le pensioni, ottenute grazie ai sacrifici di tutta una vita, subiranno la stessa sorte dei depositi bancari e saranno duramente tassate dai nostri "amici" europei. Amici del genere è meglio perderli che trovarli.

E che cosa sarà dei migliaia di lavoratori che perderanno il posto e il cui stipendio è ormai ostaggio dei debiti? La maggior parte di loro riceverà un benservito senza alcun indennizzo. E cosa sarà delle banche? Riapriranno? Quante riusciranno a sopravvivere a questa settimana da incubo? Gli interrogativi sono numerosi e siamo ormai allo stremo, stanchi di aspettare che altri decidano il nostro futuro al nostro posto.

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È per questo motivo che attraverso queste righe voglio rivolgermi ai miei connazionali, alla gente comune, e chiedere loro di cercare di risanare il nostro sistema bancario per mandare via la troika e per ridefinire i nostri legami di solidarietà. È adesso che bisogna mostrare il nostro patriottismo, bisogna mostrare che l'anima degli elleni non si sottomette così facilmente ai diktat stranieri. La nostra anima è in fermento e i nostri pugni sono serrati. Stiamo già cercando i responsabili e sono certo che li troveremo.

In questo momento cruciale dobbiamo essere uniti, aiutare il nostro paese e resistere al nemico. Come se fossimo di nuovo in guerra. Perché quella che stiamo vivendo è una guerra, anche se assume altre forme. I nostri connazionali della diaspora potranno aiutarci mettendo mano al portafoglio. Bisogna aiutare il nostro stato a rialzarsi, perché siamo solo all'inizio di una lunga via crucis. Forza e coraggio!

Commento

Fuori dal paradiso

“In parole povere”, scrive il Cyprus Mail subito dopo la notizia dell’accordo tra i creditori internazionali e il governo di Nicosia sul bailout da 10 miliardi di euro,

la troika ha potenzialmente cancellato il settore dei servizi finanziari di Cipro e compromesso il suo status di paradiso fiscale. È un atto deliberato che ha l’obiettivo di controllare una zona franca dei flussi di capitale da e per l’Europa ma anche di puntellare la base fiscale degli stati Ue, in un momento in cui i governi sentono la pressione dei loro cittadini per mantenere un sistema assistenziale solido e fissare un tetto ai futuri aumenti delle tasse. […] A questo punto il settore dei servizi finanziari potrebbe essere paralizzato, e lo status di paradiso fiscale di Cipro definitivamente compromesso. E questo non soltanto perché la tassa sulle imprese è aumentata, ma anche perché ora tutto il mondo sa che Cipro è l’ultimo posto dove nascondere il denaro per evitare di dover pagare le tasse. Chi ha denaro da nascondere non si appoggerà più alle banche cipriote. […] La troika ha colpito duramente questo sistema, ma non ha fatto alcun tentativo di mostrare un percorso diverso per lo sviluppo economico dell’isola.

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