Un hooligan serbo allo stadio di Genova, 12 ottobre 2010.

Il braccio violento della jugonostalgia

Mentre Belgrado si prepara a sottoporre la sua candidatura all'ingresso nell'Unione europea, gli ultranazionalisti ostili all'occidentalizzazione rispondono alzando il livello dello scontro, come dimostrano gli incidenti di Belgrado e Genova.

Pubblicato il 13 Ottobre 2010 alle 15:14
Un hooligan serbo allo stadio di Genova, 12 ottobre 2010.

L'attacco degli ultranazionalisti serbi contro il Gay pride di Belgrado e le violenze che hanno provocato l'interruzione dell'incontro tra Italia e Serbia a Genova sono "un pessimo segnale di intolleranza per un paese che il 25 ottobre punta a diventare candidato all'ingresso nell'Unione", scrive Antonio Negri sul Sole 24 Ore. Proprio in questi giorni il segretario di stato americano Hillary Clinton è in visita in Serbia per esprimere il suo sostegno alla transizione del paese verso la sfera d'influenza occidentale, che dovrebbe anche comprendere il suo ingresso nella Nato

La valanga di investimenti che Europa e Stati Uniti stanno riversando in Serbia, anche a causa dell'estrema competitività della sua manodopera, è una spinta fortissima in questa direzione. Ma anche la Russia tira dalla sua parte, soprattutto attraverso la potente leva di Gazprom, e la questione dell'indipendenza del Kosovo, che il governo di Boris Tadic ha ribadito di non voler riconoscere, è un ostacolo da non sottovalutare. Insomma, "gli europei aspettano Belgrado alla prova, come pure l'Alleanza Atlantica, gli americani, i russi e i vicini confinanti", e le crescente tensioni interne non le renderanno certo le cose più facili.

Dalla Serbia

Un ostacolo sulla via di Bruxelles

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"La Serbia merita una via preferenziale per l'Ue", titola Blitz all'indomani della visita di Hillary Clinton a Belgrado. Nell'occasione, riporta il quotidiano della capitale serba, il segretario di stato americano ha assicurato al presidente Boris Tadic il sostegno di Washington "affinché la Serbia raggiunga il suo obiettivo: entrare a far parte dell'Unione europea". Tuttavia Tadic deve fare i conti con un ostacolo interno, nota La Repubblica: gli hoolingans serbi, che nel giro di qualche giorno hanno conquistato due volte gli onori della cronaca. Prima hanno "messo a ferro e fuoco la capitale" in occasione del Gay pride che si è svolto a Belgrado il 10 ottobre. "Qualcuno è finito in manette, ma il grosso si è trasferito con coltelli, spranghe e fumogeni a Genova per il match tra la loro 'amata' nazionale e l'Italia", il 12 ottobre. La partita è stata interrotta in seguito ai disordini provocati dagli ultras serbi. "Questa teppaglia ha finito con il saldarsi con gli ambienti più retrivi della destra nazionalista, come il movimento Obraz", prosegue la Repubblica. Secondo Milan Petrovic, un giornalista di Blitz citato dal quotidiano italiano, "in questo momento lo scopo degli ultras è politico: creare quanti più problemi possibile a Tadic e al suo governo. E soprattutto un clima di instabilità che dovrebbe, nelle intenzioni di queste persone, portare il paese al più presto alle elezioni anticipate".

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